Le sanzioni contro petrolio e gas russi e i possibili impatti per l’Europa

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L’Occidente pensa a un ulteriore giro di vite contro la Russia sulla scia delle accuse di atrocità contro i civili nella regione di Kiev.

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Sanzioni su petrolio e carbone russo, finora risparmiati dalle ritorsioni occidentali contro l’invasione dell’Ucraina, sono “sicuramente un’opzione” per quanto riguarda la Commissione europea.

Lo ha detto stamani alla vigilia della riunione dei ministri economici dell’unione il vicepresidente esecutivo della Commissione, Valdis Dombrovskis, secondo cui è però necessario raggiungere un consenso più allargato fra gli Stati membri, alcuni dei quali continuano a essere scettici sull’idea.

Si terrà poi domani, mercoledì 6 aprile, la nuova riunione dei 27 ambasciatori dei Paesi Ue. Sul tavolo ci sarà l’approvazione del nuovo pacchetto di sanzioni europee contro la Russia e sebbene tutto possa cambiare, sembra difficile che l’Ue si muova già nelle prossime ore sul divieto all’import di gas russo.

L’Unione, infatti, non sta attualmente discutendo di tagliare le importazioni di gas russo, cruciali per paesi importanti per l’economia europea, come Germania e Italia, secondo fonti citate dal Financial Times.

La cosa più intelligente da fare è quella di eliminare gradualmente il gas e il petrolio russo dal mix energetico europeo, per evitare di dover chiudere grosse parti della base industriale della Germania, cosa che danneggerebbe l’Ue più di Mosca, ha detto il ministro dell’economia tedesco Robert Habeck.

Intanto, anche un’altra delle aree finora non interessate dalle sanzioni, cioè il pagamento del debito sovrano della Russia, potrebbe presto rientrare nel nuovo giro di vite che l’Occidente intende operare.

Il Tesoro degli Stati Uniti ha infatti indicato che bloccherà la capacità della Russia di effettuare pagamenti del debito in dollari attraverso le banche statunitensi, portandola un passo più vicina a un possibile default sui suoi obblighi verso gli investitori internazionali.

La pressione per l’imposizione di nuove sanzioni è aumentata in seguito alle accuse di atrocità contro la popolazione civile, mosse contro le forze russe in ritiro da Kiev, la capitale ucraina. Accuse che la Russia, da parte sua, ha respinto definendole falsificazioni e propaganda.

Entrambi questi nuovi possibili fronti di scontro sul campo delle sanzioni, pur senza includervi ancora il gas probabilmente, spingono sia l’Europa che la Russia verso posizioni sempre più difficili da sostenere nel breve-medio periodo.

Tra le altre misure in discussione ci sono restrizioni su altri tipi di esportazioni verso la Russia, compresi i componenti high-tech, nuove liste di individui legati al Cremlino e l’eliminazione di possibili espedienti per aggirare le misure già esistenti.

Quali ripercussioni?

Un eventuale embargo su petrolio e prodotti raffinati dalla Russia avrebbe un forte impatto sul mercato europeo, secondo un documento riservato dell’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) citato da Staffetta Quotidiana.

Ci sarebbe una carenza di gasolio di 500 mila barili il giorno nel 2022, che dovrebbe essere affrontata con un aumento delle importazioni e/o con prelievi dalle scorte, cosa che la Iea sta già programmando. I 31 paesi membri della Iea, infatti, hanno concordato una nuova immissione di petrolio dalle riserve di emergenza, sottolineando il loro impegno a stabilizzare i mercati energetici globali.

L’accordo è stato raggiunto in una riunione straordinaria del consiglio direttivo della Iea, i cui dettagli saranno resi pubblici all’inizio della prossima settimana. Già il mese scorso, la Iea si era impegnata per prelevare dalle scorte un totale di 62,7 milioni di barili.

In questo caso, non è possibile escludere nuovi rincari del gasolio, visto che, comunque, le scorte di diesel delle economie più industrializzate si stanno assottigliando ai minimi in almeno 15 anni.

Un’analisi condotta da The Oxford Institute for Energy studies (Oeis) sulle sanzioni già in atto, cioè non su quelle e più stringenti che dovrebbero essere prese nei prossimi giorni, fa presagire alcune possibili ripercussioni, che un ulteriore giro di vite inasprirebbe.

Come accennato, per quanto riguarda la fornitura di gas via gasdotto, non sono attesi grossi cambiamenti. Ma “la chiave per la produzione di gas russo sarà se l’Ue può davvero realizzare la sua strategia di ridurre le importazioni di due terzi, pari a 101,5 miliardi di metri cubi, nel 2022. Se ci riuscisse, allora eventuali sanzioni anche contro il gas russo potrebbero essere più sopportabili per l’Europa, che ricorrerebbe in primis a maggiori importazioni di gas naturale liquefatto da altre zone del mondo, oppure anche al carbone, e solo come estrema ratio ad un contingentamento dei consumi, con possibili interruzioni o riduzioni periodiche dell’erogazione di energia.

In questo caso, la Russia si ritroverebbe invece effettivamente isolata, poiché al momento non esiste un mercato di esportazione alternativo all’Europa per il gas siberiano occidentale.

Rimane sul tavolo, almeno da parte della Russia, l’insistenza sul pagamento in rubli per le vendite di gas, che potrebbe provocare ulteriori complicazioni, nel caso il gas rimanesse esente dalle nuove sanzioni.

A differenza del gas, eventuali sanzioni sul petrolio russo dovrebbero fare i conti con una maggiore capacità della Russia di movimentare il suo greggio.

“In un mercato globale liquido è probabile che si trovino acquirenti alternativi se si offrono sconti adeguati, come si sta già vedendo”, secondo l’Oeis.

Tuttavia, una quota crescente della produzione di petrolio russo proviene da giacimenti cui è difficile attingere o offshore. In questo senso, la produzione russa di greggio potrebbe essere a rischio nel medio termine, cosa che si ripercuoterebbe sulla disponibilità internazionale di carburanti fossili.

L’aumento dei prezzi delle materie prime e le sanzioni internazionali imposte alla Russia in seguito all’invasione dell’Ucraina dovrebbero deprimere sensibilmente la crescita economica globale, come accennato in un precedente articolo, con il rischio di uno shock per le forniture di oro nero in caso di interruzioni su vasta scala dell’export russo.

La Iea, infatti, nella sintesi del suo Oil Market Report di marzo 2022, spiegava già che sono state riviste al ribasso di 1,3 milioni di barili giornalieri le previsioni per la domanda mondiale di petrolio nei prossimi trimestri.

L’entità delle ripercussioni economiche e dei rincari dipenderà molto dalla capacità dell’occidente di dispiegare in maniera rapida e a buon mercato le alternative rinnovabili già esistenti ai carburanti fossili, oltre che a potenziare la trasmissione e le interconnessioni delle reti elettriche ed a sviluppare la capacità di accumulo.

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