L’Italia perde attrattività per gli investimenti in energie rinnovabili

Pesano i punteggi molto negativi assegnati da Ernst & Young in alcune categorie del suo indice globale: eolico offshore, solare CSP, energia marina.

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L’Italia ha perso altre due posizioni nella classifica globale degli investimenti in fonti rinnovabili elaborata da Ernst & Young (EY).

Nell’edizione di maggio dell’indice RECAI, Renewable Energy Country Attractiveness Index, il nostro paese è sceso al diciannovesimo posto, in una graduatoria che vede, per la prima volta dal 2016, gli Stati Uniti davanti a tutti.

L’indice RECAI è una sorta di “termometro” che misura quanto è conveniente investire nelle energie rinnovabili in 40 nazioni, attraverso una complessa metodologia che assegna punteggi specifici alle singole tecnologie (eolico a terra e offshore, fotovoltaico, biomasse e così via), secondo molteplici parametri economici, finanziari e di altro tipo.

Per la nuova edizione, EY ha inserito alcuni parametri di correzione per considerare gli effetti dell’emergenza coronavirus sull’evoluzione degli investimenti, parametri legati alla forza del sistema sanitario, alla vulnerabilità del sistema economico e alla dimensione demografica della popolazione a rischio.

Nella classifica finale di maggio 2020, l’Italia ha conquistato un punteggio di 50,4, quindi ben lontana dagli Stati Uniti al primo posto con 65,8.

Guardando ai singoli settori delle rinnovabili, il nostro paese ha ottenuto i risultati più alti nel solare fotovoltaico e nelle biomasse, con rispettivamente 41,3-40,2 mentre i punteggi più bassi riguardano l’eolico offshore, l’energia marina e il solare CSP.

Proprio in tema di solare termodinamico CSP, ricordiamo che nei mesi scorsi è “saltata” l’associazione di settore, l’Anest, a causa del totale tracollo degli investimenti in nuovi progetti italiani per questa tecnologia; vedi l’articolo Solare termodinamico, analisi di un tracollo tutto italiano.

E finora nemmeno l’eolico offshore è riuscito a partire in Italia, ostacolato da continui ritardi nei procedimenti per ottenere le autorizzazioni; vedi l’articolo Niente eolico offshore in Sicilia. L’Italia resta aggrappata al progetto di Taranto.

Intanto nella classifica di EY osserviamo il balzo in avanti della Spagna, ora undicesima (quindicesima nella rilevazione precedente di fine 2019), grazie agli obiettivi “verdi” sempre più ambiziosi pianificati dal nuovo governo Sánchez; tra l’altro, l’esecutivo ha appena proposto una legge per azzerare le emissioni di CO2 entro il 2050.

Bene anche la Francia al terzo posto, grazie alle aste che stanno assegnando nuova potenza nell’eolico e nel fotovoltaico, nell’ambito della programmazione pluriennale dell’energia che punta a 80 GW di capacità installata in queste due fonti rinnovabili nel 2028.

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