Il nodo autorizzazioni

Procedure nebulose disomogenee e incerte frenano il settore fotovoltaico e delle rinnovabili in generale. Le attese linee guida nazionali in arrivo a breve promettono di migliorare la situazione, ma lasciano dubbi. I processi autorizzativi (e il problema della speculazione connessa) al centro del dibattito di una sessione dell'Italian PV Summit di Verona.

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Rassicurazioni e domande ancora senza risposta, sperando in un futuro in cui la crescita delle rinnovabili italiane possa contare su regole certe, semplici e omogenee sul territorio. Le attese linee guida che dovrebbero rendere più omogenee e certe le leggi regionali sono in arrivo, ma restano alcuni dubbi tra gli operatori del settore. Ieri all’ Italian PV Summit a Verona il mondo del fotovoltaico italiano e le istituzioni si sono confrontati su uno dei temi più spinosi per l’industria dell’energia pulita: quello dei processi autorizzativi. Per sostenere il settore non servono tanto incentivi generosi – è stato uno dei leit motive degli interventi susseguitesi a palazzo Can Grande – quanto certezze a lungo termine e regole chiare e trasparenti: a partire da prodedure autorizzative snelle con tempi ed esiti certi, prerequisito fondamentale per la realizzazioni di progetti di energia pulita.

Una condizione ben lontana dalla realtà attuale: se la legge 387 del 2003 prevede che gli impianti sottoposti alla procedura unica vengano autorizzati in 180 giorni le esperienze parlano di medie dai 400 ai 700 giorni di attesa nelle regioni meridionali.

C’è poi il problema delle normative regionali disomogenee e a volte, come nel caso recente di quelle calabresi e pugliesi, annullate dalla Corte costituzionale (Qualenergia.it, Puglia e Calabria, rinnovabili e sentenze della Consulta, Rinnovabili, senza linee guida distorta la concorrenza). Risultato, una grande incertezza per gli operatori che si traduce in un freno per il settore. Come ha chiesto provocatoriamente Umberto Catani di Sorgenia Solar nel suo intervento: “Quali sono i costi di un processo autorizzativo che dura due anni? Quanto costa agli investitori un ritardo di 6 mesi? Qual è l’impatto di tutto ciò sullo sviluppo del nostro settore?”.

Dai prossimi mesi però la situazione promette di migliorare. Da una parte il Parlamento sta lavorando per tradurre la direttiva comunitaria in una  legge che estenderebbe la procedura autorizzativa semplificata (per la quale basta la sola Dia) agli impianti fino ad 1 MW di potenza. Dall’altra – è l’annuncio dei rappresentati del Ministero per lo sviluppo economico alla conferenza di Verona, le attese linee guida nazionali per gli impianti sottoposti all’autorizzazione unica, dovrebbero arrivare “entro fine mese” (più probabilemente entro giugno, ndr). 
Dopo la rassicurazione del sottosegretario Saglia (Qualenergia.it, Saglia, in arrivo linee guida e nuovo conto energia ) maggiori dettagli sono venuti da Luciano Barra, Capo Segreteria Tecnica del dipartimento per l’energia del Ministero. Le linee guida in cui si stabiliscono i criteri tecnici e ambientali secondo i quali le Regioni dovranno muoversi per autorizzare gli impianti, “sono già pronte e discusse con Regioni ed Enti locali, manca solo approvazione politica della Conferenza Stato-Regioni, che attendiamo entro maggio”.

Con le linee guida tutto sarà più semplice e certo? Solo in parte, come si evince da alcuni interventi del convegno. “Il problema dell’incertezza continuerà ad esistere – osserva ad esempio Eugenio Timonchio dell’azienda di consulenza legale Watson Farley Williams – perché le linee guida non saranno vincolanti. Come il termine dei 180 giorni previsto dalla legge 387, sono infatti indicatorie e non impositive”.

Finché le varie Regioni non si doteranno di regolamenti conformi alle future linee guida, dunque, non avremmo autorizzazioni definitive e a prova di ricorso?

E come si risolveranno i problemi già causati dalla normative regionali poi bocciate che hanno autorizzato impianti senza poterlo fare? “Si passerà per una fase transitoria, nella quale si verificherà che gli impianti autorizzati siano idonei secondo le linee guida” spiega Barra. E denuncia il numero eccessivo di autorizzazioni richieste e concesse, figlie – spiega – di un fenomeno speculativo. Progetti presentati senza alcuna intenzione di realizzarli, ma solo per fare commercio di autorizzazioni, un problema che intasa anche l’accesso alla rete “domande di allacciamento per 120mila MW (considerando Terna e i hgestori di rete, ndr), due volte il fabbisogno totale”, osserva Andrea Galliani responsabile rinnovabili dall’Authority per l’energia. Come dal Ministero anche dall’Autorità per l’Energia e il Gas si propone di trovare un modo per porre fine al fenomeno, bloccando i progetti fasulli. Un’esigenza condivisa anche dal mondo delle rinnovabili, sottolinea Roberto Longo, presidente di Aper che denuncia come tutto ciò abbia “bloccato il sistema”.

GM

4 maggio 2010

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