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Scuole e Covid-19: finestre aperte o sistemi di ventilazione meccanica controllata?

Ci siamo preoccupati finora poco della qualità dell’aria che respiriamo. Il Covid può essere un'occasione per rileggere le normative esistenti e cominciare ad usare la VMC anche come sistema di efficienza energetica, oltre che per la salubrità degli ambienti, a cominciare dalle scuole.

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L’idea di comfort in casa o in ufficio ha generalmente riguardato la soluzione dei problemi di caldo e freddo, gli arredi, l’illuminazione, una buona dotazione di tecnologia informatica e di comunicazione.

Poi è arrivato il Covid-19 e abbiamo preso coscienza del fattore “aria”.

Per proteggerci dal contagio abbiamo imparato ad usare le mascherine, cosa che non era mai accaduta con l’inquinamento, sebbene secondo gli studi dell’Unione europea, questo sia la causa di oltre 400mila morti l’anno. Ogni anno.

Diciamocelo, la qualità dell’aria che respiriamo non è mai stata una priorità, neppure negli ambienti chiusi: case, scuole o uffici.

Durante questa crisi abbiamo acquistato nuovi banchi (a rotelle e non) per le scuole, ma non riteniamo ancora utile considerare l’installazione di impianti di Ventilazione Meccanica Controllata (VMC) nelle aule.

Nel decreto Rilancio e nei provvedimenti dell’Ecobonus i sistemi VMC non risultano nemmeno ammessi. Possono beneficiarne solo all’interno di un intervento che goda del bonus ristrutturazioni del 50%.

Una vera stranezza, posto che oltre al regolare ricambio e depurazione dell’aria, i sistemi di VMC costituiscono anche uno strumento di efficienza energetica.

Dei sistemi di VMC e del loro utilizzo parliamo con l’ingegner Pasquale Capezzuto, Presidente dell’Associazione Energy Managers e Responsabile Ufficio Energia e Impianti e della Ripartizione Urbanistica ed Edilizia Privata del Comune di Bari.

I benefici dei sistemi di Ventilazione Meccanica Controllata

Il ricambio d’aria negli ambienti chiusi è fondamentale per eliminare le sostanze inquinanti interne, agenti chimici, fisici e biologici, che provengono in parte dall’esterno (inquinamento atmosferico outdoor, pollini) e in parte sono prodotte da fonti interne (anidride carbonica, monossido di carbonio, gas vapori, microorganismi, ecc.).

Per assicurare i corretti quantitativi di aria di ricambio dovremmo agire sull’apertura volontaria delle finestre o fare affidamento sulla mancata tenuta degli infissi. In inverno questo si traduce nel raffreddamento degli ambienti oltre al possibile afflusso di aria inquinata dall’esterno.

“I sistemi di Ventilazione Meccanica Controllata – spiega l’ingegner Capezzuto – consentono l’immissione dei giusti quantitativi di aria esterna in modo costante e controllato, con una minima filtrazione e senza l’intervento volontario dell’occupante. Le norme di buona tecnica e le disposizioni di legge indicano i quantitativi di portata di aria esterna e di estrazione e quelli per la prestazione energetica degli edifici in relazione alla qualità dell’aria interna” (qui i dettagli delle norme UNI).

Il Covid-19 nelle scuole?

Nel periodo di chiusura delle scuole a causa della pandemia è stata da più parti avanzata la proposta di installare sistemi di VMC determinando reazioni contrapposte.

Paolo Biasci, presidente della Federazione italiana Medici Pediatri (FIMP), ha sostenuto che la VMC sarebbe stata una inutile e costosa complicazione burocratica, preferendo l’apertura delle finestre al cambio dell’ora.

Alessandro Miani, presidente del SIMA, Società Italiana di Medicina Ambientale e professore di Prevenzione Ambientale all’Università degli Studi di Milano, al contrario, sottolinea l’opportunità di dotare le aule di sistemi di VMC, anche sulla base di alcune ricerche che hanno documentato che “il raddoppio della portata dell’aria in entrata tramite sistemi di ventilazione meccanica controllata … riduce la concentrazione delle particelle infette del 99,6%” oltre a ridurre l’esposizione degli studenti agli inquinanti ambientali che provengono dall’esterno (PMx, NOx, ecc.)

“Un obiettivo che non si può certo raggiungere in poche settimane – dice Capezzuto – come hanno sostenuto anche il Consiglio Nazionale degli Ingegneri (CNI), l’Associazione Italiana Condizionamento dell’Aria, Riscaldamento e Refrigerazione (AICARR) e l’Associazione professionale Italiana Ambiente e Sicurezza (AIAS), confermando che servono investimenti, tempo e soprattutto una buona informazione al di là dell’emergenza sanitaria di questo periodo”.

Secondo Filippo Busato, Presidente di AiCARR, negli edifici scolastici gli impianti di VMC sono da considerare imprescindibili, al pari della sicurezza antincendio o antisismica. Interventi non solo possibili, ma doverosi.

Un’occasione per la salute nelle scuole

“Alcune reazioni della classe medica denotano chiara ignoranza delle disposizioni di legge”, ci dice Capezzuto.

“Il Decreto Ministeriale 18/12/1975 già dettava le disposizioni per la purezza dell’aria nelle aule scolastiche e il trattamento dell’aria esterna in condizioni di inquinamento ambientale esterno, prevedendo le quantità di ricambi di aria mediante idonei sistemi”.

“L’importanza del ricambio di aria per assicurare le condizioni di salubrità e qualità dell’aria interna, anche per smaltire le concentrazioni di CO2 emessa – aggiunge Capezzuto- è stata riconosciuta dalle maggiori organizzazioni del settore. La ventilazione degli ambienti è inoltre una delle soluzioni per la riduzione del rischio da contagio negli ambienti interni di uffici e scuole”.

Capezzuto ricorda, poi, che anche in condizioni di inquinamento esterno, circostanza molto frequente, tali sistemi consentono di assicurare condizioni interne di salubrità, ben diversamente dalla semplice apertura delle finestre.

Qualcosa inizia a muoversi. La Regione Marche ha fatto sapere che tramite il Fondo Sociale Europeo ha recuperato 3 milioni di euro per acquistare gli impianti di purificazione tecnologicamente avanzati per la sanificazione delle aule, per la sicurezza dei propri studenti.

La riqualificazione energetica degli edifici e la non detraibilità fiscale dei sistemi di VMC

Il Decreto Rilancio e le relative incentivazioni fiscali spingono giustamente verso elevati livelli di isolamento termico degli involucri edilizi, ma non introducono alcun riferimento ai temi correlati delle condizioni termo-igrometriche degli ambienti.

“Se l’involucro non è sufficientemente ventilato – spiega Capezzuto – può verificarsi l’insorgere di muffe a causa di un elevato livello di umidità nell’aria depositata sulle pareti. Ecco che entrano in campo i sistemi di VMC, essenziali per garantire il massimo livello di comfort ambientale, e termico”.

In questo senso è rilevante la recente presa di posizione di AICARR e del CNI sui rischi dell’eccessivo isolamento per la qualità dell’aria indoor. Le organizzazioni evidenziano, infatti, come l’eccessivo isolamento termico e una totale impermeabilità dei serramenti possa rendere l’immobile ermetico, peggiorando le condizioni di qualità dell’aria indoor qualora non sia prestata adeguata attenzione da parte di tecnici non sufficientemente formati sulla termofisica dell’edificio.

“Numerosi studi scientifici – conclude Capezzuto – hanno dimostrato come gli edifici impermeabili all’aria siano responsabili di un aumento dei livelli interni di concentrazione degli inquinanti, come i composti organici volatili e il biossido di azoto, ben oltre i limiti stabiliti dall’OMS. Appare evidente anche in questo caso l’importanza di sistemi di ventilazione meccanica controllata per la prevenzione di fenomeni patologici nelle abitazioni”.

Ma, come detto, nel decreto Rilancio e nei provvedimenti dell’Ecobonus i sistemi di VMC non risultano ammessi alle detrazioni fiscali.

“È strano. Senza considerare tutti gli altri aspetti positivi derivanti dall’utilizzo della VMC e analizzando solo quelli di natura energetica – secondo Capezzuto – si può valutare che nella prestazione energetica globale la VMC non richieda solo un apporto energetico per la ventilazione, ma possa anche contribuire a notevoli risparmi energetici derivanti dai sistemi di recupero del calore”.

“Tali sistemi – spiega – consentono di preriscaldare l’aria esterna di immissione con risparmi di energia primaria intorno all’85-91 % dell’energia termica dell’aria in uscita. Tuttavia, sistemi di questo tipo sono ammessi alla detrazione del 50% solo se rientranti in un intervento di ristrutturazione complessiva”.

L’esperto auspica un ampio ripensamento su questa tecnologia che potrebbe consentire il miglioramento dell’efficienza energetica e della qualità interna degli edifici, in linea con le indicazioni della direttiva europea 844/2018.

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