Riscaldamento a pellet e legna in Italia: numeri, evoluzione ed emissioni

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Qual è la situazione sull’utilizzo delle biomasse legnose in Italia, e in particolare nel bacino padano? Quali i dati sulle emissioni di polveri sottili? Di questo e altro si è discusso nel convegno di apertura di Progetto Fuoco a Verona.

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Qual è la situazione sull’utilizzo delle biomasse legnose in Italia, e in particolare nel bacino padano? Quali i dati sulle emissioni di polveri sottili?

In sintesi secondo l’ultimo Rapporto Statistico GSE, negli ultimi 6 anni il consumo di legna e pellet nel settore residenziale è rimasto sostanzialmente stabile, il numero dei generatori a legna e pellet è in leggero calo passando da 9,4 milioni di generatori nel 2014 a 9,1 nel 2018 e che la quota di emissioni imputabile alla combustione di biomasse legnose è mediamente diminuita.

Di questi aspetti si è discusso nel corso del convegno di apertura di Progetto Fuoco a Verona “Green New Deal ed energia rinnovabile dal legno”, organizzato da AIEL, l’associazione italiana energie agroforestali, partner tecnico dell’evento fieristico .

Per la prima volta AIEL, Ministero dell’Ambiente, Agenzie ambientali regionali e istituzioni come ISPRA e GSE hanno potuto confrontarsi allo stesso tavolo di discussione con l’intento di rispondere a obiettivi comuni: migliorare la qualità dell’aria e sostenere lo sviluppo di fonti energetiche rinnovabili.

Paolo Liberatore del GSE ha spiegato che circa il 20% dei consumi totali di energia nel nostro Paese è coperto da fonti energetiche rinnovabili e che i consumi di energia da biomassa si attestano intorno al 70% dei consumi complessivi da fonti rinnovabili nel settore termico e al 30-35% dei consumi complessivi di energia da FER.

Di questi dati e della loro possibile evoluzione il PNIEC non tiene troppo conto. Infatti al 2030 viene dato alle biomasse solide un target di soli 6,98 Mtep, che è ben poco ambizioso considerando che oggi il settore copre la domanda già 6,25 Mtep.

Si è registrato comunque in questi ultimissimi anni un incremento del peso delle biomasse favorito anche grazie diffusione del Conto termico che riconosce un incentivo economico fino al 65% della spesa per gli interventi di sostituzione di vecchi apparecchi con nuove tecnologie. Negli ultimi tre anni, infatti, circa il 60% degli interventi richiesti in Conto termico riguarda la sostituzione di caldaie e stufe a biomasse e assorbe circa il 50% degli incentivi riconosciuti.

I dati dell’Osservatorio statistico nazionale proposti da Valter Francescato di AIEL confermano che uno dei principali problemi da superare riguarda l’età del parco installato: il 67% degli apparecchi ha più di 10 anni di vita e quindi si tratta di tecnologie obsolete e poco efficienti.

Per quanto riguarda invece l’utilizzo dei biocombustibili, la legna da ardere resta il biocombustibile più utilizzato, anche se il suo consumo si è ridotto del 13% in 9 anni. Complessivamente, i dati AIEL stimano che i consumi di biocombustibili si siano ridotti dai 20 milioni di tonnellate annue del 2010 a 16,7 milioni di tonnellate nel 2018.

Per quanto riguarda invece l’evoluzione del parco installato, i dati AIEL indicano come nel nostro Paese, si sia passati da 9,4 milioni di apparecchi nel 2014, per poi ridursi progressivamente fino alla cifra del 2018, che indica in 9,1 milioni gli apparecchi a biomasse attualmente presenti nel nostro Paese. Va detto poi che oggi sono disponibili oltre 2.600 modelli di generatori a 4 e 5 stelle nell’ambito della certificazione volontaria ariaPulita®.

Una fotografia dettagliata dei consumi residenziali di biomassa legnosa nelle regioni del bacino padano si desume dal Progetto europeo “PrepAir” che ha l’obiettivo di studiare il problema dell’inquinamento dell’aria nel bacino padano per adottare soluzioni sulla base di dati aggiornati.

Silvia Pillon di Arpa Veneto ha portato i risultati della prima parte dello studio, secondo il quale il 20% delle famiglie residenti nel bacino padano utilizza abitualmente legna e/o pellet per riscaldamento e cucina.

In Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e nelle province autonome di Trento e Bolzano si stima siano installati oltre 2,5 milioni di apparecchi di riscaldamento alimentati con biomasse legnose.

Le stufe a legna sono la tipologia più utilizzata, anche se negli ultimi anni si assiste ad un incremento delle stufe alimentate a pellet. Questo dato viene confermato anche dalla stima dei consumi: +25% per il pellet e -20% per la legna rispetto ai dati ISTAT 2013.

Riccardo De Lauretis di ISPRA ha presentato le metodologie con cui ogni anno viene aggiornato l’inventario delle emissioni: negli ultimi anni le politiche di incentivazione delle fonti di energia rinnovabile hanno inciso positivamente nei fattori di emissione, che si sono ridotti da 0,051 del 1990 a 0,039 nel 2018.

Nel corso dell’incontro si è organizzato un “Tavolo permanente di confronto” per sviluppare il dialogo tra gli attori in campo per lo sviluppo delle politiche di settore.

Alla discussione hanno partecipato Riccardo De Lauretis di ISPRA, Luca Benedetti per il GSE, Guido Lanzani di ARPA Lombardia, Lavinia Laiti della Provincia Autonoma di Trento e Marino Berton in rappresentanza di AIEL.

“Il confronto sui dati e sul popolamento dei catasti – ha spiegato Marino Berton, coordinatore di AIEL – è il punto di partenza per sviluppare un rapporto costruttivo tra istituzioni, associazioni e aziende del settore. Da qui dovremmo partire per mantenere aperto il confronto e l’aggiornamento continuo sui numeri, così da poter monitorare i progressi e i risultati concreti delle azioni messe in campo”.

Secondo Berton “l’evoluzione tecnologica che i costruttori stanno mettendo in atto è ben visibile qui a Verona nella fiera Progetto Fuoco, ma da sola non basta. Serve fare un passo in avanti nella promozione e nell’utilizzo di biocombustibile certificato e di alta qualità, continuando a puntare sulla formazione dei professionisti della filiera, rivenditori, installatori, manutentori, spazzacamini, che saranno chiamati sempre più a svolgere un ruolo di ‘primi educatori’ nei confronti dei consumatori finali”.

“L’informazione e l’educazione del consumatore finale sono fondamentali per contribuire alla riduzione delle emissioni. E per rottamare più velocemente i vecchi apparecchi è necessario continuare a promuovere il Conto Termico. Le imprese del settore hanno preso a cuore il tema dell’inquinamento dell’aria: un impegno che punta a ridurre del 70% le emissioni di particolato entro il 2030”.

Vale infine la pena ricordare che le alternative fossili al riscaldamento a biomasse sono di notevole impatto a livello climatico. Ad esempio per ogni MWh di energia primaria prodotta, il gasolio emette in atmosfera 326 kg di CO2 equivalente, il GPL ne emette 270 kg, il metano ne emette 250 kg, mentre il pellet 29 kg  e la legna da ardere 25 kg di CO2 equivalente.

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