Una vasta fetta della finanza globale sta facendo pressione ai paesi di tutto il mondo, affinché aumentino i loro impegni contro il cambiamento climatico con una serie di azioni prioritarie, tra cui eliminare i sussidi ai combustibili fossili, uscire completamente dalla generazione elettrica a carbone, attuare politiche di carbon pricing finalizzate ad accrescere il costo di ogni tonnellata emessa di CO2.
In una lettera ai governi, 457 investitori che gestiscono oltre 41.000 miliardi di dollari di investimenti (37% circa di tutta la finanza gestita a livello mondiale), chiedono di adottare misure che consentano di abbattere più velocemente le emissioni di anidride carbonica, in linea con gli obiettivi di Parigi, cioè limitare a +1,5°C il surriscaldamento globale entro fine secolo, rispetto ai valori preindustriali.
La lettera è stata diffusa alla vigilia del vertice G7 che si terrà a St. Ives (in Cornovaglia, Inghilterra) da oggi, venerdì 11 giugno, a domenica 13 giugno.
Ricordiamo che i ministri delle Finanze del G7 si sono incontrati a Londra nei giorni scorsi, stabilendo, tra le altre cose, una serie di impegni per inserire le valutazioni su clima e biodiversità nelle decisioni finanziarie.
Nella lettera dei 457 investitori (link in basso), si raccomanda ai governi di fare cinque cose prima del vertice mondiale sul clima (la CoP 26) in calendario a novembre a Glasgow:
- rafforzare gli impegni nazionali per ridurre le emissioni di CO2 al 2030, seguendo una traiettoria compatibile con un riscaldamento di 1,5°C;
- definire un percorso con chiari obiettivi intermedi per raggiungere il traguardo net-zero al 2050;
- implementare politiche finalizzate agli obiettivi net-zero, tra cui rimuovere i sussidi alle fonti fossili e abbandonare il carbone per la produzione di elettricità entro termini stabiliti, adottare robuste politiche di carbon pricing, evitare la costruzione di nuove infrastrutture e nuovi impianti a elevata intensità di carbonio (ad esempio, non costruire nuove centrali a carbone);
- assicurare che i piani di ripresa economica post-Covid possano supportare la transizione economica-energetica verso le tecnologie più pulite nei vari settori;
- fissare requisiti obbligatori per la divulgazione dei rischi climatici associati alle attività finanziarie.
Ricordiamo, infine, che il nuovo rapporto della Iea è dedicato alla necessità di incrementare gli investimenti in energie pulite nelle economie emergenti, perché se queste ultime saranno lasciate indietro nel percorso di transizione, sarà molto più difficile risolvere la crisi climatica.
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