Lo scorso 14 settembre il Parlamento Europeo ha adottato la Direttiva sull’Efficienza Energetica (EED) e la Direttiva sulle Energie Rinnovabili (RED).
In questi due direttive ci sono aspetti importanti che riguardano anche il settore delle bioenergie, che era al centro di alcune controversie. Ma l’energia da biomasse, compresa la biomassa legnosa, proprio nell’ambito dei necessari aumenti dei target energetici e climatici, è stata considerata cruciale.
Il Parlamento ha votato per un obiettivo rinnovabile più elevato: 45% di Fer sui consumi finali di energia entro il 2030 (Al Parlamento Ue via libera alle nuove direttive su rinnovabili ed efficienza energetici).
Secondo Bioenergy Europe, l’associazione europea di settore, si tratta di un fatto molto positivo, ma rileva che il testo adottato presenta ancora alcune questioni critiche come la mancanza di sostegno per la biomassa legnosa primaria (PWB), quella tagliata nei boschi e nelle foreste, anche dai tagli necessari a ridurre gli accrescimenti per la corretta gestione forestale.
Questa nuova misura renderà soprattutto l’elettricità generata da biomassa legnosa primaria l’unica fonte rinnovabile non ammissibile agli incentivi, creando un terreno di gioco disomogeneo con altre soluzioni.
L’associazione di categoria evidenzia che quando si confrontano i sussidi per unità di energia prodotta, la biomassa riceve un sostegno molto inferiore rispetto alle altre fonti rinnovabili, ma anche rispetto all’energia da fonte fossile.
Eppure, la bioenergia – spiega Bioenergy Europe in un comunicato – ha caratteristiche di sostenibilità ormai accertate ed è quasi esclusivamente acquistata, prodotta e spedita all’interno dell’Unione Europea, creando opportunità per l’economia Ue e posti di lavoro. Inoltre il 60% dell’energia rinnovabile in Europa è attribuibile alle biomasse.
Non far accedere agli incentivi le bioenergie, senza eliminare il sostegno ai combustibili fossili darà dunque segnali sbagliati al mercato circa l’azione di decarbonizzazione del sistema energetico.
L’associazione stigmatizza anche il fatto che il Parlamento abbia stabilito un tetto per la quota di biomassa legnosa (PWB) primaria rispetto alla biomassa totale utilizzata, che sarebbe stata limitata alla quota di PWB del periodo 2017-2022.
I limiti e le riduzioni graduali – si legge – sarebbero controproducenti proprio quando dobbiamo mobilitare tutte le nostre risorse disponibili per affrontare la crisi energetica in atto.
Identiche criticità sono state segnalate in una nostra intervista a Vanessa Gallo, segretaria nazionale Fiper (Federazione di produttori di energia da fonti rinnovabili) che ha evidenziato come queste disposizioni mettano in difficoltà tutta la filiera del legno, non solo quella del legno-energia, in Europa e in Italia, con un forte aumento dei prezzi.
“Riuscire nella transizione energetica, diventare più indipendenti dal punto di vista energetico è possibile solo se non limitiamo le energie rinnovabili per ragioni sbagliate. I decisori dovrebbero fidarsi di più prove scientifiche: la biomassa primaria proviene da pratiche di gestione forestale sostenibili, necessarie affinché le nostre foreste resistano alla pressione climatica”, ha detto Jean-Marc Jossart, Segretario generale di Bioenergy Europe.
In riferimento all’intera catena di approvvigionamento, si avverte poi che i proprietari forestali, proprio grazie alle entrate ricevute dal comparto dell’energia da biomasse, possono gestire al meglio le proprie foreste, anche di fronte alla pressione dei cambiamenti climatici.
A questo proposito il professor Michael Obersteiner, direttore dell’Environmental Change Institute dell’Università di Oxford, un modellista per i rapporti dell’IPCC sui cambiamenti climatici, ha di recente spiegato che senza la bioenergia raggiungere l’obiettivo di 1,5 gradi è impensabile sia dal punto di vista tecnico che economico.
Lo stesso approccio lo ha espresso anche il Commissario europeo Fans Timmermans: “Senza biomassa, non ce la faremo. Abbiamo bisogno di biomassa nel mix, della giusta biomassa. Odio le immagini di intere foreste abbattute per essere messe in un inceneritore. Penso che sia insostenibile e indifendibile. Ma credo anche che se si punta a conservare le foreste primordiali, c’è comunque sempre molta biomassa che si può eliminare, aiutando così la foresta. Nelle foreste di produzione non si usa mai il 100% di un albero; almeno il suo 20% non si potrebbe utilizzare per l’edilizia o in altri settori e se lo si usa per farne energia, niente andrà perso”.
Timmermans ha detto che non è d’accordo con il fatto che la biomassa sia cattiva per definizione. C’è anche una biomassa buona e sostenibile, ma “servono delle regole che vanno implementate e controllate. Questo sarà il nostro compito. Se facciamo tutto correttamente, se utilizziamo le migliori conoscenze scientifiche disponibili, le tecnologie più recenti, allora possiamo avere un uso sostenibile della biomassa”.
Irene Di Padua, Policy Director di Bioenergy Europe, commentando il voto del Parlamento Ue ha detto che “è un chiaro segnale che la biomassa è e rimarrà una parte del futuro dell’energia rinnovabile dell’UE, e tutto ciò lo accogliamo con favore. La proposta di escludere la biomassa legnosa primaria dalle energie rinnovabili sarebbe stata un’occasione persa, poiché rappresenta il 20% del mix totale di energie rinnovabili nell’UE. Considerando gli effetti che avrebbe, non solo sui settori legati al legno, ma anche sulla sicurezza energetica per l’intera UE, sarebbe stato un risultato molto preoccupante”.
Il relatore alla guida della revisione della RED III, l’eurodeputato tedesco Markus Pieper, dopo il voto ha dichiarato nel corso della conferenza stampa (vedi video) che “abbiamo bisogno di biomassa legnosa per fare energia se vogliamo realizzare veramente questa transizione energetica”
Pieper ha voluto confermare che la biomassa legnosa è un elemento chiave della transizione energetica e, nonostante il voto dei deputati di sinistra al Parlamento europeo, può ancora essere considerata energia rinnovabile. “La nuova direttiva – ha detto – definirà il quadro necessario per ottenere il massimo effetto possibile di riduzione di CO2 e non per garantire che le nostre foreste vengano bruciate in futuro. Conto sul fatto che gli Stati membri seguano le nostre proposte man mano che la procedura legislativa andrà avanti”.
Parlamento dell’UE, Consiglio UE e Commissione europea avvieranno, infatti, le discussioni a tre (trilogo), e dovrebbero raggiungere un compromesso finale sulla direttiva RED III nella prima metà del 2023.
Per concludere va ricordato che oggi il settore del riscaldamento e raffrescamento nell’UE27 è coperto con una quota di appena il 23% di rinnovabili (20,6% nel grafico a causa di una differenza nella fonte dei dati), e quindi la maggior parte del calore è ancora prodotto da combustibili fossili. E, inoltre, il 48% della bioenergia è utilizzata nel solo settore residenziale europeo.
Per colmare questo divario di calore rinnovabile, tutte le soluzioni rinnovabili devono aumentare il loro contributo nei prossimi anni, a partire dalla bioenergia.
Però, secondo il Bioheat Statistical Report 2022 di Bioenergy Europe, da cui è tratto il grafico, alcune alternative proposte oggi come il GNL non possono essere compatibili con gli obiettivi 2050 e stanno solo aprendo la strada per la futura nuova crisi energetica e geopolitica. L’elettrificazione potrebbe essere parte della soluzione, ma non può certo risolvere da sola la grande sfida energetica che abbiamo davanti.