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Retrofit energetico degli edifici residenziali: perché non decolla e ruolo degli intermediari

Una ricerca sociologica mette in luce i fattori che potrebbero agevolare od ostacolare l’adozione da parte dei cittadini del superbonus del 110% e la riqualificazione profonda dell’edificio.

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Quali valutazioni e attori influenzano la scelta di un proprietario di riqualificare il suo appartamento? E quale ruolo giocano conoscenza e capacità dei proprietari di comprendere le informazioni che vengono loro date da professionisti e imprese?

Gli addetti ai lavori sono sempre in grado di illustrare l’intervento in modo esaustivo in termini di tecniche, tecnologie, convenienza ed efficacia? Quali garanzie sulle conseguenze reali dell’intervento in quanto al comfort? Quale l’effettivo risparmio e quindi l’utilità dell’investimento? Dove trovare il denaro?

Tra i tanti attori in scena (fornitori, professionisti, imprese, condòmini, amministratori di condominio) chi ha le competenze e la necessaria obiettività per spiegare il percorso e garantire il risultato promesso e desiderato?

Tanti interrogativi e dubbi che, pur in diversa misura, spiegano le cause dello scarso appeal che hanno esercitato gli incentivi per la riqualificazione energetica degli edifici residenziali, fin qui limitati per lo più a piccoli interventi non strutturali.

Fatti salvi i chiarimenti del caso, il super ecobonus del 110% promette di risolvere il “solo” problema economico-finanziario. Elemento non secondario se si considera che il sistema delle detrazioni ha finora limitato la platea dei beneficiari e favorito le classi con reddito più elevato.

Come emerge dalla recente ricercaEnergy retrofitting of urban buildings: A socio-spatial analysis of three mid-sized Italian cities”, queste ultime nel 2017 hanno beneficiato delle detrazioni più di quanto abbiano fatto le classi di reddito più basso, sia come numero di detrazioni sia come ammontare.

La pubblicazione, curata da Natalia Magnani, Giovanni Carrosio e Giorgio Osti, sociologi delle Università di Trento e di Trieste, analizza il processo e gli esiti delle esperienze di riqualificazione urbana ed energetica delle città di Alessandria, Bolzano e Padova.

Lo studio suggerisce le condizioni che possono determinare il successo o il fallimento delle proposte di riqualificazione energetica. Oltre ai fattori economici e cognitivi, l’attenzione è principalmente focalizzata sui processi e sul ruolo degli attori che intermediano la domanda e l’offerta.

Il ruolo degli intermediari

La ricerca ha dimostrato che i progressi nella riqualificazione energetica degli edifici dipendono principalmente dagli intermediari, che più frequentemente sono agenzie pubbliche ufficiali o semi-pubbliche.

In tutti i casi considerati sono state riscontrate difficoltà nell’impegnare le associazioni degli amministratori condominiali anche per ottenere informazioni. Pur riconoscendo l’importanza della questione del retrofit, gli stessi sono stati scoraggiati dalle complessità organizzative e relazionali e dalle questioni tecniche ed economico-finanziarie.

Intermediari forti sono emersi solo “all’interno” di percorsi collegati ai progetti della Ue. Questo tipo di intermediazione rischia di supportare il gran numero di esperti che si spostano da un progetto all’altro piuttosto che gli stessi investimenti di retrofit, eventualmente mancando l’obiettivo della replicabilità.

I risultati della ricerca evidenziano la necessità di intermediari impegnati (anche non profit), in grado di acquisire nuove conoscenze sulle tecnologie di retrofit, instillare fiducia nelle aziende e negli abitanti e mobilitare capitali fermi, soprattutto perché i progetti dell’Ue o le detrazioni fiscali – pur condizione fondamentale per la creazione di quei consorzi locali impegnati nel retrofit degli edifici – inevitabilmente finiranno.

I casi di studio: esperienze e esiti

Ad Alessandria il servizio di pianificazione urbana comunale ha avviato la lunga serie di progetti che hanno raccolto importanti istituzioni e sovvenzioni.

A Bolzano la società di certificazione CasaClima esercita un’influenza originale e strategica in tutto il settore dell’edilizia. Benché a Padova il ruolo di forti intermediari sia meno evidente, emerge tuttavia la figura del facilitatore condominiale e il ruolo di garanzia esercitato dal Comune.

  • Alessandria

Nel 1990 la città ha avviato e concluso la costruzione di nuove residenze dotate di impianti FV per la produzione di energia.

Il Villaggio Fotovoltaico ha trainato la riqualificazione anche energetica del quartiere Cristo per un totale di 304 case, inclusa l’edilizia sociale, proprietà private e cooperative. Di queste, 192 sono state dotate di impianto FV per una potenza di 163 kWp.

Il percorso è cresciuto nel tempo grazie a nuovi finanziamenti da progetti europei (AL-Via Village, AL-Piano, Project Practice Energy) che hanno aumentato il numero di edifici sottoposti a diagnosi e riqualificazione energetica.

Significativo il coinvolgimento degli attori locali grazie alle attività di comunicazione e formazione per i cittadini sui temi del risparmio e della riqualificazione energetica degli edifici.

I funzionari comunali hanno lavorato sotto la supervisione del Dipartimento per lo sviluppo territoriale e strategico all’interno della “Consulta degli operatori dell’edilizia residenziale” che riunisce l’Agenzia territoriale per la casa, le cooperative di costruzione, il consorzio degli operatori di costruzione privati e, in qualità di osservatori, il Comune, la Provincia, la Regione e casse di risparmio locali.

Secondo i ricercatori questo organismo intermedio è stato fino ad oggi in grado di mantenere una visione strategica degli interventi e integrare diverse forme di finanziamento: fondi europei, ministeriali, regionali, risorse comunali e private. Tuttavia, le iniziative, pur di successo, hanno seguito una logica di dipendenza dal percorso costruito su progetti e fondi esogeni.

  • Bolzano

La Provincia autonoma di Bolzano è tradizionalmente caratterizzata da una particolare attenzione alla sostenibilità ambientale: culla dell’agenzia di certificazione energetica Casaclima, la città si è dotata di un rigoroso sistema di regolamentazione degli edifici con l’obbligo di soddisfare lo standard Casaclima B (equivalente a un fabbisogno energetico inferiore a 50 kWh/m2 all’anno).

Dal 2007 ha promosso percorsi di retrofit energetico guidati che, pur con consulenze gratuite, nell’area urbana hanno tuttavia dato scarsi risultati, se non nulli o di tipo speculativo.

Alla fine del 2017 è stato creato un gruppo di lavoro con l’obiettivo di riunire diversi attori – comuni, Provincia, centri di ricerca regionali (Eurac), istituto per l’edilizia popolare (Ipes), associazione degli amministratori degli edifici (Anaci), banche e associazioni ambientaliste (Legambiente) – al fine di elaborare soluzioni comuni per promuovere iniziative di efficienza energetica.

Il caso di Bolzano secondo i ricercatori rivela una situazione positiva, che ha sviluppato un blocco sociale tra le istituzioni locali, gli attori del mercato e gli attori della società civile. Rispetto al caso di Alessandria viene superata la dipendenza dal percorso dei progetti, con una situazione più composita di crescente interdipendenza tra gli attori locali.

  • Padova

La città di Padova si è distinta per il suo impegno nella promozione di piani e politiche urbane sostenibili: Agenda21, Patto dei Sindaci, Piano Energetico Operativo, acquisti verdi, gruppi di acquisto fotovoltaici.

L’impulso ad affrontare la questione del retrofit è derivato da un progetto finanziato dall’Ue, “Padova Fit”, con obiettivo generale il retrofit di 200 condomini nell’area urbana di Padova.

Il progetto ha consentito di proporre diagnosi energetiche gratuite, con una stima dei costi, dei risparmi energetici e del tempo di ritorno degli investimenti, presentate alle assemblee condominiali con l’ausilio del facilitatore.

A seguito del processo di selezione attraverso una gara pubblica, i condomini hanno ricevuto un’offerta commerciale da una ESCo. Il coinvolgimento delle imprese locali, in particolare ESCo, e l’intermediazione dell’attore pubblico costituiscono il primo aspetto innovativo del progetto, facilitando l’identificazione di società private affidabili e garantendo la qualità del loro intervento.

Il secondo risultato innovativo del progetto è stata la formazione di un gruppo di facilitatori condominiali. Si tratta di una nuova figura professionale che unisce la competenza tecnica relativa ai temi della riqualificazione energetica degli edifici con la capacità di accompagnare l’amministratore e l’assemblea del condominio attraverso il complesso processo decisionale necessario per il miglioramento energetico.

Secondo i ricercatori Padova presenta una situazione caratterizzata da attori più dispersi. Tuttavia, attraverso la leva del finanziamento dell’Ue di recente ha cercato di creare nuove forme di intermediazione tra domanda e offerta, coinvolgendo in modo proattivo i cittadini, gli amministratori di condominio e le loro associazioni, associazioni di (piccoli) proprietari e sindacati di proprietari e inquilini.

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