Incidente a Tricastin, tutto bene?

  • 10 Luglio 2008

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L'incidente nucleare francese pare essere meno grave del previsto. Ma in Francia c'è chi non si tranquillizza affatto e parla anche di ritardi nella comunicazione.

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Meno grave di quel che si prospettava l’incidente della centrale nucleare francese di Tricastin nella Regione sud-orientale Rhône-Alpes. Lo sversamento nei fiumi Gaffière e Auzon non sarebbe di 360 kg di di uranio come inizialmente comunicato dall’Autoritè de Sûreté Nucléaire ma di “soli” 75 kg . Secondo Areva – la società proprietaria dell’impianto – per ora non è stato rilevato “alcun elemento anormale”. L’incidente fa sapere l’Asn “E´ stato presto classificato al livello 1 (anomalia) della scala Ines che valuta la gravità degli eventi che colpiscono le installazioni nucleari e che conta 7 livelli”. Anche l’Arpa piemontese comunica risultati rassicuranti sui primi sondaggi fatti in territorio italiano, anche se – precisa – se ne devono fare ancora altri nelle zone più vicine alla centrale.

Tutto bene quel che finisce bene dunque? Non è di questa opinione Bruno Chareyron, ingegnere nucleare e responsabile dei laboratori della Commission de recherche et d’information indépendantes sur la radioactivité (CRIIRAD) che spiega perché in un’intervista rilasciata ieri al giornale francese l’Express. “I 75 kg sversati – argomenta – sono comunque 27 volte il limite annuale autorizzato e sono stati sversati in poche ore.” L’uranio “naturale” spiega è comunque radioattivo, la sua concentrazione nell’affluente (12 g per litro, 300 000 béquerels per litro) è 6.000 volte superiore al tenore autorizzato e le particelle ‘alfa’ rilasciate sono pericolose per il Dna. Inoltre, niente ci dice che non ci fossero altri isotopi e altri elementi chimici”.  Quello di martedì, denuncia poi la CRIIAD su Le Monde sarebbe solo l’ultimo di una serie di malfunzionamenti che ha colpito la centrale.

Sempre Le Monde ieri poneva la questione delle conseguenze del nucleare sulla salute di chi abita vicino alle centrali: secondo uno studio tedesco, nei pressi dei siti nucleari si verificano più leucemie infantili rispetto alla media nazionale. Per l’esattezza i tumori del sangue nei bambini hanno una frequenza più che doppia (2,2 volte) rispetto alla media in un raggio di 5 km dalle centrali nucleari e la frequenza di tali tumori rimane più elevata in un raggio di 50 km intorno alle centrali. Le Monde nota anche che altri studi hanno invece contraddetto queste ipotesi, ma non per quanto riguarda almeno 3 siti nucleari europei: Sellafield e Dounreay in Gran Bretagna e Krummel in Germania.

Non è tranquilla neanche l’associazione Sortir du nucléaire che accusa Areva di “aver omesso volontariamente delle informazioni, mettendo di fatto in pericolo la popolazione”: la notizia sarebbe stata diffusa dopo almeno 12 ore dall’incidente e sarebbe “verosimile che qualcuno sia stato contaminato nel frattempo facendo il bagno o bevendo”. Il sospetto degli antinuclearisti è che i gestori della centrale abbiano pensato inizialmente di poter nascondere l’incidente. E anche l’Asn, spiegano, appresa la notizia alle 7 e 30 del mattino,  avrebbe atteso ben 5 ore prima di informare le altre autorità, come le prefetture.

Insomma anche se le conseguenze dello sversamento di Tricastin – come si spera – dovessero rivelarsi minime, una riflessione sulla sicurezza del nucleare e sulla trasparenza dell’informazione in caso di incidenti è d’obbligo. Magari con un pensiero alle centrali a cui si pensa in Italia, che saranno, forse, coperte dal segreto di Stato.

 
  
GM

10 luglio 2008

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