Con Petro la Colombia potrebbe essere il primo produttore rilevante a frenare sulle fossili

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Tra gli impegni del neo-presidente di sinistra lo stop alle nuove licenze di esplorazione e ai progetti offshore e di fracking. Ma non saranno promesse facili da mantenere.

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Il primo presidente di sinistra mai eletto in Colombia dovrebbe portare la nazione latinoamericana verso una riduzione della sua produzione di combustibili fossili.

Gustavo Petro, eletto domenica sera insieme all’attivista ambientale Francia Marquez, che sarà vicepresidente, si è infatti impegnato a “intraprendere una graduale riduzione della dipendenza economica dal petrolio e dal carbone”, a non concedere nuove licenze per l’esplorazione di idrocarburi durante il suo mandato quadriennale e a interrompere tutti i progetti pilota di fracking ed estrazioni offshore.

Se Petro, ex militante del movimento guerrigliero M-19, manterrà le sue promesse, la Colombia potrebbe dunque diventare il più grande produttore di combustibili fossili ad avviarsi verso uno stop alla produzione, per quanto graduale.

Ai colloqui sul clima della Cop26 a Glasgow lo scorso anno, ricordiamo, Costa Rica e Danimarca hanno lanciato un’alleanza di paesi impegnati a eliminare gradualmente la produzione di petrolio e gas nota come Beyond Oil and Gas Alliance, che rappresentano collettivamente lo 0,2% della produzione mondiale di petrolio, mentre la Colombia produce circa l’1% del carbone (di cui è sesta esportatrice mondiale), del petrolio e del gas.

L’adesione all’alleanza richiederebbe alla Colombia di trasformare in legge l’impegno a porre fine immediatamente all’aumento delle estrazioni e a fissare una data di fine per tutta la produzione, in linea con l’avvertimento della Iea (International energy agency), secondo la quale i nuovi investimenti in fossili sono incompatibili con i target climatici.

Nel suo manifesto, Petro si è impegnato a fare in modo che la compagnia petrolifera di Stato Ecopetrol, che produce petrolio in tutte le Americhe, svolga “un ruolo di primo piano nella transizione”.

L’idea è quella di generare e poi vendere dei “crediti di carbonio” per le emissioni di gas serra evitate lasciando sotto terra carbone, gas e petrolio e proteggendo la foresta pluviale amazzonica.

Certo, quelle di Petro non saranno promesse facili da mantenere: la maggioranza in parlamento è tendenzialmente contraria, la Corte Suprema può contestare le sue riforme e ha solo 4 anni di tempo, dato che la costituzione colombiana esclude un doppio mandato.

Le esportazioni di petrolio e carbone, inoltre, sono la principale fonte di valuta estera della Colombia e, in regioni come La Guajira e Cesar, l’estrazione del carbone rappresenta circa un terzo del prodotto interno lordo e fornisce molti posti di lavoro.

Anche per questo, Pedro e Marquez prevedono di spingere sulle rinnovabili in queste aree, ad esempio con grandi progetti solari nella regione desertica settentrionale di La Guajira, anche con accordi di “proprietà mista” con le comunità indigene Wayuu, i lavoratori delle miniere di carbone e i poteri locali.

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