La Germania svela il suo piano per il clima al 2030

Un mercato nazionale del carbonio per edifici e trasporti, incentivi per efficienza energetica e auto elettriche. Previste compensazioni per i cittadini. Un pacchetto di misure giudicato ben poco ambizioso dai Verdi e da molti analisti dell'ambientalismo tedesco.

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Un mercato del carbonio per “colpire” le emissioni inquinanti dei trasporti e degli edifici: questa è una delle misure concordate nelle scorse ore dal governo tedesco nella nuova strategia per il clima al 2030.

Il programma per la protezione climatica (Klimaschutzprogramm, allegato in basso), frutto di una complessa  mediazione politica tra le diverse parti che compongono la coalizione del cancelliere Angela Merkel (CDU-CSU, socialdemocratici) contiene diversi punti che dovrebbero portare la Germania a ridurre le emissioni di CO2 del 55% nel 2030, in confronto ai livelli del 1990.

Così Berlino punterebbe ad accelerare la transizione dai combustibili fossili verso le energie rinnovabili. Ricordiamo però che l’obiettivo di tagliare le emissioni del 40% nel 2020 è ormai sostanzialmente fuori portata.

Intanto il governo ha approvato un disegno di legge per finanziare con 40 miliardi di euro l’uscita dal carbone delle regioni minerarie, attraverso gli investimenti in tecnologie pulite e la riconversione economica-industriale poiché la chiusura degli ultimi impianti a carbone/lignite è prevista nel 2038.

La strategia elaborata dal “gabinetto climatico” dell’esecutivo guidato da Angela Merkel prevede, in particolare, un mercato nazionale del carbonio in due settori – edifici e trasporti – che non sono coperti dal mercato europeo ETS (Emissions Trading Scheme).

Parliamo di un meccanismo di carbon pricing: lo scopo è far pagare le emissioni di anidride carbonica a chi inquina di più. Si partirà con un prezzo di 10 euro per la singola tonnellata di CO2 nel 2021, per poi salire progressivamente fino a 35 €/tCO2 nel 2025.

Solo dal 2025 partirà lo scambio dei certificati di emisssioni. E dal 2026 la Germania stabilirà un budget prefissato per le emissioni, che diminuirà ogni anno in linea con gli obiettivi climatici al 2050; le quote di CO2 saranno assegnate all’asta con dinamiche di mercato, ma entro un corridoio minimo-massimo di 35-60 €/tCO2 (il corridoio di prezzo per gli anni successivi andrà definito negli aggiornamenti futuri del programma climatico).

Poi Berlino è favorevole a estendere il sistema ETS a tutti i settori, in modo da creare un mercato continentale della CO2 con l’eventuale fissazione di un determinato valore minimo (floor price) per ogni tonnellata di anidride carbonica nei comparti già inclusi nell’ETS.

Il programma tedesco prevede anche diverse misure di compensazione per cittadini e imprese, ad esempio il governo intende ridurre gradualmente il prezzo dell’energia elettrica attraverso un alleggerimento di alcune voci che gravano sulla bolletta, come gli oneri di rete e il sovrapprezzo con cui si finanziano le fonti rinnovabili; queste ultime andranno invece supportate con i proventi del carbon pricing. Sono previste inoltre delle compensazioni (detrazioni fiscali) per i pendolari che, a regime, saranno di circa 30 €cent per km percorso.

La strategia per il clima poi comprende agevolazioni e incentivi di vario tipo per favorire gli interventi di efficienza energetica negli edifici (isolamento termico, sostituzione degli infissi e dei vecchi generatori di calore con impianti più moderni) e per promuovere la diffusione delle auto elettriche.

Per quanto riguarda le rinnovabili si punta al 65% nel 2030 dal 38% circa raggiunto nel 2018, ma come arrivare a un simile traguardo è ancora oggetto di discussione.

L’eolico dovrebbe avere un ruolo dominante in questa crescita, ma la realizzazione di nuovi impianti a terra in questo momento è un po’ frenata dai limiti di potenza introdotti nelle aste e da vari ostacoli non solo burocratici, ma anche legati alla scarsa accettazione delle pale eoliche da parte di molte comunità locali.

Intanto in Germania da gennaio a giugno 2019 le rinnovabili hanno coperto il 44% dei consumi elettrici lordi nazionali, mai così bene per un intero semestre.

Secondo i Verdi tedeschi questo pacchetto di misure è modesto e non dimostra coraggio per una vera accelerazione della transizione energetica: si punta ad un meccanismo di scambio delle emissioni che ha dimostrato di non essere efficace in questi anni e peraltro il prezzo di entrata della CO2 (10 €) è troppo basso.

Tutti questi investimenti non verranno realizzati in deficit, dicono le fonti governative, che nonostante i tassi di interesse negativi, continuano a innalzare di fronte a una pesante crisi climatica (e forse, prossimamente, anche economica) la bandiera del pareggio di bilancio.

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