Il Portogallo punta sull’economia del litio: presto un bando per nuove miniere

Nei prossimi mesi Lisbona dovrebbe lanciare una gara che assegnerà le licenze per sfruttare altri giacimenti del prezioso metallo. Il governo intende anche sviluppare un’industria locale per la lavorazione di questa materia prima. L’Europa intanto guarda alle gigafactory del futuro.

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Il Portogallo punta a entrare a pieno titolo nell’economia del litio, incrementando l’estrazione del prezioso metallo, sempre più indispensabile visto il boom della domanda mondiale di batterie per l’auto elettrica e le applicazioni di accumulo energetico legato alle rinnovabili .

Così il segretario di stato all’Energia, Jorge Seguro Sanches, ha appena rivelato che il governo portoghese intende lanciare, entro fine anno, una gara per assegnare nuove licenze minerarie.

A riferirlo è l’agenzia Reuters. Le licenze dovrebbero interessare 11 aree nelle regioni centro-settentrionali del paese. In totale, secondo le stime di Lisbona, ci sono 2.500 km quadrati di territorio con riserve molto promettenti di litio, che aspettano di essere esplorate a dovere.

Nelle cinque zone più appetibili per le compagnie minerarie, sempre in base alle previsioni governative, si potrebbero investire circa 3,3 miliardi di euro in attività per far fruttare i nuovi giacimenti.

Il Portogallo, nel 2017, ha estratto circa 400 tonnellate di litio, al primo posto in Europa. Altri paesi, in particolare Finlandia e Serbia, stanno cercando di sviluppare le loro riserve di questa materia prima.

Guardando ai numeri della U.S. Geological Survey, citati da Reuters, il Portogallo vale intorno allo 0,4% delle riserve globali accertate di litio (60.000 tonnellate), con la possibilità di arrivare al 2% grazie ai depositi individuati recentemente.

Il governo, ha spiegato Seguro Sanches, tramite il bando di gara per le nuove licenze, punta anche a creare un’industria locale che sappia andare oltre la sola estrazione del metallo.

Difatti, in Europa mancano gli stabilimenti capaci di raffinare il litio al grado di purezza richiesto per l’impiego nelle batterie (battery-grade lithium), così come mancano le super-fabbriche capaci di produrre dispositivi elettrochimici su vasta scala.

Ma il quadro potrebbe cambiare nei prossimi anni.

A ottobre 2017, Bruxelles ha lanciato un’alleanza europea delle batterie (European Battery Alliance, EBA) che ha riunito molti grandi nomi di case automobilistiche e produttori di batterie, con l’obiettivo di costruire 10-20 gigafactory e riuscire così a competere con le aziende cinesi, coreane, giapponesi, americane (Tesla in primo luogo).

Poi lo scorso febbraio la Banca europea per gli investimenti ha deciso di finanziare con 52,5 milioni di euro il progetto della società svedese Northvolt, che intende installare uno stabilimento di accumulatori al litio per auto e camion 100% elettrici in Scandinavia (si parla di una capacità massima pari a 32 GWh, poco meno della gigafactory di Tesla in Nevada), partendo con un impianto-pilota più piccolo che sorgerà a Vasteras, nel nord della Svezia.

E alla fine di maggio, la Commissione Ue ha pubblicato il suo Piano strategico per le batterie, che prevede una serie di misure e di finanziamenti per sostenere tutti i settori della “battery economy”, quindi non solo la realizzazione di fabbriche di grandi dimensioni, ma anche il riciclo/recupero degli apparecchi usati, le attività di ricerca tecnologica (ad esempio per le batterie a stato solido), l’estrazione di metalli e così via.

All’orizzonte rimane qualche incognita sull’andamento dei prezzi del litio, sulla scia di alcuni timori per una possibile “bolla” determinata da un temporaneo eccesso di offerta (vedi anche QualEnergia.it).

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