La Bolletta 2.0 e la trasparenza della fattura

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Il problema della scarsa trasparenza e leggibilità della fattura non risiede nel numero di righe presenti, ma nella loro diversa aggregazione e dalla non corrispondenza con quanto pubblicato dagli enti preposti. Una vera innovazione sarebbe di rendere uguali tra loro il numero delle voci in fattura e il numero dei corrispettivi pubblicati.

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La pubblicazione della delibera 501/2014/R/com, ovvero la “Bolletta 2.0”, è stata accolta con favore, perché dovrebbe semplificare la struttura del documento fiscale relativo alla fornitura dell’energia elettrica e del gas naturale. Una bolletta sintetica, un solo foglio contenente sia i dati fiscali sia i dati relativi alla fornitura e agli importi, con una semplificazione delle voci, delle diciture e dei contenuti. Effettivamente, quello che oggi si trovano di fronte quanti analizzano una fattura elettrica, è un dedalo di voci il cui numero e descrizione dipende dal fornitore.

Tuttavia il problema reale non è nel numero totale di righe quanto nelle logiche di aggregazione che ogni fornitore utilizza. Analizzando le fatture di diversi fornitori si possono trovare accorpamenti di diversa natura. Alcuni fornitori raggruppano tutte le componenti per tipologia di calcolo (se a consumo, quota fissa o potenza), altri per parte di filiera (trasmissione, distribuzione o dispacciamento). Alcune componenti possono passare da una sezione ad un’altra: le perdite possono finire sotto la vendita, sotto l’uso della rete o inglobate nel prezzo stesso. E ancora, quando il corrispettivo per la componente UC1 era diverso da zero, per rendicontare velocemente all’Autorità per l’Energia in adempimento alla Delibera 167/08, questa poteva trovarsi tra gli oneri di sistema o tra la vendita.

Si prenda ad esempio, il caso del dispacciamento. Ad oggi Terna (e l’Aeegsi) pubblica i corrispettivi relativi agli articoli 44, 44bis, 45, 46, 48, 73 della delibera 111/06, 15.2 e 25bis del TIS. Nella parte di fattura relativa al dispacciamento si possono trovare otto righe, il che rappresenta il massimo della trasparenza per l’utente; una sola riga con l’indicazione del totale; oppure due righe raggruppate per tipologia di calcolo (quota fissa e quota variabile) ma, alternativamente, applicando l’incremento percentuale delle perdite o all’energia prelevata oppure al corrispettivo unitario. Già per questa sola componente si intuiscono le difficoltà nel controllare l’esattezza dell’importo fatturato. La difficoltà aumenta quando si passa alla verifica della correttezza di altre voci, quali ad esempio, gli oneri di sistema.

Come può l’utente finale essere sicuro che il corrispettivo applicato sia esattamente uguale a quello definito dall’Autorità e non sia invece di una qualche frazione di centesimo maggiore?

Il problema della scarsa trasparenza e leggibilità della fattura, dunque, non risiede nel numero di righe presenti ma nella loro diversa aggregazione e dalla non corrispondenza con quanto pubblicato dagli enti preposti.

Non serve diminuire il numero di righe se poi il corrispettivo economico applicato continua ad essere incomprensibile e non confrontabile con quanto stabilito dagli enti preposti, per verificare che sia uguale a quanto presente in fattura o che non vi sia un ‘addebito indebito’ da parte del fornitore. Anzi, diminuire il numero di righe aumenta la possibilità che venga applicato un corrispettivo errato senza che il fatto venga rilevato. Chi perciò vorrà sincerarsi della correttezza, dovrà continuare a ricevere i dettagli dal proprio fornitore, come previsto dalla delibera.

Ora, è corretto che Terna pubblichi N corrispettivi per coprire i costi di N voci, perché è giusto che ogni corrispettivo vada a coprire quegli specifici costi per i quali sono stati introdotti. Come è corretta la presenza di corrispettivi diversi (misura, distribuzione, oneri, ecc.) che coprono i costi di servizi diversi. Si noti, però, che il valore del corrispettivo relativo all’articolo 44 della delibera 111/06, viene pubblicato contemporaneamente sia come aggregato (quindi da applicare in fattura) sia come somma di quanto previsto dalle varie lettere di cui l’articolo è formato.

Una reale innovazione, allora, sarebbe quella di rendere uguali tra loro il numero delle voci in fattura e il numero dei corrispettivi pubblicati, indipendentemente dal fatto che sia il numero dei corrispettivi pubblicati a diminuire o il numero delle voci in fattura ad aumentare. Forse con una corrispondenza biunivoca tra quanto pubblicato dagli enti e quanto fatturato, non sarebbe una fattura leggera (ma all’epoca della digitalizzazione cosa importa?), però sicuramente leggibile e chiara.

Potrebbe essere la stessa Autorità ad iniziare, pubblicando accanto ai vari corrispettivi previsti dalla normativa (utili anche alla comprensione di cosa pesa sul totale), anche la somma totale di quanto dovuto, suddiviso ovviamente per tipologia contrattuale, potenza, scaglioni di consumo così come avviene oggi. Solo così l’utente finale, o chi per lui, potrà verificare che quanto gli venga fatturato corrisponda realmente a quanto è dovuto. E la fattura sarebbe veramente trasparente.

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