Trivelle, il referendum si farà: via libera della Consulta

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La Corte Costituzionale ha dichiarato ammissibile il referendum abrigativo sulle trivellazioni petrolifere in mare. Il quesito, che era già stato dichiarato ammissibile con alcune modifiche da parte della Cassazione, riguarda la durata delle autorizzazioni per esplorazioni e trivellazioni dei giacimenti già rilasciate.

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Si va verso il referendum sulle trivelle in mare: dopo aver rinviato la decisione, la Corte Costituzionale oggi ha dichiarato ammissibile la consultazione. Il quesito superstite, modificato dalla Cassazione che lo aveva ammesso, riguarda la durata delle autorizzazioni a esplorazioni e trivellazioni dei giacimenti già rilasciate.

Come sappiamo, in origine i quesiti ammessi dalla Cassazione erano 6, ma il Governo ha introdotto una serie di norme nella legge di Stabilità per recepire le richieste (ed evitare il referendum), reintroducendo il divieto di trivellazioni entro le 12 miglia marine.

La Cassazione nella sua seconda valutazione, a valle delle modifiche governative, ha dunque ritenuto ammissibile un solo quesito, il sesto, modificandolo. In particolare, il quesito superstite, sulle attività petrolifere entro le 12 miglia marine, si concentra ora sul fatto che i titoli abilitativi già rilasciati all’interno della fascia delle 12 miglia debbano essere fatti salvi “per la durata di vita utile del giacimento”.

L’emendamento, introdotto dal Governo alla Legge di Stabilità che reintroduce il limite delle 12 miglia, salvando i titoli già rilasciati, permette che questi restino “congelati” in attesa di tempi migliori.

In un primo tempo le Regioni promotrici erano dieci, ma nei giorni scorsi l’Abruzzo ha abbandonato la campagna referendaria.

(Qui le reazioni delle associazioni ambientaliste e delle rinnovabili)

La cronologia del cammino verso il referendum:

  • 30 settembre 2015, presentati i quesiti referendari. A seguito di due distinti appelli -il primo del Coord Naz No Triv + A Sud; il secondo da parte di oltre 200 Associazioni- 10 assemblee elettive regionali avevano deliberato di chiedere referendum 
  • 26 novembre 2015, la Corte di Cassazione accoglie 6 quesiti su 6
  • 13 dicembre 2015, il Governo presenta emendamenti in Commissione Bilancio alla Camera. Recepiti 3 quesiti su 6; in particolare: 1. Il Parlamento ha accettato di modificare le norme sulla strategicità, indifferibilità ed urgenza delle attività petrolifere. 2. Cancellata è anche la previsione del “vincolo preordinato all’esproprio” già a partire dalla fase della ricerca degli idrocarburi. 3. Il Parlamento ha inoltre accettato di cancellare quelle norme che consentivano al Governo di sostituirsi alle Regioni in caso di mancato accordo sui progetti petroliferi e sulle infrastrutture necessarie alla realizzazione di tali progetti: oggi non è più possibile arrivare ad una decisione sui progetti petroliferi se non aprendo una trattativa con le Regioni. Tuttavia il Parlamento elimina la previsione del Piano delle Aree e reintroduce -ma con formulazione ambigua- il divieto di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi in mare a meno di 12 miglia marine dalle linee di costa e dalle aree naturali. I No Triv propongono sub emendamenti correttivi per reintrodurre il Piano delle Aree e per far sì che si specifichi che i procedimenti in corso delle istanze di ricerca e coltivazione entro le 12 miglia da linee costa ed aree naturali siano rigettati – La Camera boccia entrambi nella seduta del 19 dicembre 2015
  • 1 gennaio 2016 – Entra in vigore la Legge di Stabilità 2016
  • 8 gennaio 2016, si pronuncia nuovamente la Cassazione. Prende atto dell’accoglimento, con la Legge di Stabilità, di 3 quesiti su 6; stabilisce che non v’è certezza di rigetto per procedimenti in corso per istanze in mare entro le 12 miglia marine; non accoglie n. 2 quesiti (Piano Aree e Durata Titoli) in quanto con Legge di Stabilità il Parlamento ha abrogato le norme oggetto di quesiti referendari
  • 12 gennaio 2016 – Delle 10 Regioni pro referendum 6 Regioni (Marche, Basilicata, Veneto, Puglia, Liguria, Sardegna) accolgono l’iniziativa No Triv di sollevare conflitto di attribuzione presso la Corte Costituzionale contro il Parlamento per invasione della sfera di competenza delle Regioni.
  • 19 gennaio 2016 – La Corte Costituzionale ammette il quesito
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