La prima centrale geotermica binaria in Italia… la geotermia che non inquina

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La Regione Toscana ha concesso la prima autorizzazione per una centrale di questo tipo in Italia: non estrae vapore dal sottosuolo, ma fluidi fra i 130 e i 160 °C, senza rilasciare alcuna emissione in aria. Vantaggi e potenzialità nel nostro paese, e i soliti ostacoli.

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Tutti invocano la transizione energetica, ma per basarla su energie rinnovabili intermittenti come solare ed eolico bisognerà trovare un modo di accumulare enormi quantità di energia per il bilanciamento della rete, oppure trovare una fonte rinnovabile che sia programmabile esattamente come il termoelettrico che oggi svolge in gran parte quella funzione.

Impossibile? No, una fonte perfetta a questo scopo ce l’abbiamo a qualche chilometro sotto ai nostri piedi, se solo ci decidessimo a svilupparla. Ci riferiamo naturalmente alla geotermia, il calore del terreno che l’Italia ha imparato per prima a sfruttare per produrre elettricità, ma che ormai da molti anni ha cessato di espandere, fermandosi a 900 MW di centrali.

Forse finalmente l’incantesimo, che ha tenuto bloccata questa “Bella Addormentata” fra le energie rinnovabili, potrebbe spezzarsi: la Regione Toscana ha concesso la prima autorizzazione per la realizzazione di un impianto geotermico non Enel, quindi non di proprietà del monopolista del settore fino al 2010, e non basato sull’estrazione di vapore dal sottosuolo, ma di fluidi fra i 130 e i 160 °C, usati senza rilasciare alcuna emissione in aria.

Se questa centrale a “tecnologia binaria” verrà realizzata, e funzionerà bene come le decine di altre simili esistenti al mondo, ecco che improvvisamente verrà dimostrato che l’Italia dispone, e su una scala potenzialmente enorme, una fonte rinnovabile programmabile.

L’autorizzazione l’ha ottenuta Sorgenia e la centrale dovrebbe essere realizzata nella zona industriale del comune di Abbadia San Salvatore, vicino al fiume Paglia, nel senese.

“È dal 2010 che siamo interessati alla geotermia. Abbiamo impiegato alcuni anni a ricercare in varie parti d’Italia i fluidi geotermici più adatti al tipo di centrale a impatto zero a cui puntavamo”, ci spiega l’ingegner Matteo Ceroti, dirigente del ‘business development’ della società. “E questa di Abbadia è la prima che vorremmo realizzare”.

Ingegner Ceroti, sarà anche la prima, ma è un po’ piccolina, appena 10 MW di potenza?

“Bisogna tenere conto che una centrale di questo tipo marcia 8200-8400 ore l’anno, contro le 1300 ore medie del fotovoltaico. Produce quindi come circa 60 MW di solare, con un’occupazione di suolo 15 volte inferiore”.

Ma come funzionerà questa geotermia binaria?

“Le centrali geotermiche tradizionali impiegano il vapore geotermico stesso per muovere le turbine. Ma quel tipo di risorsa è rara. La nostra centrale utilizzerà acqua a 160 °C in uno scambiatore di calore, dove scalderà un fluido organico che bolle a una temperatura più bassa dell’acqua. Il vapore del fluido organico farà girare la turbina, mentre l’acqua raffreddata verrà rimandata nel sottosuolo. Il vapore, infine, verrà fatto condensare raffreddandolo ad aria, così da non usare acqua neanche per il raffreddamento. Insomma, nessun consumo di risorse, se non quello del calore sotterraneo, e nessuna emissione”.

Nonostante l’impatto zero, scommetto che ci saranno già comitati del No sul piede di guerra…

“In realtà abbiamo incontrato grande interesse e disponibilità, oltre che dalla Regione, anche dal Comune e da una parte della cittadinanza, che teniamo costantemente informata sul progetto. Esistono naturalmente delle posizioni contrarie, come accade spesso anche per i progetti a fonte rinnovabile come questo, ma bisogna tenere conto che la costruzione e gestione della centrale creerà decine di posti di lavoro, che il Comune avrà dei benefici economici, oltre a quelli legati alla valorizzazione, messa in sicurezza e rinaturalizzazione dell’area della Val di Paglia. Sorgenia metterà inoltre gratuitamente a disposizione di altre industrie il calore di scarto della centrale”.

Secondo QualEnergia.it forse la mazzata delle bollette, se non altro, ha ammansito i “No a tutto” spontanei. Certo non ha reso più ragionevole il “No a tutto” istituzionale, quello della Soprintendenza ai Beni Culturali per intendersi, che vorrebbe bloccare pure questo progetto, per quanto sia situato in una zona occupata da capannoni, che non si distinguono per particolare grazia e bellezza. Speriamo che il Consiglio dei ministri eviti questa assurdità (vedi Anche la geotermia innovativa bloccata dal “no” dei Beni culturali).

Soprintendenza permettendo, riceverete incentivi?

“Visto che si tratta di una tecnologia innovativa per l’Italia, andrà supportata nelle sue fasi iniziali. Questi incentivi devono essere definiti dal decreto Fer2, che stiamo però ancora attendendo”.

E che tempi di costruzione prevedete?

“Ottenuta l’autorizzazione ambientale dalla Regione, ora dobbiamo richiedere la concessione mineraria, e speriamo di ottenerla entro il 2022. Cominciando la costruzione nel 2023, dovremmo ottenere i primi kWh nel 2026-2027”.

Ma non sarà che costruirete una centrale che approfitta di condizioni geologiche rare, per cui resterà unica o quasi, senza modificare di molto il panorama energetico nazionale?

“Le risorse geotermiche come quella che intendiamo coltivare sono presenti in tutto il mondo, persino in Germania, dove però devono essere realizzati pozzi di 5-6 km per trovare quei fluidi. In Italia quei fluidi li troviamo a profondità molto inferiori, e in luoghi favorevoli come la Toscana, persino ad appena un chilometro. L’Italia ha quindi un enorme potenziale inespresso sfruttabile grazie alla tecnologia della geotermia binaria e il nostro paese è fra i leader nel mondo. Secondo l’Unione Geotermica Italiana, usando solo le risorse conosciute e disponibili, al 2030 potremmo già raddoppiare la produzione geotermica, da poco meno di 6 ad almeno 12 TWh”.

Ma sarete in grado di gestire questa nuova tecnologia? L’ex monopolista dice che i progetti di geotermia sono molto difficili, che si rischia di rovinare la risorsa se non si sa come modulare estrazioni e reimmissione dei fluidi…

“In realtà le tecnologie binarie sono quelle usate dal maggior numero di centrali geotermiche nel mondo. Non sono un terreno ignoto, e comunque in Sorgenia lavoriamo con professionisti che hanno esperienza pluridecennale nella geotermia e con i quali abbiamo identificato risorse che si prestano a questo tipo di coltivazione”.

Insomma, questa prima centrale binaria potrebbe rompere il ghiaccio che avvolge ormai da troppo tempo la geotermia in Italia.

E visto che queste centrali producono costantemente a tutte le ore e in tutte le stagioni, e possono modulare la propria produzione velocemente quanto qualsiasi altra centrale termoelettrica, una loro rete potrebbe coprire una vasta parte della necessità di bilanciamento in presenza delle enormi potenze intermittenti previste di eolico e fotovoltaico. E senza emettere CO2 o altri inquinanti.

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