Stop al carbone, anche la Polonia si dà una (inadeguata) data

Il Paese vuole chiudere le miniere entro il 2049, troppo tardi per i target Ue.

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Il governo e i sindacati della Polonia hanno trovato un accordo per giungere all’eliminazione completa dell’estrazione del carbone entro il 2049 – periodo durante il quale lo Stato polacco continuerebbe a sussidiarne le attività minerarie nel paese. Sembra però improbabile che il piano di dismissione polacco incontrerà i favori dell’Unione Europea, che deve approvare l’accordo. Vediamo perché.

È la prima volta che la Polonia mette una scadenza all’utilizzo del carbone, che alimenta circa il 75% della produzione di energia elettrica del paese e rappresenta una delle sue principali attività economiche. Una sorta di apertura, quindi, a dismissioni definitive che finora il paese dell’Europa orientale aveva sempre rifiutato. Solo che, nel frattempo, l’UE ha proposto di alzare ulteriormente l’obiettivo di taglio delle emissioni ad almeno il 55% rispetto ai livelli del 1990, dal 40% attuale, entro il 2030, come raccontato in questo articolo.

Da notare fra l’altro che i membri della Commissione per l’Ambiente del Parlamento europeo hanno chiesto una riduzione dei gas serra ancora più profonda, pari al 60% entro il 2030 – una proposta sostenuta dai gruppi progressisti e su cui tutti i legislatori europei voteranno ad ottobre.

L’accordo tra il governo e i sindacati polacchi è stato quindi accolto dagli analisti come un piccolo passo avanti, visto che la Polonia rappresenta l’ultimo ostacolo all’obiettivo di neutralità climatica dell’UE, che ogni altro paese ha accettato l’anno scorso.

Ma secondo gli stessi analisti, l’accordo non riflette il rapido deteriorarsi degli investimenti nel carbone e il prolungamento dei sussidi statali al carbone fino al 2049 è probabilmente destinato ad essere sonoramente bocciato dall’UE, che vuole spostare gli incentivi disponibili sulle energie rinnovabili.

“Per la prima volta la Polonia ha una data per il ritiro del carbone. Almeno è un punto di partenza per le trattative“, ha detto Aleksandra Gawlikowska-Fyk, analista del Forum Energii, a Climate Home News. “Ma il 2049 è troppo tardi. Tutti sanno che non ci sarà posto per il carbone nel 2049″.

“E’ un cessate il fuoco tattico” che sta facendo guadagnare tempo al governo per presentare un piano di transizione più dettagliato per le miniere di carbone, ha detto a sua volta Robert Tomaszewski, analista senior presso il centro studi polacco Polityka Insight di Varsavia, a Climate Home News.

L’eliminazione delle miniere di carbone “avverrà molto più velocemente“, ha detto Tomaszewski, aggiungendo che le miniere di carbone in Slesia dovrebbero chiudere nei prossimi 15 anni a causa della decarbonizzazione del settore energetico.

“È il più palese sussidio per i combustibili fossili che ci sia”, ha detto Dave Jones, analista presso il centro studi Ember. “Com’era rappresentato il contribuente durante questi colloqui segreti? Hanno appena firmato un assegno in bianco”.

La Polonia, da parte sua, ha ripetutamente indicato di non potersi impegnare ad attuare l’obiettivo di neutralità climatica dell’UE per il 2050, citando il costo sociale ed economico della transizione.

“Abbiamo firmato la liquidazione di una delle più importanti industrie della storia della Repubblica Polacca”, ha dichiarato Dominik Kolorz, capo del sindacato di Solidarietà dei minatori di carbone, ai giornalisti durante una conferenza stampa presso il polo carbonifero di Katowice, nel sud della Polonia.

Artur Sobon, viceministro per i Beni dello Stato nel governo conservatore del partito Legge e Giustizia (PiS) ha definito il piano di eliminazione graduale del carbone “un percorso equo e giusto per la trasformazione dell’industria mineraria ed energetica polacca”.

I sindacati avevano originariamente chiesto che l’obiettivo della progressiva eliminazione del carbone fosse rimandato dal 2050 al 2060, e avevano avvertito che una chiusura delle miniere più rapida avrebbe avuto conseguenze economiche e sociali disastrose.

Con le recenti dismissioni di centrali a carbone di paesi come Germania, Olanda e Portogallo, la generazione elettrica da carbone della Polonia è pari a quella di tutti gli altri paesi dell’UE messi assieme. L’occupazione nel settore del carbone è quindi una questione politicamente sensibile in Polonia, un paese di 38 milioni di persone in cui i minatori e le loro famiglie rappresentano ancora un potente blocco elettorale.

“Nessuno impiegato nelle miniere di carbone perderà il lavoro”, ha detto Kolorz, spiegando che l’accordo garantisce l’occupazione dei minatori fino al pensionamento, o pacchetti di liquidazione in caso di licenziamenti anticipati.

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