Conferenza Clima: le premesse

  • 12 Settembre 2007

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Strategie di adattamento e di mitigazione, i due punti programmatici della Conferenza Nazionale sui Cambiamenti Climatiche che si è aperta oggi a Roma. Per Vincenzo Ferrara, coordinatore scientifico dell'evento, è urgente la mitigazione per non incorrere in una recessione economica.

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conferenza nazionale cambiamenti climatici

I cambiamenti climatici sono un rischio da affrontare sia agendo sulle cause, con la cosiddetta strategia di mitigazione, sia attraverso azioni di prevenzione, le cosiddette strategie di adattamento, agendo sugli effetti.
La strategia di mitigazione ha l’obiettivo di eliminare o quanto meno rallentare i cambiamenti climatici, mentre la strategia di adattamento prevede la messa a punto di piani, programmi e azioni tali da ridurre la vulnerabilità territoriale e quella socio economica e in grado di sfruttare le nuove opportunità di sviluppo. Non tutti, infatti, gli impatti e i mutamenti dei cambiamenti climatici possono essere negativi o dannosi.
Queste sono le impalcature sulle quali è stata costruita e si svilupperà la Conferenza Nazionale sui Cambiamenti Climatici 2007, apertasi oggi a Roma presso la sede della FAO.

L’adattamento ha il ruolo di scelta “anticipatoria” per prevenire le conseguenze negative e minimizzarne i danni, e dipende molto dalla valutazione dei rischi e dei costi da sostenere. Le strategie di adattamento competono ai singoli paesi perché, pur in un contesto internazionale di riferimento, implicano scelte nazionali strategiche di gestione delle peculiarità e vulnerabilità specifiche del proprio territorio e delle proprie attività e risorse.

Nel corso della Conferenza, dunque, si esamineranno principalmente i problemi riguardanti le modificazioni delle vulnerabilità indotte dai cambiamenti climatici in Italia e le possibili opzioni di adattamento (come la difesa passiva, la difesa attiva, la difesa assicurativa, l’abbandono), proponendo azioni concrete sulla base dei contributi provenienti da workshop e convegni pre-congressuali organizzati nei mesi scorsi.
Le tematiche sono pertanto analizzate sia dal punto di vista scientifico che socio-economico e riguardano i maggiori rischi presenti sul nostro territorio (desertificazione, ghiacciai e aree a rischio di deglaciazione, ambiente marino-costiero, dissesto idrogeologico, laguna di Venezia e Alto Adriatico), la situazione odierna sui pericoli per la salute connessi ai cambiamenti climatici, lo stato e le tendenze delle concentrazioni di gas serra in Italia.

La situazione climatica è ben spiegata da Vincenzo Ferrara, climatologo e coordinatore scientifico dell’evento: tutta l’Europa si sta riscaldando più velocemente del resto del mondo: quello che preoccupa è il ritmo del cambiamento che colpisce anche il nostro paese. Inoltre, spiega, come negli ultimi 50 anni in Italia si sia registrato un aumento di temperatura di 1,4 gradi. Ciò significa che nel nostro paese la crescita della temperatura ha viaggiato alla velocità di 2,8 gradi per secolo, quattro volte sopra la velocità media mondiale degli ultimi 100 anni.
“Attualmente l’aumento di temperatura – dice Ferrara – è pari a 0,28 gradi per decade, un ritmo di crescita che se si confermasse porterebbe l’aumento alla quota di 2,8 gradi di media al secolo”.

In apertura della Conferenza il vice direttore generale Fao, David Harcharik, ha dichiarato che “non è più sufficiente mitigare gli effetti di questi cambiamenti, ma dobbiamo adattarci”.
Per esempio, spiega Harcharik, “le politiche agricole dovranno cambiare. Ci sono 852 milioni di persone vittime della fame e di queste 815 milioni vivono in Paesi in via di sviluppo”. Le ragioni, aggiunge il vice direttore della Fao, sono diverse “ma il cambiamento del clima è uno di questi”.

Sempre Vincenza Ferrara, ai margini della Conferenza, ha dichiarato che lo sviluppo del Paese deve prevedere la mitigazione, e quindi la riduzione delle emissioni di CO2, e l’adattamento. Secondo Ferrara “è più urgente la riduzione delle emissioni, perché se non si rallentano siamo costretti a inseguire l’adattamento”. Se quindi si riesce a contenere l’aumento della temperatura sotto i 2 gradi, “riusciremo a contenere anche gli effetti”, viceversa “i danni, e quindi i costi, sarebbero talmente alti che ormai l’adattamento diventerebbe recessione”.

LB

Fonte: Agenzia Dire

12 settembre 2007

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