Il settore petrolifero rischia di finire in una trappola da 500 miliardi di dollari

CATEGORIE:

Con la temporanea risalita dei prezzi, le società del settore rischiano di sovrastimare gli investimenti in nuove riserve.

ADV
image_pdfimage_print

I big del petrolio rischiano di bruciare decine di miliardi di dollari nei prossimi anni se investiranno in nuovi giacimenti e pozzi inseguendo la ripresa dei prezzi del barile.

Quella che si profila è una vera “trappola degli stranded asset” per le compagnie dei combustibili fossili, secondo il nuovo rapporto di Carbon Tracker, “Managing Peak Oil” (link in basso).

I consumi petroliferi stanno aumentando dopo la fase più acuta della pandemia, e la Iea (International energy agency) stima che nel 2022 sorpasseranno i livelli del 2019. Intanto il prezzo del Brent sta viaggiando verso 90 $ al barile (era poco sopra 50 $ un anno fa) con anche la possibilità, secondo Goldman Sachs, di toccare 100 dollari nei prossimi mesi.

Questi valori potrebbero spingere diverse aziende a rilanciare gli investimenti in nuova capacità di estrazione.

Tuttavia, spiega Carbon Tracker, una strategia di questo tipo andrebbe a cozzare contro la necessità di ridurre la produzione di fonti fossili, come richiesto dalla stessa Iea per andare verso un azzeramento delle emissioni nette di CO2 a metà secolo.

Sul medio-lungo termine, si stima che la domanda petroliferà diminuirà su scala globale, grazie alla diffusione dei veicoli elettrici e alle misure per il clima adottate da governi e imprese.

In pratica, le società petrolifere rischiano di sovrastimare gli investimenti in nuove riserve di oro nero, sprecando fino a 530 miliardi di $ di capex in questo decennio, se i consumi di greggio torneranno a scendere e i prezzi si porteranno intorno a 40 $ al barile in media dal 2026.

La tabella seguente, tratta dallo studio, riassume alcuni grandi progetti di estrazione che secondo gli analisti sono ad alto rischio di diventare stranded asset, cioè beni non più remunerativi che finiscono per distruggere il valore degli investimenti.

Il rischio, riprendendo a investire in nuovi progetti oil di lungo ciclo, basati su aspettative di prezzi del barile relativamente alti e che richiedono diversi anni per entrare pienamente in attività, è di ritrovarsi con una offerta eccessiva di greggio sul mercato quando la domanda inizierà a calare.

Pertanto, secondo gli analisti, le società del settore dovrebbero adottare una strategia più cauta di “gestione del picco del petrolio”, in modo da rispondere alla crescita dei consumi sul breve termine potenziando le risorse disponibili e preparandosi a una successiva discesa della domanda petrolifera.

ADV
×