Petrolio e guerra Israele-Iran: la Iea rassicura

CATEGORIE:

Il nuovo Oil Market Report annuale mostra che le inevitabili incertezze dovute al conflitto si inseriscono in un contesto in cui la crescita della domanda è in calo, grazie anche ai veicoli elettrici, mentre la produzione è più che sufficiente.

ADV
image_pdfimage_print

Dopo gli allarmi dei giorni scorsi, già oggi sono in parte rientrati i timori di rialzi fuori controllo dei prezzi del petrolio dovuti all’aggressione di Israele all’Iran e al conflitto conseguente.

Le offerte di compromesso della repubblica islamica e la speranza crescente che lo scontro non si allarghi e non porti al blocco dello stretto di Hormuz si stanno riflettendo in valori che, sia per il WTI che per il Brent, restano ampiamente sotto ai 75 $ al barile, dopo la fiammata di venerdì 13, a ridosso dell’attacco partito da Tel Aviv, che li aveva visti schizzare dai circa 68 del giovedì a oltre 76.

In questo contesto a dir poco incerto, oggi la Iea, l’Agenzia internazionale per l’energia, ha presentato il suo report annuale sul petrolio, spiegando che, al netto dell’imprevedibilità geopolitica, siamo in una situazione in cui non ci sono le basi per rincari.

“Al momento non vediamo rischi di sconvolgimenti nelle forniture, mentre prevediamo che la domanda crescerà molto meno della produzione. Le prospettive sono dunque rassicuranti e i fondamentali non giustificano rincari”, ha dichiarato questa mattina, alla conferenza stampa online di presentazione del rapporto, il direttore esecutivo dell’Agenzia, Fatih Birol.

Lo stesso Birol ha aggiunto che “comunque non c’è spazio per l’autocompiacimento in tema di sicurezza energetica e la Iea resta impegnata a monitorare ed eventualmente ad agire assieme a produttori e consumatori” (video in basso assieme al link al report).

L’economia e la tregua dall’Opec+

L’Iran, mostra il report, produce circa 4,7 milioni di barili al giorno (mb/g), quasi tutti destinati al mercato cinese, su una produzione mondiale di circa 110 mb/g e una domanda di circa 105 mb/g, mentre le scorte sono alte e si prevede un rallentamento dei consumi.

Tensioni internazionali e commerciali irrisolte, infatti, hanno ridotto le previsioni di crescita del Pil mondiale per il 2025 di circa mezzo punto percentuale, portandole al 2,8%; si prevede che la crescita anche per il resto del decennio resti sotto il trend storico del 3% annuo, con inevitabili ripercussioni sui consumi petroliferi.

Nel frattempo, la decisione dell’Opec+ guidata dall’Arabia Saudita, di allentare i tagli produttivi a partire da maggio 2025, ha modificato il quadro dell’offerta globale.

A ciò si è aggiunto l’effetto dei dazi più elevati sugli scambi commerciali, che ha spinto i prezzi del petrolio ai minimi degli ultimi quattro anni tra aprile e inizio maggio, inducendo i produttori a rivedere i piani di investimento.

La domanda frena

Dopo un decennio in cui la crescita della domanda è stata dominata dalla Cina, che ha rappresentato il 60% dell’aumento globale, lo scenario è destinato a cambiare.

Secondo la Iea, la domanda cinese raggiungerà il picco nel 2027, grazie all’esplosione delle vendite di veicoli elettrici, all’espansione dei treni ad alta velocità e all’adozione di camion alimentati a gas naturale.

A livello globale, si prevede che la domanda aumenterà di 2,5 mb/g tra il 2024 e il 2030, raggiungendo un plateau di circa 105,5 mb/g entro fine decennio. Tuttavia, il ritmo di crescita rallenterà: dai circa 700mila barili al giorno attesi nel 2025-2026 si passerà a incrementi marginali, con un possibile calo già nel 2030.

Il fattore veicoli elettrici

La crescita rallentata della domanda di oro nero si spiega anche con la sostituzione del petrolio in diversi settori. Le vendite globali di auto elettriche, salite a 17 milioni di unità nel 2024 e attese oltre i 20 milioni nel 2025 (circa un quarto del mercato), sono uno dei fattori chiave.

Secondo le stime della Iea, i veicoli elettrici elimineranno 5,4 mb/g di domanda di petrolio entro fine decennio. Anche la sostituzione del petrolio con gas naturale e rinnovabili, soprattutto in Medio Oriente e in Arabia Saudita, contribuirà al contenimento dei consumi.

Dal 2026 sarà l’industria petrolchimica a guidare la crescita dei consumi: il settore assorbirà un barile di petrolio su sei entro il 2030. Di contro, la domanda di petrolio legata ai combustibili (escludendo dunque quella legata alla petrolchimica e altri usi) potrebbe toccare il picco già nel 2027, anche se il consumo di carburanti fossili per l’aviazione proseguirà la crescita.

Offerta in espansione

Sul fronte dell’offerta, la capacità produttiva globale di petrolio è destinata a salire di 5,1 mb/g, toccando 114,7 mb/g entro il 2030, con un incremento sostenuto principalmente da Arabia Saudita e Stati Uniti.

L’aumento della produzione da parte di Usa, Canada, Brasile, Guyana e Argentina sarà sufficiente a coprire la crescita della domanda globale nei prossimi anni.

In mancanza di shock geopolitici, il mercato resterà bilanciato fino al 2030. Tuttavia, la capacità produttiva potrebbe contrarsi dopo il 2029, con il progressivo esaurimento della pipeline di nuovi progetti non-Opec+, spiega il report.

La Iea segnala che il settore della raffinazione dovrà adattarsi a queste nuove dinamiche: nel 2030, la capacità netta di raffinazione supererà ampiamente la domanda di prodotti raffinati, spingendo probabilmente verso ulteriori chiusure di impianti.

Investimenti in calo

Il forte calo dei prezzi registrato a inizio 2025 e l’incertezza del contesto stanno incidendo anche sugli investimenti upstream: sono previsti in calo del 6% nel 2025, scendendo a circa 420 miliardi di dollari.

I maggiori tagli riguarderanno il settore del tight oil statunitense, mentre i progetti convenzionali, esistenti e nuovi, si dimostreranno più resilienti. Tuttavia, l’aumento dei costi produttivi e dei dazi potrebbe comprimere ulteriormente gli investimenti, a meno di un nuovo rialzo stabile dei prezzi.

ADV
×
0
    0
    Carrello
    Il tuo carrello è vuotoRitorna agli abbonamenti
    Privacy Policy Cookie Policy