In Australia le utility investono nelle rinnovabili off-grid al posto della rete

Si cominciano a rimuovere alcuni chilometri di cavi e tralicci per sostituirli con impianti “a isola” nelle comunità rurali. Qualcosa che potrà avvenire anche zone rurali e remoti di Asia e Africa.

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C’è chi scommette sulle potenzialità delle rinnovabili off-grid come alternativa ai collegamenti tradizionali al sistema elettrico.

Succede in Australia, dove Horizon Power è la prima utility del paese a rimuovere alcune parti delle sue linee di trasmissione (tralicci e cavi aerei) per sostituirle con installazioni del tutto autonome (stand-alone), in grado cioè di funzionare “a isola” senza alcuna connessione alla rete. Lo riferisce una nota del governo del Western Australia.

Più in dettaglio, si parla di 17 impianti off-grid nella contea di Esperance, realizzati da Horizon Power in alcune zone particolarmente remote, perlopiù fattorie.

Allo stesso tempo, la società energetica australiana eliminerà una sessantina di km di tralicci e cavi molto esposti al rischio di rotture e blackout, causati da eventi naturali (incendi, fulmini) o da incidenti di vario tipo, ad esempio dal passaggio stesso dei macchinari agricoli.

Così le singole fattorie potranno generare e immagazzinare l’energia in completa autonomia, grazie al mix di fotovoltaico, batterie e motori diesel per il backup di emergenza, in modo da garantire una fornitura elettrica sicura e senza interruzioni 24 ore al giorno, a prescindere dalle condizioni meteorologiche.

Anche Western Power sta sperimentando l’utilizzo di sistemi energetici autosufficienti (SPS: stand-alone power system) composti da pannelli fotovoltaici, batterie, inverter e generatori diesel.

La compagnia di recente ha lanciato una fase pilota che prevede l’installazione di 57 impianti SPS in diverse località dell’Australia occidentale, con l’obiettivo di testare su una scala più vasta, per tre anni, l’impiego di questa soluzione tecnologica in differenti condizioni ambientali.

In pratica, le nuove installazioni consentiranno di rinunciare a oltre 220 km di tralicci e cavi che collegano queste comunità rurali alla rete elettrica principale.

Il 52% dell’intera rete di distribuzione, evidenzia una nota di Western Power, serve appena il 3% dei suoi clienti. E considerando i costi elevati per mantenere in funzione centinaia di km di linee, con tutti gli interventi per ripristinare e sostituire i cavi vecchi o usurati, si capisce perché le utility australiane stiano puntando sempre di più sui nuovi impianti “a isola”.

Nei prossimi anni, migliaia di utenti potrebbero essere staccati dal sistema elettrico nazionale e resi autonomi con impianti SPS e micro-reti locali alimentate in massima parte dalle fonti rinnovabili.

Più in generale, le rinnovabili “fuori rete” sono un mercato sempre più attraente per nuovi investitori in tutto il mondo, soprattutto nelle zone rurali e nei centri abitati più remoti in Asia e Africa.

Ricordiamo che il 2018 è stato l’anno record per gli investimenti di aziende private nell’energia off-grid con oltre 500 milioni di dollari su scala mondiale, secondo le ultime rilevazioni di Wood Mackenzie Power & Renewables.

E al centro di questo settore nascente ci sono anche le offerte pay-as-you-go basate sulla connettività mobile 2G, perché sono la via più semplice e immediata per consentire a milioni di persone di sfruttare l’accesso all’energia elettrica per i loro bisogni quotidiani, anche nelle regioni più povere.

Non a caso, sempre più utility e multinazionali – un esempio recente di questa tendenza è l’investimento di Mitsubishi nella start-up inglese BBOX – stanno puntando sulle rinnovabili off-grid per sbarcare su mercati che in precedenza erano preclusi, finché alcune aziende innovative hanno iniziato a proporre tecnologie e soluzioni di solare diffuso dedicate a una nuova categoria di potenziali clienti: famiglie a basso reddito e mini attività commerciali nelle zone rurali non elettrificate.

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