Barriere non tecniche per la biomassa

  • 5 Ottobre 2007

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Un quadro del settore dell'energia da biomassa di Giuseppe Caserta di Itabia, alla luce del recente position paper sul potenziale delle fonti rinnovabili al 2020 del Governo.

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E’ molto importante l’iniziativa del Governo italiano di redigere, sulle future sfide energetiche in Italia, un documento base (Position Paper) cui, però, dovrebbe seguire un vero e proprio programma strategico e un piano d’azione operativo.
I principi su cui si basa il Position Paper del Governo sono ampiamente condivisibili, anche se sarebbe stata opportuna una maggiore considerazione delle barriere non tecniche che frenano lo sviluppo delle Fonti Rinnovabili di Energia in Italia e che pongono il nostro Paese in una posizione di retroguardia rispetto alle altre nazioni europee.

Le barriere non tecniche sono particolarmente importanti per la fonte biomassa il cui pieno sviluppo trova ostacoli in:

  • Debole visione sistemica dei progetti (pochi collegamenti con il mondo agricolo e forestale).
  • Numerosità e frammentarietà di normative sia giuridiche che tecniche (in Italia se ne contano circa 100).
  • Precarietà dei bacini territoriali di produzione di biomassa (poco riguardo alle condizioni dei suoli agricoli e forestali).
  • Poca attenzione alle filiere di successo (teleriscaldamento, teleraffrescamento, co-combustione, co-generazione, bioetanolo).
  • Scarso coinvolgimento delle popolazioni locali (poca percezione da parte della popolazione dei benefici diretti connessi con l’uso delle biomasse).

Per quanto riguarda i dati riportati nelle tabelle, si nota una eccessiva considerazione della filiera biomasse-energia elettrica. Gli attuali impianti di potenza reggeranno fintanto che potranno usufruire del contributo del CIP 6 (i certificarti verdi sono ancora molto precari) e fino a quando sarà possibile importare legna dall’estero (a meno che non si voglia ricorrere ai RSU con tutti i problemi connessi). Inoltre, la sola produzione di energia elettrica, con cui si recupera a stento il 20-22% del contenuto energetico della biomassa, urta contro i principi dell’uso razionale dell’energia, dell’efficienza e del risparmio energetico, e non danno alcun beneficio alle popolazioni locali, provocandone spesso accese contestazioni.

Viceversa, è sottostimato l’impiego attuale e potenziale della biomasse per riscaldamento/raffrescamento anche in co-generazione, filiere che hanno decretato il successo della bioenergia in molte nazioni europee. Qui però va detto che l’esatta determinazione del contributo termico delle biomasse è particolarmente difficile in quanto gran parte della materia prima è auto-prodotta e auto-consumata al di fuori dei circuiti commerciali da milioni di piccole utenze diffuse e da circuiti corti. Stime effettuate da varie fonti portano a ritenere che l’energia primaria delle biomasse per uso termico sia almeno il doppio di quella riportata dalle statistiche ufficiali, e che il contributo delle biomasse al fabbisogno termico su scala nazionale sia prossimo al 9-10% in linea con la media europea.

Per quanto riguarda i biocarburanti, la Piattaforma Tecnologica Italiana sui Biocarburanti (Biofuels Italia) da poco costituita, sta predisponendo un proprio Position Paper sull’argomento.

Giuseppe Caserta
Presidente ITABIA (Italian Biomass Association)

4 ottobre 2007

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