L’Italia rincorre il gas africano: accordo in Libia per nuovi pozzi offshore

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Investimento Eni-Noc da 8 miliardi di $ per incrementare la produzione di gas in nord Africa. La visita di Meloni a Tripoli.

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Sempre più gas africano nel futuro energetico italiano: dopo la visita in Algeria, la premier Giorgia Meloni è stata in Libia per rilanciare la cooperazione del nostro Paese con il nord Africa guardando alle future importazioni di nuovi combustibili fossili.

Il tour di Meloni a Tripoli, dove ha incontrato il primo ministro del governo di Unità Nazionale libico, Abdel Hamid al-Dabaiba, è stato suggellato dal maxi accordo siglato da Eni con la società libica National Oil Corporation (Noc), volto ad aumentare la produzione di gas naturale in due giacimenti offshore, denominati “Structures A&E”, nel campo di idrocarburi di Bahr Essalam.

Si tratta di un investimento complessivo da 8 miliardi di $ con avvio della produzione previsto per il 2026, per arrivare a 750 milioni di piedi cubi di gas al giorno (oltre 21 milioni di metri cubi). È il primo grande progetto a essere sviluppato nel paese dall’inizio del 2000, sottolinea Eni in una nota. Il nuovo gas raggiungerà lo Stivale attraverso il gasdotto Green Stream, che in 520 km collega Libia e Italia con una capacità massima pari a 11 miliardi di mc/anno.

Meloni, accompagnata, come già in Algeria, dal numero uno di Eni, Claudio Descalzi, ha affermato che la nuova intesa Italia-Libia è “fatta soprattutto per garantire energia ai cittadini libici e per garantire maggiori flussi verso l’Europa in un progetto che l’Italia sta con forza portando avanti […]”, quello di “fare dell’Italia un hub di approvvigionamento energetico per l’intera Europa e quindi aiutare l’Europa nelle forniture energetiche in un momento di difficoltà e dare maggiore strategicità al ruolo della nostra Nazione”.

Non è mancata la spolverata di verde di Eni: il progetto dei nuovi pozzi offshore prevede anche lo sviluppo di un impianto per la cattura e lo stoccaggio della CO2 (CCS, Carbon Capture and Storage) a Mellitah, “che consentirà una significativa riduzione dell’impronta di carbonio complessiva, in linea con la strategia di decarbonizzazione di Eni”, precisa il cane a sei zampe.

In sostanza, la politica energetica e industriale italiana non riesce a staccarsi dalle vecchie e nuove dipendenze dal gas – prima la Russia, ora Algeria e Libia – e anzi continua a inseguire il traguardo, sempre più anacronistico, di diventare un centro europeo per i flussi di gas (si veda Da una dipendenza all’altra, il delirio pro-metano del governo).

Video della visita in Libia:

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