Overshoot Day, da oggi l’Italia consuma più di quello che la Terra può dare

Il “giorno del sorpasso” è arrivato in anticipo rispetto allo scorso anno (24 maggio nel 2018) e a breve distanza dall’Overshoot Day medio per le nazioni europee.

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Quest’anno l’Italia ha iniziato a indebitarsi prima del solito con la Terra.

Proprio oggi, 15 maggio, è il cosiddetto “Overshoot Day” per il nostro paese (nel 2018 era stato il 24 maggio), il momento in cui gli abitanti della Penisola hanno già consumato più risorse naturali di quelle che avevano a disposizione per un anno.

Il “giorno del sorpasso” italiano è arrivato a breve distanza dall’Overshoot Day medio per l’Unione europea (10 maggio), secondo i calcoli sull’impronta ecologica compiuti dall’organizzazione internazionale di ricerca Global Footprint Network e pubblicati in collaborazione con il WWF nel documento Living beyond nature’s limits (allegato in basso), come riassume lo schema sotto.

In altre parole, se l’intera popolazione mondiale vivesse con i medesimi standard di consumo degli europei/degli italiani, ci vorrebbero quasi tre pianeti per soddisfare i loro bisogni in modo sostenibile dal punto di vista ambientale.

Perché nel giorno del sorpasso succede questo: le persone hanno già speso tutto il budget naturale che il Pianeta aveva loro assegnato per quel dato anno, quindi stanno continuando a peggiorare il deficit ecologico complessivo.

Qualche esempio: gli italiani da oggi contribuiranno a rilasciare nell’aria più emissioni di anidride carbonica rispetto a quelle che la Terra è capace di assorbire, contribuiranno a disboscare più terreni ed esaurire più risorse alimentari in confronto a quelle che gli ecosistemi sono in grado di rigenerare, e così via.

Deforestazione, inquinamento atmosferico, perdita di biodiversità, distruzione di ambienti naturali, eccessivo sfruttamento dei suoli per l’agricoltura e dei mari per la pesca, sono alcune delle conseguenze di un modello economico-energetico che prende dalla Terra molto più di quanto la Terra stessa può restituire.

Più in dettaglio, l’impronta ecologica dice quante risorse naturali stiamo utilizzando a livello globale, secondo una serie di parametri, come la domanda di terreni per i pascoli e le colture agricole, l’occupazione dei suoli per costruire edifici, strade e industrie, l’abbattimento delle foreste per ricavare legname.

Mentre la biocapacità descrive la capacità degli ecosistemi di rinnovarsi, rigenerando nel tempo le risorse che sono state consumate dall’uomo, attraverso le cosiddette “aree biologicamente produttive” espresse in ettari globali di terreno (Global Hectare, gha).

E il rapporto WWF-Global Footprint Network evidenzia che tutti i paesi europei stanno vivendo sopra le possibilità del nostro Pianeta, con un’impronta ecologica notevolmente maggiore della biocapacità; l’Italia, ad esempio, ha un’impronta ecologica di circa 4,4 gha pro capite contro una media globale della biocapacità di circa 1,6 gha pro capite.

Ricordiamo che proprio nei giorni scorsi l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) ha rilanciato l’allarme sulla perdita di biodiversità, perché l’uomo sta degradando le risorse naturali planetarie con una velocità mai vista prima, tale da mettere a rischio la sopravvivenza di molti ecosistemi e da incrementare gli effetti dei cambiamenti climatici (vedi qui).

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