Transizione ecologica, WWF: “questo Pnrr non basta”

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Le proposte del WWF su energia, biodiversità, territorio, economia circolare e l’agricoltura biologica.

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Il Pnrr trasmesso alle Camere è un passo significativo, ma non basta per una la rivoluzione verde che ha bisogno di una spinta ulteriore sull’energia, sulla biodiversità, sul territorio, l’economia circolare e l’agricoltura biologica.

Questo il parere del WWF sul testo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) inviato dal Governo al Parlamento ieri, 25 aprile (qui avevamo fornito in quadro generale e pubblicato il documento, mentre qui abbiamo guardato ai progetti sull’efficienza energetica abbiamo analizzato le iniziative sulle rinnovabili qui  e qui quelle sulla mobilità).

L’associazione ambientalista – leggiamo in una nota stampa – chiede quindi al Governo di usare anche una quota significativa, almeno 10,6 miliardi di euro dei 30 della programmazione complementare al Pnrr per tentare di superarne alcuni limiti e integrare e rafforzare i contenuti del Piano nelle scelte per la rivoluzione verde e la transizione ecologica in campi quali la conservazione della biodiversità, le energie rinnovabili e il contrasto ai cambiamenti climatici, la tutela del territorio, l’economia circolare e l’agricoltura biologica.

Il Pnrr presentato alle Camere, osserva il WWF, si pone l’obiettivo di assicurare la quota del 37% da destinare ad azioni per il clima e la biodiversità (la Missione 2 assegna a questo scopo 59,3 mld di euro pari al 36% dei 191,5 miliardi del Piano ma, secondo il WWF la tutela del nostro capitale naturale e conversione ecologica dell’economia e della nostra società devono essere perseguite con maggiore determinazione e con scelte di qualità che siano coerenti con il Green Deal, quale elemento decisivo anche per superare l’attuale crisi economica e sociale. La Commissione Europea stima, infatti, che dal 2000 al 2015 la crescita di posti di lavoro verdi in Europa sia stata sette volte superiore a quella ottenuta dal resto dell’economia.

Il WWF, nell’evidenziare al Parlamento alcune delle maggiori debolezze del Piano, chiede che il Governo integri quindi il contenuto del Piano, puntando a scelte innovative. Di seguito, divisi in paragrafi, i suggerimenti dell’associazione ambientalista.

Scelte energetiche e climatiche

Al sostegno alle energie rinnovabili il Pnrr assegna 5,90 miliardi di euro che costituiscono il 3% del Piano dei quali 2,20 per la “Promozione delle rinnovabili per le comunità energetiche”, 0,68 miliardi per la “Promozione di impianti innovativi”, 1,1 miliardi per lo Sviluppo dello agrivoltaico e 1,98 miliardi per il biometano (si veda la nostra analisi qui).

A questi vanno poi aggiunti 3,19 miliardi per promuovere produzione, distribuzione e usi finali dell’idrogeno che però, ricorda il WWF, non è una fonte energetica, ma un vettore che deve derivare da fonti rinnovabili se si vuole decarbonizzare che va usato solo laddove davvero indispensabile.

Il WWF ritiene che risorse aggiuntive per 1 miliardo di euro debbano essere destinate a creare meccanismo, anche attraverso i crediti di imposta, che favoriscano contratti di lungo periodo tra produttori e grandi consumatori di energia (PPA) mentre altri 3 miliardi di euro dovrebbero a integrazione della voce “Rinnovabili e batterie” del Pnrr .

Va inoltre sottolineato, aggiungiamo noi, che nel Pnrr non c’è una vera e propria strategia per permetterci di raggiungere gli obiettivi sulle rinnovabili che abbiamo davanti, ma vari interventi spot con un grande sbilanciamento verso il gas seppure pulito: sia inteso come biometano, che come idrogeno.

Tutela del Territorio

Alla “Gestione del rischio alluvione e per la riduzione del rischio idrogeologico” sono assegnati dal Pnrr solo 2,49 miliardi di euro in 6 anni, che equivalgono all’1,3% delle risorse complessivamente assegnate dall’Europa, tutti destinati a progetti in essere, mentre per la messa in sicurezza del nostro territorio ISPRA calcola che ci sarebbe bisogno di almeno 26 miliardi di euro.

Il WWF propone che il MiTE attribuisca un contributo da 3 miliardi di euro per la mitigazione del rischio idrogeologico e il miglioramento dello stato ecologico dei nostri fiumi alle 8 Autorità di bacino distrettuali nazionali (Alpi orientali, Padano, Serchio, Appennino settentrionale, Appennino centrale, Appennino meridionale, Sardegna e Sicilia), da ripartire in proporzione all’estensione dei diversi distretti, per finanziare “interventi integrati per la mitigazione del rischio idrogeologico e il miglioramento dello stato ecologico dei corsi d’acqua e la tutela degli ecosistemi e della biodiversità”(come previsto dal decreto legge n. 133/2014).

Economia Circolare

Nel nostro paese si registra un alto livello di spreco ma anche una forte dipendenza della nostra economia da risorse importate. Secondo l’ISTAT, l’Italia nel 2019 ha importato oltre 337 milioni di tonnellate (più della metà delle risorse utilizzate nello stesso anno; circa 637 Mt), il consumo interno è stato di 484 Mt e il resto esportato. I rifiuti prodotti complessivamente durante il 2018 sono stati oltre 173 Mt: in altri termini, su 3 kg di materiale utilizzato 1 diviene rifiuto. Ma nel Pnrr si dedica a questo settore decisivo per costruire l’economia del futuro solo 2,1 miliardi di euro, pari a poco più dell’1% delle risorse messe in campo dal Piano (perlopiù destinate alla realizzazione di impianti).

Il WWF propone di destinare: 1 miliardo di euro per finanziare l’introduzione di un sistema di deposito cauzionale per gli imballaggi; 50 milioni di euro per creare e gestire un’infrastruttura nazionale per la simbiosi industriale – mediante la creazione di una piattaforma per rilevare quantitativamente e qualitativamente i flussi di materia ed energia scartati dai singoli distretti e fornire assistenza tecnica alle imprese – e 50 milioni di euro per creare e gestire una piattaforma nazionale per il riconoscimento dei sottoprodotti e per lo scambio delle buone pratiche connesse.

Agricoltura Biologica

Nonostante il Pnrr si prefigga di perseguire lo sviluppo di una filiera agroalimentare sostenibile, migliorando le prestazioni ambientali, la sostenibilità e la competitività delle aziende agricole, il Piano non cita mai l’agroecologia e la priorità dello sviluppo delle filiere del biologico “Made in Italy” per promuovere una vera transizione ecologica dell’agricoltura e della zootecnia.

Il WWF propone che siano destinati allo sviluppo dei sistemi agroalimentari del biologico 650 milioni di euro, aggiuntivi a quelli destinati dal Piano o che possano essere da questo specificati, per lo sviluppo della logistica, per l’ammodernamento dei macchinari agricoli e l’utilizzo di tecnologie di agricoltura 4.0, in modo da favorire la conversione delle aziende e l’organizzazione e promozione delle filiere certificate del biologico, anche attraverso contratti di filiera e sviluppo dei biodistretti.

Conservazione della biodiversità

In un paese come l’Italia la cui biodiversità è tra le più ricche d’Europa, il Pnrr dedica un’attenzione che rimane ancora marginale alla biodiversità terrestre e marina assegnando appena 1,69 miliardi, che costituiscono lo 0,8% dell’ammontare totale del Piano, anche se le precedenti versioni non davano alcun rilievo alla tutela e valorizzazione dei nostri beni naturali che, insieme a quelli archeologici, artistici e culturali, contribuiscono alla nostra ricchezza.

Valutando positivamente il progetto di rinaturazione del Po contenuto nel Pnrr, il WWF ritiene che si debba intervenire con un finanziamento di 1.8 miliardi di euro per realizzare interventi di riqualificazione in 5 altre “Aree vaste prioritarie per la connettività ecologica” (Corridoio Alpi Appennino, l’Appennino umbro-marchigiano, l’Appennino campano centrale, la Valle del Crati – Presila Cosentina), varando un “Piano straordinario per la conservazione della biodiversità terrestre e marina” sostenuto da un finanziamento di 60 milioni di euro per costituire in 6 anni un sistema nazionale di rilevamento e monitoraggio della biodiversità, coordinato da ISPRA, a supporto di quanto previsto dalle Direttive “Habitat” e Uccelli, che consenta di valutare l’efficacia delle azioni previste dal Pnrr e delle misure di tutela in generale, atte a invertire la curva della perdita di biodiversità entro il 2030.

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