In 100 giorni di guerra la Russia ha guadagnato 93 miliardi di euro dall’export di fonti fossili

CATEGORIE:

Ben 57 miliardi sono stati pagati dai Paesi Ue. Le vendite di gas sono diminuite ma non i profitti di Gazprom, grazie ai prezzi elevati.

ADV
image_pdfimage_print

I Paesi europei continuano a essere tra i principali finanziatori della guerra di Putin in Ucraina con le loro massicce importazioni di combustibili fossili da Mosca.

I dati aggiornati al 3 giugno dal centro di ricerche finlandese Crea (Centre for Research on Energy and Clean Air), mostrano che nei primi cento giorni di conflitto la Russia ha ricavato 93 miliardi di euro dalla vendita di gas, petrolio e carbone, di cui 57 miliardi dalle esportazioni di fonti fossili ai Paesi Ue.

La Cina ha superato di poco la Germania come principale importatore di combustibili dalla Russia, con 12,6 miliardi in totale da febbraio a giugno 2022 (12,1 miliardi per la Germania).

Al terzo posto figura il nostro Paese con 7,8 miliardi di euro di importazioni complessive tra gas, greggio, prodotti petroliferi e un pochino di carbone; seguono Olanda, Turchia e Polonia.

In termini relativi, ci sono Nazioni che lo scorso maggio hanno azzerato o quasi gli acquisti di fonti fossili da Mosca, rispetto al periodo febbraio-marzo, come Stati Uniti e Svezia, e altre che hanno tagliato in modo consistente le importazioni, come Lituania, Egitto, Spagna, Finlandia.

La Ue nel suo complesso ha ridotto le importazioni del 16% (Italia -13%); in particolare, le importazioni Ue di gas russo sono calate del 23% da quando è scoppiata la guerra, anche se i ricavi di Gazprom sono ancora circa doppi in confronto al 2021, a causa dei prezzi elevati del gas sui mercati.

Il ruolo europeo rimane centrale nel commercio petrolifero: tra aprile e maggio, infatti, evidenzia il Crea, il 68% delle consegne di greggio russo è avvenuto con navi di proprietà di compagnie europee, norvegesi o inglesi; le petroliere greche da sole hanno rappresentato il 43% del totale.

Inoltre, il 97% delle petroliere che hanno trasportato petrolio russo, era assicurato da compagnie di soli tre Paesi europei: Regno Unito, Norvegia e Svezia.

Intanto il Consiglio europeo di fine maggio ha deciso di bloccare le importazioni dalla Russia di greggio e prodotti petroliferi via nave entro la fine del 2022 con una eccezione temporanea per il petrolio fornito tramite oleodotti.

Questa eccezione è il frutto del compromesso politico per andare incontro alle richieste di alcuni Paesi, Ungheria in testa, che hanno una dipendenza molto forte dalla disponibilità di greggio russo.

Il seguente documento è riservato agli abbonati a QualEnergia.it PRO:

Prova gratis il servizio per 10 giorni o abbonati subito a QualEnergia.it PRO

ADV
×