Soluzioni per stanze fredde e mezze stagioni: il riscaldamento ausiliario elettrico (parte 1)

CATEGORIE:

Prezzi, incentivi e caratteristiche di piccole apparecchiature elettriche utilizzabili per integrare il riscaldamento esistente.

ADV
image_pdfimage_print

Non è infrequente il caso di singole stanze, stanzette o altri locali mal riscaldati o non raggiunti dal sistema di riscaldamento principale di casa, dell’ufficio o del negozio, che necessitano, almeno in certi momenti della giornata, di essere più caldi.

Un riscaldamento ausiliario richiesto per la presenza prolungata di persone che vivono o lavorano in questi locali. È il caso anche delle non tantissime, per fortuna, unità immobiliari del tutto sprovviste di un impianto di riscaldamento autonomo o centralizzato.

Infine, soprattutto nel centro-sud Italia, ci sono situazioni con ambienti non particolarmenti caldi o freddi, soprattutto nelle mezze stagioni, in cui c’è la necessità di riscaldare una stanza per poco tempo al giorno, evitando di accendere il riscaldamento centralizzato o voler avviare quello autonomo.

Introduzione su tutti i radiatori locali

Per fare fronte a questi casi esistono diverse soluzioni: stufe, stufette e sistemi di riscaldamento mobili, regolamentati anche dalla Commissione Europea e che il mercato internazionale chiama “local space heater”, o radiatori locali.

Cercheremo di farne una breve disamina, per evidenziarne alcune caratteristiche, pregi, difetti, collocazioni ideali, prezzi e possibili incentivi.

Secondo la Commissione questi apparecchi hanno una potenza termica nominale pari o inferiore a 50 kW e dal 2018 sono venduti con etichette energetiche, la cui scala di valutazione va da A++, la più alta, applicabile solo ai riscaldatori locali a combustibile solido che utilizzano pellet, a G, la più bassa, che indica gli apparecchi meno efficienti.

L’Unione Europea ha creato EEPLIANT3 – la più grande azione concertata di sorveglianza europea nel settore dell’energia – per migliorare l’efficienza energetica dei prodotti immessi nel mercato unico, identificando i modelli non conformi, che hanno un impatto negativo su ambiente e persone. Le attività di sorveglianza dedicate specificatamente alla vendita di radiatori locali non conformi sono iniziate proprio nel 2021.

Vale la pena sottolineare che i requisiti di progettazione ecocompatibile dell’UE dovrebbero aver consentito un risparmio di quasi 278.000 MWh al 2020, pari al consumo annuale di elettricità di oltre 100.000 famiglie italiane. In futuro si risparmieranno quasi 11 miliardi di euro all’anno entro il 2030, secondo la Commissione.

Chiarito a grandi linee il contesto e l’impatto di questi prodotti, cerchiamo di descriverne meglio alcune caratteristiche, con la precisazione che considereremo solo apparecchi fino a pochi kW di potenza, poiché, almeno in Italia, difficilmente si considera un sistema da 40 o 50 kW come un “radiatore locale”.

Gli apparecchi di riscaldamento ausiliari possono essere alimentati con diverse fonti di energia, di cui la più comune è sicuramente l’elettricità, oggetto del presente articolo. Sono spesso posti su rotelle, quindi facilmente spostabili, su piedini d’appoggio o a parete, con dimensioni, forme e design che variano in base alla loro tecnologia e potenza.

Dimensionamento: quale potenza?

Stabilire la potenza necessaria è probabilmente la prima decisione da prendere. Oltre a fattori ambientali, come la minore o maggiore esposizione a nord o ad ambienti attigui non riscaldati, e a fattori geografici, come la collocazione in regioni settentrionali o meridionali, sintetizzati nei diversi coefficienti termici delle aree interessate, la potenza del riscaldamento ausiliario va calcolata in base al volume della stanza da riscaldare.

Posto che è sempre consigliabile affidarsi a un tecnico per dei dimensionamenti precisi, andando a spanne, ci sono vari modi per stimare la potenza necessaria: si possono calcolare circa 30 W, cioè 0,03 kW per metro cubo. Per una stanza di 20 mq, alta 2,5 metri, per esempio, si stimerà un apparecchio da 20 x 2,5 x 0,03 = 1,5 kW.

Altrimenti, si può moltiplicare il volume della stanza per 100 per trovare la potenza in BTU – cosa utile se si vogliono usare sistemi di condizionamento la cui potenza è comunemente indicata con questa unità di misura. Trovati i BTU, si può poi moltiplicare per 0,0003 per trovare la potenza in kW. Per esempio, con questo metodo, la stessa stanza di 20 x 2,5 = 50 metri cubi necessiterebbe più o meno di 50 x 100 = 5.000 BTU x 0,0003 kW = 1,5 kW.

In questo caso quindi la nostra stanza richiede un apparecchio di circa 1,5 kW, che potrebbero essere di più nel caso di pareti esposte e poco coibentate o di meno nel caso di coefficienti termici locali più bassi. Se l’apparecchio è destinato a riscaldare più di una stanza, si potrà stimare la potenza necessaria in base alle caratteristiche della stanza più grande e puntare su un radiatore spostabile che consenta di modulare intensità e velocità di riscaldamento.

Come accennato, i prodotti descrittti sono comunque di potenza limitata, fino ad un massimo di circa 4-5 kW.

Le apparecchiature prese in considerazione in questo articolo, come detto, sono solo quelle elettriche. In un successivo articolo descriveremo quelle a biomasse (legna, pellet e bioetanolo) e a gas.

Gli apparecchi elettrici: vantaggi e collocazioni

Questi apparecchi hanno il vantaggio di poter accedere alla detrazione fiscale del 50% in 10 anni del bonus per le ristrutturazioni.

Adesso è anche possibile cedere ad una banca tale credito, con la maggior parte degli istituti che pagano in tempi relativamente brevi e in un’unica soluzione l’80-85% della detrazione. Nel caso quindi si siano spesi, ad esempio, 1.000 euro Iva inclusa per una soluzione di riscaldamento supplementare, invece di recuperare 500 euro in 10 rate annuali da 50 euro, si potrà recuperare subito l’85% del 50% spettante, vale a dire 425 € nel giro di pochi mesi.

  • Condizionatori split

Una delle possibili soluzioni, fra le più comuni in determinate situazioni, è il classico split a muro, con unità esterna a pompa di calore, che ha il vantaggio di fare sia il caldo che il fresco, ed è quindi utilizzabile anche d’estate.

Un apparecchio da 6.000 BTU, pari a circa 1,75 kW, andrà bene per la nostra stanza da 20 mq e la maggior parte degli ambienti piccoli o medi – a meno che non si debbano climatizzare ambienti più grandi, diciamo dai 30 mq in su, per cui si dovrà salire di potenza fino a 24.000 BTU, buoni per un deposito o altri ambienti fino a 100 mq.

I vantaggi di questa soluzione, oltre alla climatizzazione sia invernale che estiva, dipendono dal potere facilmente installare o meno l’unità esterna. Se non esistono vincoli estetici, problemi funzionali o limitazioni condominiali alla presenza di una unità esterna fissata con delle staffe alle mura, per esempio di una chiostrina o di un cortile, l’installazione di questo tipo di apparecchiatura è piuttosto semplice, ed è adatta a un po’ tutti i tipi di ambiente, dalle camere da letto ai locali di servizio di un negozio o un laboratorio.

Il prezzo cambierà in base a molte variabili, come la marca del prodotto, il tipo di azienda chiamata a fare il lavoro, la competitività del mercato locale, ecc. In genere si possono calcolare circa 300-400 € per il sistema split fino a 9.000 BTU e altri 300-500 € per l’installazione, in base anche alla distanze della unità interna da quella esterna e della difficoltà in generale della posa.

Anche i consumi elettrici varieranno abbastanza, in base ovviamente alla potenza e al numero di ore di utilizzo. Facendo un calcolo approssimativo, considerando per esempio un assorbimento medio di 1,5 kW e un uso saltuario di un’ora al giorno, per circa 4 mesi l’anno, se si prende un costo ipotetico tutto compreso dell’energia di 0,20 centesimi per kWh, si spenderanno circa 35 € l’anno di elettricità per il riscaldamento supplementare elettrico. Per fare una stima basata su due ore di utilizzo giornaliero per gli stessi quattro mesi, basterà grossomodo raddoppiare la stima oraria.

Vale la pena ricordare che per installare questo tipo di sistema è necessario rivolgersi a ditte che abbiano l’abilitazione Fgas.

  • Condizionatori portatili

Simili come concetto al sistema split descritto sopra, poiché fanno caldo e freddo, e talvolta anche l’umidificazione e purificazione dell’aria, i condizionatori portatili hanno il vantaggio di essere composti da un’unica unità interna spostabile su rotelle e non hanno quindi bisogno di installazioni particolari. Sono adatti a quelle situazioni in cui non ci sia la possibilità di installare un’unità esterna per motivi di regolamenti condominiali, vincoli architettonici o simili.

Questo tipo di apparecchi e quelli elettrici descritti più sotto in questa sezione possono avere diritto al bonus mobili ed elettrodomestici, con una detrazione fiscale del 50% in 10 anni. Per accedere all’agevolazione, però, è indispensabile realizzare un intervento di manutenzione straordinaria (ad esempio una ristrutturazione, l’installazione di un impianto fotovoltaico, o altro). Pertanto se il solo motivo di acquisto di uno di questi apparecchi è che si ha freddo nelle mezze stagioni e se ne vuole comprare uno senza fare alcun intervento di ristrutturazione dell’immobile, non si ha diritto ad alcuna detrazione.

Rispettando i requisiti, si potrà richiedere il bonus mobili ed elettrodomestici, purché gli apparecchi riscaldanti siano di classe energetica non inferiore alla A+ come rilevabile dall’etichetta energetica e il prezzo complessivo non superi 16.000 € (10.000 € per gli acquisti effettuati entro il 31 dicembre 2020, anche se difficilmente soluzioni di questo tipo costerebbero così tanto).

Tra i possibili svantaggi di questa soluzione ci sono gli utilizzi in modalità estiva, per la produzione del fresco. Molti di questi condizionatori hanno infatti bisogno di un tubo flessibile, raccordato con l’esterno, per lo scarico dell’aria calda prelevata dall’ambiente da raffrescare. La potenza di questi sistemi poi è solitamente molto inferiore rispetto a quella dei condizionatori tradizionali fissi. E, sempre in modalità estiva, il getto d’aria fresca è abbastanza ridotto e non distribuito in maniera omogene nell’ambiente. Per ottenere una diffusione uniforme del fresco si dovrebbe far scendere l’aria dall’alto. Ma poiché in questo contesto parliamo soprattutto di riscaldamento ausiliario e di ambienti non necessariamente grandissimi, i condizionatori portatili potrebbero essere comunque una soluzione valida.

Da notare infine che ci sono dei modelli che anche in modalità estiva funzionano senza tubo di scarico da raccordare con l’esterno, evitando quindi una dei principali inconvenienti di chi in estate vuole spostare l’apparecchio da un ambiente all’altro.

Le versioni di condizionatori portatili senza tubo, da 2 a 4 kW di potenza, hanno prezzi compresi più o meno fra 150 e 350 €, con possibili costi in bolletta attorno ai 35-50 € l’anno per lo stesso uso descritto sopra.

  • Termoconvettori

Rispetto ai sistemi di climatizzazione sia invernale che estiva, un po’ tutti gli altri sistemi alimentati elettricamente sono più semplici, in quanto fanno solo il caldo e sono composti da una sola unità interna, autosufficiente, spesso collocata su ruote, quindi spostabile in stanze diverse, senza particolari necessità di installazione.

Fra questo tipo di apparecchi, i termoconvettori raggiungono rapidamente la temperatura di esercizio e scaldano per convezione, sono leggeri, montati su piedini, e alcuni modelli sono anche dotati di ventilazione, cosa che ne fa dei ventilconvettori o fancoil.

Come gli split, sono adatti un po’ a tutti gli ambienti e possono accedere alla detrazione fiscale del 50% per mobili ed elettrodomestici. I prezzi dei termoconvettori con potenze attorno ai 2 kW vanno dai 30 ai 200 euro.

  • Radiatori a bagno d’olio 

Sono radiatori a inerzia fluida, scaldano per irraggiamento e salgono di temperatura meno rapidamente rispetto alle soluzioni precedenti, ma tendono ad essere più economici sia come prezzo di acquisto che come costo di esercizio, poiché restituiscono il calore anche da spenti, come i radiatori tradizionali.

I radiatori a bagno d’olio sono solitamente più pesanti di un termoconvettore, ma sono comunque facilmente spostabili su rotelle. Sono adatti un po’ a tutti gli ambienti e possono accedere alla detrazione fiscale del bonus mobili.

I prezzi dei radiatori a bagno d’olio con potenze attorno ai 2 kW vanno grossomodo dai 50 ai 100 €.

  • Termoventilatori

Mettono in circolazione l’aria calda grazie a una ventola posta dietro una resistenza. Sono piccoli, leggeri, da posare su un piano o una mensola e salgono rapidamente di temperatura, rivelandosi più adatti alle situazioni in cui c’è bisogno di riscaldare velocemente un ambiente, come per esempio un bagno.

Purché siano almeno in classe energetica A+ e vengano acquistati nell’ambito di una ristrutturazione, come gli apparecchi già descritti, anche i termoventilatori possono accedere al bonus mobili del 50% per mobili ed elettrodomestici e sono adatti agli ambienti più piccoli. I prezzi dei termoventilatori con potenze attorno ai 2 kW vanno grossomodo dai 30 ai 100 €.

  • Pannelli radianti

Sono leggeri, l’ingombro è simile ai quello dei termoconvettori, scaldano per irraggiamento e sono spesso posti su rotelle o piedini. Sono adatti un po’ a tutti gli ambienti e possono accedere alla detrazione fiscale del 50% per mobili ed elettrodomestici.

I prezzi dei pannelli radianti con potenze attorno ai 2 kW vanno dai 100 ai 200 €.

  • Pannelli a infrarossi

I pannelli a infrarossi funzionano riscaldando una piastra di alluminio dall’interno, che emette radiazioni ad onda lunga. Tale calore radiante riscalda gli oggetti intorno al pannello, invece di riscaldare semplicemente l’aria, come fanno i riscaldatori a convezione, diminuendo in questo modo l’accumulo di calore nella parte alta della stanza.

Ce ne sono anche di decorativi, con motivi di molti generi stampati sopra, per cui si mimetizzano bene con effetti estetici piacevoli, se devono essere usati in zone dove anche l’occhio vuole la sua parte. Sono adatti, comunque, un po’ in tutti gli ambienti, compreso il bagno, e possono accedere alla detrazione fiscale del 50% per mobili ed elettrodomestici.

I prezzi variano in base a potenza, misura, decorazioni, ecc. con pannelli standard da 300 o 400 W attorno a 100-200 € e pannelli da 600 o 800 W attorno a 150-250 €.

  • Camini elettrici

Vanno posati o fissati, possono avere un design moderno, rustico o ricercato e si integrano quindi bene in molti contesti, fungendo anche da arredo.

Possono accedere alla detrazione fiscale del 50% per mobili ed elettrodomestici. Il prezzo dei camini elettrici può variare molto in base anche alla dimensione, al fatto che siano a parete o a terra, in base alla ricercatezza dello stile, ecc.

Grossomodo, per potenze attorno ai 2 kW i prezzi vanno dai 100 ai 900 €.

  • Termoarredi 

Sono spesso radiatori ad acqua per il riscaldamento centrale o autonomo alimentato da una caldaia, ma alcuni modelli possono fare anche da dispositivi di riscaldamento ausiliario alimentati elettricamente, eventualmente con un fluido termovettore scaldato da una resistenza all’interno.

Sono adatti per il bagno ma non solo e possono accedere alla detrazione fiscale del 50% per mobili ed elettrodomestici.

I prezzi dei termoarredi elettrici con potenze da 400 a 800 W vanno grossomodo dai 60 ai 250 €.

Domani, in un successivo articolo, faremo un excursus sugli apparecchi a gas e a biomasse e trarremo delle conclusioni su tutte le tipologie di radiatori locali.

Vedi anche Soluzioni per stanze fredde e mezze stagioni: il riscaldamento ausiliario a gas e biomasse (parte 2)

ADV
×