Se farà molto caldo e le fonti rinnovabili produrranno meno energia del previsto, l’Italia avrà un margine sufficiente per evitare blackout e disservizi di rete nei mesi estivi, anche se dovrà importare molta elettricità dai paesi confinanti per alcune settimane.
Questo, in sintesi, il quadro italiano tracciato da ENTSO-e (l’associazione che riunisce 43 operatori delle linee di trasmissione elettrica) nel Summer Outlook 2018, il rapporto stagionale che analizza le condizioni di adeguatezza dei diversi sistemi elettrici a livello europeo.
Il documento, ripreso e approfondito nell’ultimo rapporto mensile di Terna (vedi QualEnergia.it), in sostanza, ritiene che l’Europa, grazie anche al “mutuo supporto” garantito dalle interconnessioni elettriche tra i vari paesi, sarà in grado di coprire i consumi energetici nell’estate 2018, con la necessità, in alcuni casi (in Irlanda e nel sud Italia, ad esempio) di tagliare la produzione in eccesso delle fonti “verdi” non programmabili, in particolare gli impianti eolici e solari senza tecnologie di accumulo.
L’adeguatezza, infatti, si riferisce alla capacità di un dato sistema elettrico, con tutte le sue risorse di produzione, stoccaggio e controllo della domanda, di soddisfare il fabbisogno atteso di energia in ogni momento, rispettando i requisiti di sicurezza e qualità delle forniture.
In altre parole: coprire i consumi elettrici nazionali con un certo margine di riserva, indispensabile nei periodi più critici, come quelli che possono presentarsi d’estate, con un caldo molto intenso, un picco di domanda elettrica dovuto all’utilizzo dei climatizzatori e un eventuale minore apporto delle fonti rinnovabili, soprattutto nelle regioni (in Italia quelle del centro-nord) dove i parchi eolici e fotovoltaici sono meno diffusi.
Le simulazioni compiute da ENTSO-e per l’Italia, evidenzia Terna (neretti nostri), “mostrano come, in caso di caldo intenso e basso apporto da fonti rinnovabili, i margini possano risultare sufficienti solo grazie all’import dai Paesi confinanti”.
In particolare, per le regioni del centro-nord, con temperature medie giornaliere superiori a 26 gradi centigradi, “l’import dall’estero diviene indispensabile a garantire margini di adeguatezza positivi”.
Di conseguenza, come ogni estate, il nostro paese guarda con molta attenzione all’andamento del parco nucleare francese, che interessa una fetta molto consistente delle importazioni elettriche italiane.
Il caldo, infatti, può limitare o addirittura bloccare la produzione dei reattori, perché la temperatura dell’acqua di raffreddamento può superare i valori massimi consentiti dalla legge.
Tanto che il gruppo elettrico transalpino Edf ha annunciato in una nota (n. 4728 del 24 luglio pubblicata sul sito del gestore di rete Rte), che sono attese alcune possibili limitazioni della generazione disponibile nei siti nucleari di Bugey e Saint-Alban da sabato 28 luglio.
Il giorno prima, 23 luglio, Edf aveva riattivato l’unità di produzione n. 3 nella centrale di Bugey, fermata temporaneamente il 21 luglio, a causa dell’eccessivo riscaldamento dell’acqua che viene prelevata dal Rodano (per alimentare i diversi circuiti di raffreddamento delle unità) per poi essere restituita al fiume, ovviamente più calda di quando era stata prelevata.
Le due centrali si trovano presso Lione, nella regione Rodano-Alpi, e vantano una potenza complessiva installata di 6.200 MW.
Infine, Edf ha annunciato l’ennesimo ritardo nella realizzazione della nuova centrale nucleare con tecnologia Epr a Flamanville, dopo le verifiche eseguite sulle saldature dei circuiti secondari dell’impianto, molte delle quali sono risultate difettose o non conformi ai requisiti di massima qualità.
Pertanto, si legge in una nota del colosso energetico francese, i costi totali stimati per costruire la centrale sono ancora aumentati, passando da 10,5 a 10,9 miliardi di euro, mentre il caricamento del combustibile nucleare è slittato agli ultimi mesi del 2019.
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