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La Cina punta a 1.200 GW di eolico e solare tra dieci anni

Obiettivo annunciato dal presidente Xi Jinping al Climate Ambition Summit.

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La Cina punta a rafforzare il suo impegno climatico per il 2030, imboccando così la via che dovrebbe consentire al colosso asiatico di raggiungere la neutralità carbonica (azzerare le emissioni di CO2) entro il 2060.

I nuovi obiettivi sono stati annunciati dal presidente cinese Xi Jinping nel suo discorso al Climate Ambition Summit delle Nazioni Unite che si è chiuso sabato scorso (12 dicembre), in occasione del quinto anniversario dell’accordo di Parigi sul clima.

Xinping, dopo aver ricordato che Pechino intende raggiungere il picco delle emissioni di anidride carbonica prima del 2030, ha affermato che il Paese innalzerà intorno al 25% la quota di energie pulite (la dicitura esatta è “non-fossil fuels”) nel consumo di energia primaria e porterà la potenza cumulativa installata nell’eolico e nel fotovoltaico a 1,2 TW (1.200 GW) tra dieci anni.

Xinping ha anche dichiarato che Pechino estenderà la capacità di assorbimento di anidride carbonica nelle foreste e ridurrà del 65% (rispetto al 2005) il livello di emissioni inquinanti per unità di Pil.

L’obiettivo della neutralità carbonica cinese è stato lanciato da Xinping lo scorso settembre.

Pechino quindi intende azzerare le emissioni nette di anidride carbonica prima del 2060 in tutti i settori, dalla produzione di energia alle industrie, passando per l’edilizia e i trasporti.

C’è molta attesa sui contenuti del prossimo piano quinquennale 2021-2025, soprattutto per quanto riguarda la nuova potenza da installare nell’eolico e nel fotovoltaico: fino a un centinaio di nuovi GW ogni anno per il solare e una quarantina di GW per l’eolico; si veda anche questo articolo.

A mostrare come la Cina potrebbe andare più vicina a tagliare il traguardo del 2060 è uno studio di Bloomberg New Energy Finance (BNEF) con il supporto di Bloomberg Philantropies, che descrive uno scenario di transizione energetica accelerata, Accelerated Transition Scenario (ATS) che prevede:

  • uso massiccio di energia elettrica nei trasporti, negli edifici e nelle industrie (elettrificazione diretta) con una domanda elettrica di oltre 800 TWh nel 2050;
  • più del 90% dell’elettricità generata con fonti a zero emissioni di carbonio, dominate da impianti eolici e fotovoltaici, con l’idrogeno a fare da supporto per il bilanciamento della rete (si parla di turbine a gas alimentate a idrogeno);
  • 53% dei consumi finali di energia coperti dall’energia elettrica;
  • picco delle emissioni del settore energetico anticipato al 2024;
  • quasi 8.000 miliardi di dollari di investimenti richiesti in nuova capacità di generazione elettrica nei prossimi 30 anni.

In totale serviranno più di 9.000 GW (nel 2019: 2.056 GW di cui una buona metà nel carbone), con 3.680 GW di eolico a terra (più 740 GW offshore) e 4.226 GW di fotovoltaico.

Ricordiamo, infine, che secondo le ultime stime di Climate Action Tracker, lo sforzo cinese per la neutralità carbonica potrebbe abbassare di 0,2-0,3 gradi le proiezioni sul surriscaldamento globale.

E se anche gli Stati Uniti di Joe Biden – oltre a Europa, Giappone, Corea del Sud e altri Paesi – raggiungeranno la neutralità carbonica a metà secolo, dando piena attuazione a tutti gli impegni annunciati finora per il clima, si andrà verso un incremento delle temperature di 2,1 gradi al 2100, quindi ancora sopra il limite dei 2 gradi fissato a Parigi.

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