La Germania punta a eliminare il carbone, ma nel 2038

Le raccomandazioni della commissione speciale incaricata dal governo di elaborare una strategia per abbandonare questa produzione da fonte fossile.

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La Germania sta per dire addio al carbone?

Dovrebbe farlo al più tardi nel 2038 secondo le raccomandazioni appena pubblicate dalla commissione speciale incaricata dal governo tedesco, lo scorso anno, di elaborare una strategia per abbandonare definitivamente questa fonte fossile.

Anche l’Italia ha stabilito di lasciare il carbone entro una data certa, il 2025, mentre un recente studio dell’Istituto Affari Internazionali spiegava che il nostro paese potrebbe raggiungere questo risultato investendo essenzialmente in rinnovabili, efficienza energetica e controllo della domanda, anziché realizzare nuove infrastrutture a gas.

E se ci saranno condizioni favorevoli, lo stop al combustibile “sporco” in Germania potrebbe arrivare un po’ prima, nel 2035, evidenzia il documento di più di 300 pagine ampiamente atteso a Berlino, dopo mesi di discussioni e negoziati tra le parti coinvolte.

Per le associazioni ambientaliste è una buona notizia, anche se Greenpeace e WWF affermano che la commissione avrebbe dovuto anticipare ancora di qualche anno lo stop al carbone, in linea con le analisi dell’IPCC sui cambiamenti climatici che indicano un phase-out entro il 2030 per rispettare gli accordi di Parigi sulle emissioni.

Ma il lavoro più difficile inizierà nelle prossime settimane, quando la coalizione CDU-SPD di Angela Merkel (vedi QualEnergia.it sulle difficoltà incontrate nelle ultime elezioni regionali dai partiti di governo) dovrà dimostrare di possedere la forza politica necessaria per attuare il piano proposto dalla commissione.

D’altronde, la commissione, composta di 28 membri, rappresenta una vasta fetta del mondo politico, economico e sociale della Germania.

Certo le sfide e le incognite sono tante: come rinunciare al carbone, oltre che al nucleare – ricordiamo che Berlino ha già deciso di chiudere tutti i suoi reattori entro il 2022 – senza mettere a rischio la sicurezza del sistema elettrico nazionale?

Come evitare il collasso economico delle regioni minerarie? E come mantenere competitivi i prezzi all’ingrosso dell’energia elettrica?

Le tappe per uscire dal carbone

Vediamo più in dettaglio il programma suggerito dalla commissione, grazie anche alle informazioni divulgate dal sito web Clean Energy Wire, che ha sempre seguito da vicino l’evoluzione della transizione energetica tedesca (Energiewende).

In sintesi, la prima tappa prevede di ridurre la capacità per gli impianti a carbone e lignite di una dozzina di GW entro il 2022, rispetto ai livelli del 2017. La stima include le chiusure già programmate dalle utility.

Poi nel periodo 2023-2030 bisognerebbe eliminare altri 12 GW di capacità.

In pratica, la potenza installata nel carbone dovrebbe scendere a circa 17 GW in totale tra poco più di dieci anni dagli attuali 42 GW, azzerandosi infine nel 2038 o nel 2035 nello scenario più favorevole.

Ricordiamo che la Germania punta a tagliare le emissioni di gas-serra in campo energetico del 61-62% nel 2030, in confronto ai valori registrati nel 1990 (175-183 milioni di tonnellate di CO2 equivalente vs 466 Mt CO2e), un compito che solamente l’uscita dal carbone renderebbe fattibile.

Il mix elettrico in Germania nel 2018

Nel 2018, secondo i dati preliminari diffusi nei giorni scorsi da Agora Energiewende, le rinnovabili hanno generato il 35% dell’elettricità in Germania, pareggiando per la prima volta l’output di carbone e lignite, come riassume il grafico sotto (pag. 13 della presentazione allegata in fondo all’articolo, clicca sopra per ingrandire).

Se invece si parla di consumi lordi di energia elettrica, la quota delle rinnovabili è stata pari al 38,2% quindi lo stesso livello, anche in questo caso, di carbone e lignite.

Accanto alla produzione record delle tecnologie pulite con 229 TWh (in alcuni periodi hanno superato il 40% grazie alle condizioni ambientali molto favorevoli per l’eolico e il fotovoltaico), Agora Energiewende ha registrato il punto più basso della storia per il contributo del carbone (hard coal nel grafico sotto, pag. 14 della presentazione, clicca sopra per ingrandire): 83 TWh nel 2018, mai così poco dal 1949, mentre la lignite è rimasta sostanzialmente sui numeri degli anni passati con 146 TWh.

Quali investimenti?

Il problema è come sostituire quella porzione della torta energetica, ancora molto ampia, costituita dalle fonti convenzionali e dal nucleare.

Non basterà espandere continuamente la capacità installata nelle rinnovabili, avvertono gli esperti della commissione speciale.

Berlino dovrà investire moltissimo anche in altri settori, tra cui: potenziamento delle linee elettriche, sistemi di accumulo, reti intelligenti per gestire i picchi dei consumi (ad esempio con soluzioni di controllo attivo della domanda), incremento della generazione a gas.

Difatti, nella parte dedicata alle compensazioni economiche per le regioni minerarie – si parla di almeno 40 miliardi di euro in vent’anni e di 60.000 posti di lavoro collegati direttamente o indirettamente all’industria convenzionale del carbone – la commissione raccomanda di finanziare anche la riconversione dei vecchi siti in distretti innovativi destinati alle rinnovabili, agli accumuli energetici e alle tecnologie power-to-gas (P2G, vedi anche QualEnergia.it).

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