Ovunque ci sia bisogno di grandi quantità di vapore o calore ad alte temperature si utilizzano caldaie industriali, solitamente alimentate a gas fossile e fonti di energia con livelli elevati di emissioni nocive.
Nel sud della California una nuova norma mira a cambiare questa situazione, promuovendo la transizione verso “caldaie elettriche”, cioè pompe di calore elettriche e simili. I suoi sostenitori sperano la misura possa fare da modello a livello nazionale americano e anche oltre confine.
La settimana scorsa, i regolatori del South Coast Air Quality Management District hanno infatti approvato una misura (pdf) secondo cui, a partire dal 2026, le caldaie più piccole nei nuovi edifici industriali dovranno rispettare limiti di emissioni pari a zero.
Per dare un termine di paragone a noi più vicino, anche se un po’ spurio visto che riguarda gli edifici residenziali, la Direttiva sul rendimento energetico degli edifici (Epbd) dell’Unione europea, meglio nota come Direttiva “case green”, pone per gli edifici nuovi l’obbligo di zero emissioni dal 2028 nel settore pubblico e dal 2030 per i privati.
Nell’Ue, per altro, la Commissione europea deve ancora decidere quale sarà il futuro delle caldaie a gas nelle case, se cioè saranno ancora finanziabili con i bonus edilizi o altri meccanismi di sostegno e quali caratteristiche dovranno avere per essere ammesse ai finanziamenti (Direttiva case green, giorni decisivi a Bruxelles per gli incentivi alle caldaie a gas).
Tornando in California, la norma si applica alle caldaie con potenza compresa fra 20 kW e 586 kW e gli ultimi a dover effettuare il passaggio sono gli impianti esistenti con unità ad alta temperatura, che avranno tempo fino al 2033.
La scadenza più lunga è stata pensata, in parte, per dare ai produttori di pompe di calore elettriche e di soluzioni di accumulo termico il tempo necessario per aumentare la produzione in modo da soddisfare la nuova domanda.
Le caldaie e gli scalda-acqua coperti dalla nuova normativa della California meridionale rappresentano circa il 9% di tutte le emissioni di ossidi di azoto (NOx) da fonti fisse, alla base dello smog nella regione. Una volta a regime entro il 2033, la misura dovrebbe ridurre l’inquinamento di 5,6 tonnellate di NOx al giorno, l’equivalente di un taglio del 50% di tutte le emissioni di smog prodotte dalle automobili nella regione.
La misura dovrebbe anche ridurre significativamente la domanda industriale di gas fossile, che emette CO2 quando viene bruciato. Le caldaie, le stufe e le infrastrutture stesse possono rilasciare metano, un potente gas serra, anche quando non sono in uso.
Il distretto include ampie sezioni delle contee di Los Angeles, Orange, Riverside e San Bernardino e comprende la regione più inquinata dall’ozono degli Usa.
Verso un piano organico di riduzione delle emissioni industriali
La misura è solo l’ultima di una serie adottata per ridurre l’inquinamento prodotto dalla vasta base industriale dell’area. Gli impianti di produzione sono responsabili di oltre un quinto delle emissioni annuali di gas serra in California, rappresentando la fonte più importante dopo i trasporti.
Ma, a differenza di quanto fatto per i veicoli e le centrali elettriche, lo Stato americano non ha ancora sviluppato un piano completo per azzerare le emissioni delle fabbriche.
A tal fine, il Parlamento della California ha recentemente approvato un disegno di legge per creare una strategia di decarbonizzazione del settore manifatturiero, che vale 400 miliardi di dollari. La misura, attualmente in discussione presso il Senato dello Stato americano, richiederebbe alla Commissione per l’energia della California di valutare il potenziale delle fabbriche di ridurre l’inquinamento derivante dall’applicazione del calore e dai processi industriali.
“Quello che stiamo cercando di fare è capire come trasformare l’industria e guidare i giusti tipi di investimenti… che diano priorità alla tecnologia a basse e zero emissioni”, ha dichiarato Evan Gillespie, socio di Industrious Labs, con sede a Los Angeles, che ha partecipato alla stesura della legge insieme a Earthjustice.
“È diverso dal pensionare una centrale a carbone e sostituirla con elettricità pulita. Vogliamo davvero assicurarci che queste fabbriche prosperino in California. Vogliamo quindi trattare questa transizione come un investimento nella modernizzazione dell’industria”, ha aggiunto.
“È uno di quei regolamenti di cui beneficeranno letteralmente tutte le persone della regione, perché le apparecchiature verranno ripulite vicino a loro”, ha dichiarato Adrian Martinez, avvocato di Earthjustice.
“In precedenza, c’era l’idea che ci saremmo limitati a ripulire gradualmente queste grandi caldaie o a ottenere un metano più pulito. Questa misura riconosce che non è abbastanza per quello che dobbiamo ottenere nella nostra regione” per raggiungere gli obiettivi di qualità dell’aria e del clima, , ha aggiunto il legale.
Preoccupazioni per i costi iniziali
I critici hanno sollevato preoccupazioni sui costi iniziali di adeguamento alle misure, soprattutto per le imprese più piccole e a conduzione familiare.
In una lettera alle autorità di regolamentazione, Yoon Dong Kim, presidente della Korean Dry Cleaners and Laundry Association della California meridionale, ha dichiarato di temere che “l’onere finanziario imposto dagli aggiornamenti e dai retrofit obbligatori possa rivelarsi insormontabile per queste piccole imprese”, che rappresentano un’importante fonte di posti di lavoro e di “coesione sociale” nelle comunità sottorappresentate.
Il regolatore, da parte sua, ha dichiarato di aver avviato un confronto con i gruppi industriali delle lavanderie a secco e di stare sviluppando un programma di sconti per contribuire a ridurre il costo dell’installazione di nuove unità a emissioni zero o dell’aggiornamento dei quadri elettrici.
Rappresentanti dell’autorità di regolazione del distretto hanno osservato che, sebbene le pompe di calore elettriche e altre tecnologie possano inizialmente costare di più rispetto alle caldaie a gas, le unità a emissioni zero possono in ultima analisi far risparmiare le aziende nel corso della propria vita, grazie alla loro maggiore efficienza energetica.
Un’altra grande preoccupazione degli scettici è la limitata disponibilità di tecnologie a zero emissioni, in particolare per le unità ad alta temperatura.
Circa il 43% delle emissioni di calore industriale proviene da applicazioni di calore a bassa temperatura, o al di sotto dei 200 °C, per le quali sono prontamente disponibili soluzioni commerciali, ha detto Gillespie. Al di sopra di questa temperatura, molte tecnologie sono ancora in fase di sviluppo o vengono impiegate solo relativamente da poco.
La norma del South Coast Air Quality Management District prevede eccezioni per le aziende nel caso in cui le tecnologie più pulite non maturino come previsto, o nel caso in cui gli impianti a zero emissioni non siano prontamente disponibili al momento delle scadenze.
Secondo i sostenitori, uno degli obiettivi principali della definizione di questa regola è proprio quello di inviare un segnale ai produttori di pompe di calore e ad altri fornitori affinché inizino a incrementare l’attività, e approfittino dei milioni di dollari di incentivi federali Usa ora disponibili per fare esattamente questo.
“Vediamo davvero la California come un luogo in cui guidare la trasformazione della tecnologia… che aiuterà a decarbonizzare l’industria in tutto il Paese”, ha detto Gillespie.