Una pompa di calore geotermica da pionieri: realizzata nel 2007, oggi fa risparmiare l’82%

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Un'abitazione si è staccata dal gas installando una pompa di calore geotermica abbinata ad un impianto fotovoltaico. A quindici anni dall'intervento i benefici energetici ed economici sono molto interessanti.

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Tra le soluzioni più efficienti per il riscaldamento/raffrescamento delle abitazioni e per staccarsi definitivamente dal gas o dal gpl ci sono le pompe di calore geotermiche.

Ne abbiamo parlato spesso per la loro efficienza (sotto link ad altri articoli), visto che prelevano calore dal terreno che in profondità conserva temperature stabili (12-13 gradi) ed è inoltre un dispositivo che non ha impatti visivi all’esterno.

Le pompe di calore geotermiche hanno un coefficiente di prestazione (Cop) più elevato delle pompe di calore che prelevano l’aria esterna, sebbene siano sistemi più costosi per abitazioni singole soprattutto per le spese legate alla perforazione.

Nonostante le pompe di calore aria-acqua siano diventate sempre più performanti anche in climi piuttosto freddi come quelli del nord Italia, il settore dell’elettrificazione della climatizzazione è ancora fin troppo marginale in Italia.

Eppure, non mancano gli esempi di abitazioni che stanno optando per queste soluzioni, soluzioni che comunque richiedono sempre un’attenta progettazione e dimensionamento per non rischiare di avere delle bollette elettriche molto salate.

Non mancano in Italia nemmeno i pionieri delle pompe di calore geotermiche, che hanno ad esempio deciso di installarle per la loro abitazione oltre 15 anni fa. Una scelta che si è rilevata assolutamente vantaggiosa dal punto di vista del comfort e del risparmio.

Nel 2007 a Gardolo, in provincia di Trento, un imprenditore del fotovoltaico, oggi in pensione, decise di staccare la sua abitazione dal metano installando una pompa di calore da 9 kW termici (2,6 kW elettrici) con una sonda che scendeva a 120 metri di profondità nel suo terreno.

L’abitazione, ben isolata in fase di riqualificazione energetica, continuò ad utilizzare come sistema di distribuzione i radiatori. Il sistema a pompe di calore per il funzionamento della pdc geotermica venne abbinato ad un impianto fotovoltaico da 8 kW di potenza. A servizio dell’abitazione e della pompa di calore (in inverno) c’è anche un impianto solare termico da 4 mq di collettori.

Marcello Pegoretti, il proprietario dell’abitazione, ha pensato bene, da buon operatore energetico, di tenere sotto controllo consumi e costi di gestione in questi anni, arrivando a definire alcuni dati molto interessanti per quella che lui chiama un modello di “CasaAstuta”. Sfruttando il calore del sottosuolo con la pompa di calore geotermica sta ottenendo un risparmio annuale dell’82,8% dell’energia. Il consumo annuale per metro quadrato dell’abitazione (180 mq) è passato da 145,9 a 25,1 kWh. In termini di kWh il consumo totale è diminuito da 31.471 kWh a 7.935 kWh.

I costi di perforazione sono stati all’epoca intorno ai 50 euro per metro (quindi intorno ai 6mila euro per 120 m di profondità), ma sono spese che vanno incluse nelle detrazioni fiscali (ecobonus o superbonus).

I costi complessivi dell’impianto e della riqualificazione nel complesso sono ammontati a 171mila euro, ma grazie alla detrazione fiscale del 55% in tre anni e all’incentivo del conto energia il saldo nell’arco dei 20 anni è più che positivo, di almeno 60mila euro e pressoché zero emissioni.

Certo, il primo conto energia era generoso, ma quindici anni fa il FV costava intorno ai 7-8mila euro al kW di picco, oggi 4 volte meno. Pompe di calore e FV attuali hanno poi un rendimento molto più efficiente di quindici anni fa.

L’elettricità prodotta dal FV è ancora elavata (9.200 kWh/anno) e quella autoconsumata è intorno ai 3.000 kWh/anno. La bolletta elettrica del 2021 è stata pari a 2.100 €, che non vanno solo imputati al funzionamento della pdc, ma anche alla ricarica dell’auto elettrica (dal conto energia arrivano ancora 3.559 €/anno).

La famiglia Pegoretti che ci ha segnalato questo intervento (ripreso anche dall’Adige), la conosciamo da anni, perché titolari dell’azienda Elettropiemme, molto attiva nei primi anni del conto energia. Oggi Marcello e Massimo, padre e figlio, non negano la loro perplessità sulla decisione di 47 comuni della provincia di Trento di essere metanizzati, quando invece sarebbero tante e varie le soluzioni per evitare il riscaldamento con una energia fossile inquinante: “il principale ostacolo non sono le tecnologie, ma la mentalità e la non conoscenza di queste tecnologie”, ha detto Pegoretti.

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