Terre rare, scoperto in Svezia il più grande giacimento europeo

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Ci sarebbero oltre un milione di tonnellate di ossidi di metalli rari nel giacimento indentificato in Lapponia. Ma la strada per il suo sfruttamento sarà lunga.

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La società mineraria statale svedese LKAB ha comunicato ieri di aver individuato oltre 1 milione di tonnellate di ossidi di terre rare nell’area di Kiruna, nell’estremo nord del Paese scandinavo.

Si tratterebbe del più grande giacimento conosciuto in Europa di questi elementi della tavola periodica – essenziali per tecnologie abilitanti della transizione energetica, come, per esempio, la produzione di magneti permanenti usati per le auto elettriche o le turbine eoliche.

“Questa è una buona notizia, non solo per LKAB, la regione e il popolo svedese, ma anche per l’Europa e il clima”, ha dichiarato Jan Mostrom, amministratore delegato di LKAB in una nota. “Potrebbe diventare una base importante per la produzione di materie prime critiche che sono assolutamente cruciali per consentire la transizione verde“, ha aggiunto.

Terre sparse, più che rare

I giacimenti di terre rare, contrariamente al loro nome, sono abbastanza comuni in svariate aree geografiche, ma è l’estrazione dei minerali che complica la situazione, a causa della complessa lavorazione e degli alti impatti ambientali. Questi metalli tendono infatti ad essere presenti nella crosta terrestre a concentrazioni molto basse e per estrarli è necessario smuovere grandi quantità di sottosuolo.

Il nuovo giacimento, denominato Per Gejer, si trova nelle immediate vicinanze della miniera di ferro che LKAB già ha a Kiruna e che è la più grande del mondo.

La Commissione europea considera le terre rare tra le risorse più critiche per il continente, visto che la maggior parte delle terre rare viene attualmente estratta in Cina. Secondo l’Agenzia internazionale dell’energia (Iea, si veda il report pubblicato ieri), infatti, dei 120.000 chilotoni di riserve conosciute di terre rare nel mondo (1 chilotone = 1.000 tonnellate), l’Asia nel suo complesso ne detiene ben il 61%, rispetto all’1% dell’Europa prima della scoperta annunciata ieri. E anche includendo il rinvenimento annunciato ieri, le riserve europee resterebbero inferiori al 2% di quelle mondiali.

Gli elementi delle terre rare non sono attualmente estratti in Europa e il veccio continente dipende completamente dalle importazioni dall’estero, in una fase in cui la domanda di questi prodotti quintuplicherà entro il 2030, secondo la Commissione europea.

L’indipendenza dell’Ue dipende dalle miniere

“La nostra duplice transizione verde e digitale riuscirà o fallirà in base al funzionamento delle nostre catene di approvvigionamento“, ha dichiarato il ministro dell’Energia, delle Imprese e dell’Industria svedese Ebba Busch.

“Prendiamo ad esempio la Cina, con il suo quasi monopolio sulle terre rare e sui magneti permanenti e i prezzi che sono aumentati del 50-90% solo nell’ultimo anno. L’approvvigionamento di materie prime è diventato un vero e proprio strumento geopolitico. Questa situazione deve cambiare. Nel breve periodo, dobbiamo diversificare il nostro commercio, ma nel lungo periodo non possiamo fare affidamento solo sugli accordi commerciali. L’elettrificazione, l’autosufficienza e l’indipendenza dell’Ue inizieranno in miniera“, ha detto.

Tuttavia, la strada che porterà all’estrazione di questi metalli dal giacimento di Kiruna sarà lunga.

Strada lunga e tortuosa

LKAB ha reso noto che presenterà una richiesta di concessione di sfruttamento già quest’anno, ma ha aggiunto che ci vorranno almeno 10-15 anni prima di poter iniziare a estrarre le prime terre rare europee e a farle arrivare sul mercato.

Il processo di approvazione di nuove miniere è lungo e impegnativo in Svezia e in Europa in generale, poiché le estrazioni spesso hanno un impatto sulle risorse idriche e sulla biodiversità delle aree interessate.

“Se vogliamo davvero perseguire la transizione verde, dobbiamo trovare il modo di accelerare questo processo in modo sostanziale”, ha detto Moström, sottolineando le sfide normative che attendono l’azienda nello sfruttamento di questa scoperta.

Capacità produttiva quasi inesistente

Attualmente l’Europa non dispone di una capacità su larga scala per la lavorazione dei metalli delle terre rare e per la produzione di prodotti intermedi, ha detto Erik Jonsson, geologo senior presso il Dipartimento delle Risorse Minerarie del Servizio Geologico della Svezia.

Nell’Ue esiste solo un impianto di separazione delle terre rare, in Estonia. La Cina fornisce il 95% dei magneti usati in Europa, importanti anche per il settore della difesa. L’Estonia dovrebbe avviare la costruzione di un impianto di magneti quest’anno, con l’avvio della produzione previsto per il 2025.

“Dobbiamo quindi concentrarci sull’intera catena del valore di questi metalli, su prodotti come i magneti ad alta efficienza che vogliamo utilizzare per le turbine eoliche o per i motori di trazione dei veicoli elettrici e così via”, ha dichiarato Jonsson.

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