In Italia ci sarà abbastanza gas per superare tutto l’inverno?

CATEGORIE:

Con le tendenze attuali (domanda e importazioni) sarà molto difficile non intaccare le riserve strategiche nazionali. Bisogna comunque ridurre i consumi del 10% almeno per i prossimi mesi, ma potrebbe non bastare. Le simulazioni Ispi Datalab e alcune nostre considerazioni.

ADV
image_pdfimage_print

Basterà il gas (tra quello accumulato negli stoccaggi e quello che importiamo) per superare questo inverno 2022-2023?

In estrema sintesi, la risposta è: dovrebbe bastare, ma bisognerà ridurre i consumi almeno del 10% e sarà molto difficile non intaccare le riserve strategiche italiane.

È quanto emerge dalle simulazioni di Ispi Datalab (Istituto per gli studi di politica internazionale), che ha pubblicato nuovi grafici su come potrebbe evolvere il quadro energetico nel nostro Paese nei prossimi mesi. Sebbene qualche perplessità sia lecita, come accenniamo alla fine di questo articolo.

Intanto la Commissione europea ha presentato il nuovo pacchetto di misure contro il caro bollette, tra cui il tanto richiesto price cap del gas: un tetto dinamico ai prezzi del gas scambiato sul Ttf (Title Transfer Facility), il principale benchmark europeo per le quotazioni di questo combustibile fossile, in modo da limitare la volatilità del mercato.

Vedremo come sarà accolto dagli Stati membri il nuovo regolamento di emergenza proposto da Bruxelles, che include interventi per promuovere gli acquisti comuni di gas a livello Ue e per creare entro marzo 2023 un benchmark alternativo al Ttf, per le transazioni che riguardano il Gnl.

Tornando alle analisi Ispi, si evidenzia che il momento di accendere i riscaldamenti nelle abitazioni è sempre più vicino in gran parte delle Regioni, ma questa “è in assoluto la prima volta in cui il nostro Paese e l’Europa intera cominciano l’anno termico del gas senza poter essere sicuri che di gas ce ne sarà ancora a sufficienza a fine inverno“.

Secondo le simulazioni, con le tendenze attuali di importazioni e consumi, “a marzo l’Italia raggiungerà un livello di stoccaggi talmente basso da essere costretta a mettere mano alle riserve strategiche nazionali”.

E se l’inverno sarà rigido, il gas potrebbe non bastare; lo stesso scenario (carenza di gas) potrebbe diventare realtà in caso di un azzeramento di tutti i flussi dalla Russia (già oggi in forte declino) e dalla Norvegia, perché i volumi norvegesi sarebbero necessari alla Germania e ai Paesi dell’Europa orientale.

Ciò non vuol dire che inevitabilmente il gas mancherà, si legge su Ispi Datalab.

Difatti, risparmiando un 10-15% di gas fin da subito ai prezzi attuali, si potrebbe arrivare con maggiore tranquillità alla primavera; altrimenti, i prezzi aumenteranno, a fronte di un’offerta in calo rispetto alla domanda, costringendo ad un’ulteriore riduzione dei consumi.

Secondo Ispi negli ultimi tre mesi, si sottolinea, i consumi italiani di gas hanno registrato un calo dell’8,5% e addirittura del 13,8% solo a settembre, rispetto agli stessi periodi del 2021 (grafico sotto).

Va però chiarito che questo dato non risulterebbe dalle statistiche ministeriali che parlano a fine agosto di un calo dei consumi in otto mesi dell’1,8% rispetto allo stesso periodo del 2021; solo a settembre i dati preliminari parlano di un -17% mese su mese, con una diminuzione quindi di circa il 2% sui nove mesi 2022.

Tuttavia, spiega Ispi, “non possiamo dare tale riduzione dei consumi come acquisita, perché la domanda attuale non include ancora gli utilizzi di gas per riscaldamento. Questi ultimi, il cui andamento tende a essere nettamente meno flessibile anche a fronte di notevoli variazioni di prezzo, compongono il 55-60% della domanda di gas italiana in autunno e in inverno”.

Come riassume il grafico sotto, gli stoccaggi di gas in Italia hanno raggiunto al 10 ottobre circa 16,6 miliardi di metri cubi (Gmc), pari a un riempimento del 93%.

Ciò permetterebbe di soddisfare, spiegano gli analisti, al massimo circa il 31% dei consumi invernali, a patto di utilizzare del tutto le riserve strategiche nazionali (4,5 Gmc), che coprono circa l’8% della domanda; il restante 69% dovrà essere coperto con importazioni (65%) e produzione nazionale (4%).

Finora l’Italia non è mai arrivata a fine inverno con livelli di stoccaggio che intaccano le riserve strategiche.

Lo scenario base suppone che i consumi italiani invernali mantengano un calo del 5%; inoltre, si ipotizza che il livello delle importazioni resti quello osservato nelle ultime due settimane.

In questo caso, a fine inverno gli stoccaggi raggiungerebbero un livello minimo di 2,6 Gmc, quindi “saremmo certamente costretti a utilizzare una parte consistente delle riserve strategiche italiane”.

Nel quadro peggiore, in caso di totale assenza di gas inviato da Russia e Norvegia, i livelli degli stoccaggi italiani a fine inverno sarebbero quasi totalmente vuoti. Infine, in caso di flussi come quelli odierni, ma con un inverno rigido (usando come riferimento le temperature medie fatte registrare nell’autunno-inverno 2017-2018), il gas negli stoccaggi non sarebbe sufficiente.

In sostanza, la sola strada per evitare gli scenari peggiori, è riuscire a ridurre di almeno il 10% il consumo nazionale di gas, in modo continuativo per i prossimi mesi.

Qualche dubbio però resta anche su questa analisi e rafforza un certo pessimismo. QualEnergia.it a fine agosto aveva infatti spiegato in base alla media dei consumi mensili dal 2019 al 2022, che nei tre mesi invernali (dicembre-febbraio) la richiesta di metano è circa il doppio di quella degli altri mesi (vedi grafico), soprattutto per via del riscaldamento; è pari solitamente a 26 e 27 miliardi di mc, quindi circa il 60% in più di quanto oggi disponibile negli stoccaggi (16,6 mld mc).

Quindi, anche riducendo verosimilmente questa domanda invernale del 10%, portandola, ad esempio, a 23-24 mld mc, in caso di prevedibile forte calo delle importazioni, non ci sarebbero ampie garanzie sulla fornitura.

Va poi considerato che un elevato e rapido prelievo dagli stoccaggi, una volta che si trovino in forte diminuzione, ridurrebbe la pressione negli stessi e renderebbe complessa l’ulteriore acquisizione di metano dalle riserve. Superato l’inverno poi avremo il problema per quello successivo, come abbiamo scritto di recente.

ADV
×