I critici, interessati, del pacchetto clima ed energia

  • 24 Gennaio 2009

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Uno studio di Mc Kinsey ed Enel riaccende lo scontento governativo verso il pacchetto clima ed energia 2020, ma le cose non stanno proprio come sono state presentate. Una spinta per puntare su nucleare e carbon sequestration? Qualcuno ha da ridire sul documento.

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Gli obiettivi del 2020? Impossibili da raggiungere per l’Italia, serve più tempo, per mettere in campo nucleare e cattura della CO2. È stato riportato così, dalla stampa, il succo dello studio McKinsey-Enel dal titolo “Definire le misure più efficaci per la lotta al cambiamento climatico”, presentato ieri durante la tavola rotonda organizzata Confindustria sul “Contributo dell’Italia nella lotta al cambiamento climatico”.

Secondo lo studio entro il 2020 l’Italia riuscirà ad abbattere le emissioni di CO2 al massimo del 13% rispetto allo scenario “business as usual”, del 9% rispetto ai livelli del 2005. A pesare di più è lo “sfavorevole” mix di fonti energetiche (l’Italia è a +16% rispetto alla media Ue per la percentuale di energia soddisfatta mediante combustibili fossili), contrapposto peraltro a un relativamente basso consumo energetico pro capite: ogni italiano consuma infatti il 22% in meno rispetto alla media europea e produce circa l’11% in meno di emissioni.

Gli interventi con maggiore potenziale a breve termine sono quelli sugli edifici (-25 milioni di tonnellate di CO2 al 2020) e i trasporti (-22 milioni di tonnellate), mentre fonti rinnovabili e migliorie tecnologiche nella generazione elettrica entro il 2020 riuscirebbero ridurre le emissioni solo di 9 milioni di tonnellate. “Troppo poco per raggiungere l’obiettivo di riduzione del 17% che l’Europa assegna all’Italia”, hanno riportato diverse agenzie e organi di stampa, riprendendo quanto scritto nello studio. E soprattutto rilanciandone la seconda parte in cui si afferma che rimandando al 2030, con la cattura della CO2 (CCS) e il nucleare si arriverebbe a diminuire le emissioni del settore elettrico di 103 Mt e quelle totali del 34% rispetto al business as usual.

Una pubblicazione che ha dato modo al governo di rilanciare l’offensiva contro gli obiettivi europei: tanto che all’incontro il direttore generale del Ministero dell’Ambiente, Corrado Clini, ha parlato di necessità di posticipare al 2030 gli obiettivi dichiarando che l’Italia dovrebbe cominciare da subito a far valere la clausola di revisione del Pacchetto Ue, senza aspettare il 2010″.

In realtà però con gli obiettivi europei lo studio ha poco a che fare: è stato infatti commissionato prima dell’approvazione del pacchetto clima ed energia. Ecco perché parla di un obbligo, quello per l’Italia di ridurre le emissioni del 17% al 2020 rispetto al 2005 – che non esiste. L’obbligo invece è di ridurle del 13% e vale solo per i settori non compresi nell’Emission Trading Scheme (ETS). Le centrali elettriche CCS e nucleare anche se fossero già ora in funzione non potrebbero contribuirvi minimamente. Diversamente, i settori ETS  a livello europeo dovranno ridurre le emissioni del 21% rispetto ai livelli del 2005, riduzione che sarà attuata appunto facendo pagare i permessi di emissione. Si parla invece del 17% per la quota minima di rinnovabili nel mix energetico che – secondo gli impegni presi – il nostro paese dovrebbe raggiungere entro il 2020. Anche qui nucleare e carbon capture non c’entrano nulla, anzi, per questo obiettivo sarebbero addirittura controproducenti.

“Lo studio – ci spiega Edoardo Zanchini, responsabile energia di Legambiente – è stato commissionato in un’ottica pre-pacchetto clima, e non tiene conto degli obiettivi definitivi, ma soprattutto non considera che si tratta di impegni già presi. Una sorta di lavoro a tesi, per tentare di negoziare sul pacchetto 20 20 20 e far sembrare necessario il nucleare. Ma ora non ha senso dunque parlare di quello che si può fare al 2030. La strategia intelligente e vincente è quella che si basa sulla comprensione delle grandi opportunità che l’appuntamento al 2020 offre a chi saprà sfruttarle, puntando sull’innovazione e sulla riconversione ecosostenibile della produzione e dell’economia.

Anche considerando come limite il 2030, per Zanchini “un contributo significativo del nucleare – di cui tra l’altro il report sottovaluta i costi – è improbabile, mentre per la CCS sarebbe addirittura un miracolo”. Poco valorizzato dallo studio, invece, secondo il responsabile energia di Legambiente, è il contributo dell’efficienza energetica.

GM

23 gennaio 2009
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