C’è ancora troppo carbone nei piani europei per il 2030, tanto da mettere a rischio l’intera politica Ue sull’energia e il clima.
Una recente analisi di Climate Action Network Europe (CAN) e Sandbag evidenzia alcune storture nelle bozze dei documenti inviati dagli Stati membri a Bruxelles, con le misure che i diversi governi intendono adottare per promuovere le fonti rinnovabili e ridurre le emissioni inquinanti (vedi anche qui).
In particolare, si legge nel documento Just transition or just talk? (allegato in basso), tra dieci anni in tutta Europa saranno in funzione 60 GW di centrali a carbone, poco meno della metà rispetto ai 143 GW di oggi.
Solamente otto paesi, tra quelli che utilizzano questa fonte fossile per produrre elettricità, hanno inserito un obiettivo esplicito per l’uscita dal carbone (coal phase-out) entro il 2030 nelle rispettive strategie nazionali.
E nella lista delle nazioni più virtuose, ai primi posti, troviamo proprio l’Italia che ha stabilito di azzerare gli impianti “sporchi” nel 2025, come riassume la tabella seguente, dove l’acronimo NECP (National Energy and Climate Plans) si riferisce ai Piani nazionali integrati per l’energia e il clima, PNIEC.
Anche Svezia e Gran Bretagna puntano a eliminare il carbone, ma nei loro piani mancano indicazioni chiare in merito.
Peccato, prosegue l’analisi di CAN e Sandbag, che ben 11 paesi non abbiano previsto di abbandonare la risorsa fossile più inquinante al 2030; in molti casi, anzi, continueranno a utilizzare la maggior parte delle unità a carbone attualmente in attività, con poche o nulle dismissioni di vecchi impianti.
Questo vale soprattutto per sei Stati membri: Repubblica Ceca, Grecia, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia, mentre la Germania dovrebbe tagliare da 44 a 17 GW la potenza installata nel carbone, rimanendo al secondo posto assoluto dietro la Polonia con quasi 23 GW ancora in esercizio nel 2030.
La mappa sotto fotografa la situazione odierna vs quella che dovrebbe presentarsi in Europa tra dieci anni.
Infine, segnala il documento, le nazioni che continuano a puntare sul carbone ricevono diversi finanziamenti europei destinati a supportare il graduale abbandono di tale fonte dai rispettivi mix energetici; si parla, ad esempio, di 26 miliardi di euro per il periodo 2021-2030 per quanto riguarda i fondi provenienti dal mercato EU-ETS (Emissions Trading Scheme).
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