Il Reddito energetico nazionale è davvero un’opportunità?

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Già esauriti i fondi per il Sud, restano quelli per le altre Regioni, fino al nuovo bando nel 2025. Le criticità della la misura che prevede fotovoltaico a costo zero contro la povertà energetica.

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Dal 5 luglio il Gse sta raccogliendo le domande per l’accesso al Reddito energetico nazionale, la misura istituita tramite decreto del Mase (8 agosto 2023) e rivolta ai soggetti con un Isee inferiore a 15mila euro (30mila euro nel caso di nuclei familiari con almeno quattro figli a carico) per l’installazione di un impianto fotovoltaico domestico a costo zero.

Per i nuclei in difficoltà economica sarà possibile ottenere pannelli per una potenza compresa tra 2 e 6 kW, grazie a contributi in conto capitale alimentati da un fondo rotativo con una disponibilità iniziale di 200 milioni per due anni (2024 e 2025).

Sulla carta la misura è pensata per venire incontro al rischio di povertà energetica cui diverse persone sono esposte nel nostro Paese. Ma appare poco attrattiva per gli operatori e, per come è scritta, potrebbe favorire gli evasori e “dimenticarsi” delle persone in reale condizione di indigenza. Dunque, procediamo in ordine.

Il provvedimento non scalda gli operatori FV, principalmente per motivi economici. Le tariffe sono considerate non all’altezza: 2mila euro di parte fissa e 1.500 euro (inclusa Iva) al kW come parte variabile rappresentano un margine di guadagno troppo basso, soprattutto alla luce della volatilità dei prezzi dell’assicurazione decennale obbligatoria che deve essere garantita da chi installa l’impianto (per un paragone, il Superbonus riconosceva agli operatori fino a 2.400 €/kW Iva inclusa).

Dall’assicurazione al “nero”: tutte le criticità

Il Gse nel regolamento per gli operatori ha inserito clausole importanti, come quella sul cyber risk, che molti prodotti assicurativi non prevedono. Gli assicuratori hanno quindi dovuto integrare le polizze. “Ma nessuno ti assicura per 10 anni, al massimo ci sono rinnovi di anno in anno”, afferma parlando con QualEnergia.it Domenico Bonsignore di 3E, operatore FV del napoletano.

“Il loro timore – aggiunge – è che in 10 anni possano accadere diversi eventi eccezionali, quindi i premi rischiano di aumentare. Dovremmo assumerci quindi un costo assicurativo decennale che va a erodere in buona parte il margine”.

L’azienda si è comunque iscritta al registro che raccoglie gli installatori, istituito dal Gse per supportare i beneficiari nell’individuazione di un’impresa sul proprio territorio di appartenenza. “Lo abbiamo fatto perché la misura ha una funzione solidale”, precisa Bonsignore. Ma c’è qualche dubbio che sia realmente così. Questo perché c’è il rischio che utilizzando questo parametro si favorisca chi nasconde al fisco i propri guadagni o possedimenti.

Un’altra criticità riguarda il fatto che le persone con reddito basso raramente risultino proprietarie di casa, requisito indispensabile per accedere al Reddito energetico.

Il decreto stabilisce che il beneficiario abbia un diritto reale sull’immobile (proprietà, superficie, enfiteusi, usufrutto, uso, ecc.) per cui i titolari di un contratto di locazione o di comodato non sono ammessi. Se da un lato questo costituisce una tutela da parte del Gse, che richiede 10 anni di continuità dell’intervento, che la locazione non garantirebbe, dall’altro esclude molte persone che, possedendo una casa, non rientrano nei parametri Isee.

Un altro tema da non sottovalutare è poi quello relativo alla campagna informativa per raggiungere i possibili beneficiari, che potrebbero essere meno esposti alle comunicazioni ufficiali. Per ora la popolazione sembra aver risposto positivamente.

Secondo quanto riferisce il Gse, la misura ha registrato particolare interesse da parte dei cittadini del Sud, cioè  Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia, per più di 10.500 richieste di accesso agli incentivi, che hanno così saturato il contingente da 80 milioni. Per le restanti Regioni e Province Autonome italiane sono state registrate circa 600 richieste per quasi cinque milioni di euro sui venti disponibili, ovvero il 25% complessivo della disponibilità.

Un nuovo bando verrà aperto nel 2025 con altri cento milioni di euro, di cui l’80% riservato Mezzogiorno. Ricordiamo che è possibile monitorare in tempo reale le risorse disponibili attraverso il contatore pubblico sul sito del Gestore.

Uno stimolo per il FV residenziale?

Italia Solare, associazione che raggruppa gli operatori del fotovoltaico italiano, ha in programma di tenere un webinar per far arrivare la misura a più persone possibili, in collaborazione con i Comuni.

“Al momento gli operatori sono tiepidi, abbiamo ricevuto poche richieste di informazioni”, ci spiega Francesca Lanzetti, del Supporto tecnico legislativo di Italia Solare.

Difficile se non impossibile immaginare che la misura faccia gli straordinari numeri del Superbonus, però “potrebbe riattivare un pezzo di mercato, quello residenziale, che al momento è sofferente dopo la fine del 110%”.

I dati pubblicati da Terna sul primo semestre del 2024 certificano infatti un calo del numero degli impianti domestici.

Il settore potrebbe subire un ulteriore stop con la fine dell’anno, quando l’attuale detrazione Irpef al 50% subirà un taglio (a partire dal 1° gennaio 2025) passando al 36%, con un tetto di spesa dimezzato da 96mila a 48mila euro per unità immobiliare.

Infine, appare probabile che la misura avvantaggerà di più gli operatori medio-grandi che hanno la possibilità di anticipare gli investimenti. Il decreto dispone, infatti, che entro 12 mesi dalla comunicazione dell’accoglimento della richiesta di accesso al beneficio, l’impianto fotovoltaico venga connesso alla rete elettrica ed entri in esercizio: soltanto da allora partono i 60 giorni entro i quali l’operatore può richiedere l’accesso al beneficio e ricevere il contributo.

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