Confermato l’impegno a ridurre le emissioni inquinanti in linea con gli accordi di Parigi, ma senza inserire una data precisa entro cui realizzare un mix energetico totalmente de-carbonizzato: questa, in sintesi, la conclusione dell’ultimo Consiglio europeo in tema di cambiamenti climatici.
Tra giovedì e venerdì scorso, si sono riuniti a Bruxelles i capi di Stato e di governo per discutere vari argomenti di economia e politica estera; è stata anche concessa una proroga alla Brexit fino al 22 maggio 2019, a condizione che l’accordo di recesso sia approvato dalla Camera dei Comuni inglese entro questa settimana. In caso contrario, Londra avrà tempo solo fino al 12 aprile per chiarire cosa intende fare (vedi anche qui).
Più in dettaglio, per quanto riguarda i cambiamenti climatici, dal documento finale del Consiglio europeo (allegato in basso) è sparito il riferimento al 2050, il termine indicato dalla Commissione Ue quando ha proposto la sua strategia con i differenti scenari per diminuire le emissioni di gas serra e costruire un sistema energetico più “pulito” a impatto climatico zero.
Difatti, si legge nelle conclusioni, il Consiglio europeo (neretti nostri) “sottolinea l’importanza della presentazione entro il 2020, da parte dell’Ue di una strategia ambiziosa a lungo termine che miri alla neutralità climatica in linea con l’accordo di Parigi, tenendo conto nel contempo delle specificità degli Stati membri e della competitività dell’industria europea”.
Il testo quindi è un po’ ammorbidito perché riflette la spaccatura tra quei paesi più agguerriti sul clima, capitanati da Francia, Spagna e Olanda, che puntavano a includere il 2050 come traguardo esplicito per la neutralità climatica, e quei paesi che invece si sono rifiutati di sottoscrivere qualsiasi impegno con una data vincolante. E tra questi ultimi, insieme alla Polonia e altre nazioni dell’Est, c’è stata proprio la Germania.
La stessa Germania che sta mettendo a punto una legge sul clima (Climate Action Law, vedi qui le analisi riportate da Clean Energy Wire) che prevede di accelerare la transizione energetica verso le fonti rinnovabili per arrivare nel 2050 alla neutralità carbonica; la stessa Germania che potrebbe decidere di eliminare del tutto il carbone dal mix elettrico nel 2038.
Eppure Berlino a livello Ue sta remando contro l’approvazione di obiettivi climatici sempre più severi, forse preoccupata di non riuscire a gestire un processo di trasformazione economica-industriale che si annuncia molto complesso.
Tra l’altro, ricordiamo che nelle scorse settimane, nel Consiglio Energia e nel Consiglio Ambiente, un gruppo di cinque paesi ha criticato la strategia 2050 per via della mancanza di almeno uno scenario che preveda di arrivare al 100% di energie rinnovabili.
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