Il presidente Marini della Coldiretti riterrebbe necessario prevedere, per lo sviluppo delle agroenergie, la creazione di impianti di piccole dimensioni, diffusi sul territorio, che utilizzino materia prima di provenienza esclusivamente locale. Marini ha dichiarato che oggi ci sono le condizioni per realizzare microimpianti di produzione di energia elettrica mediante la combustione di residui della lavorazione, a condizione che si possa usare anche il calore prodotto nel processo. Un tema, questo che verrà sicuramente ripreso e analizzato dalla Commissione nell’ambito di una indagine conoscitiva già iniziata da qualche tempo.
Secondo Marini per l’utilizzo di energia prodotta sul posto vanno coinvolti seriamente gli enti locali; inoltre, spiega il neo presidente della Coldiretti, “i contadini sarebbero pronti e disponibili a creare energia, purché sia legata al territorio”.
Il modello al quale pensa Marini è chiaro: “microimpianti cogenerativi diffusi sul territorio alimentati da biomasse locali. Qualsiasi altra struttura non avrebbe i requisiti economici, strutturali, sociali e ambientali”. Infatti – prosegue – se le biomasse fossero di provenienza estera il loro costo energetico (trasporto) sarebbe molto superiore a quello sarebbero in grado di produrre. E’ una situazione che si sta verificando, ad esempio, con lo sfruttamento di territori tropicali per soddisfare la nostra richiesta di olio di palma, con effetti negativi sull’habitat di quelle aree. Un modello insostenibile energeticamente e ambientalmente.
Marini pensa quindi a biomasse “a chilometri zero, o almeno con qualche chilometro: tutte le altre forme non hanno nessuna giustificazione”.
Fonti:
– Agenzia Dire Ambiente (21 marzo 2007)
– Commissione Agricoltura del Senato
LB
23 marzo 2007