Idrogeno in Italia: servono incentivi e semplificazioni per le rinnovabili

L’analisi dell’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano nel nuovo Hydrogen Innovation Report 2021.

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Il futuro dell’idrogeno in Italia, anche per i requisiti di emissioni richiesti dalla normativa europea, non può che essere verde. Ma, per sviluppare la produzione di questo gas dalle rinnovabili come previsto dalle linee guida nazionali e dalla strategia Ue, servono incentivi dedicati e vanno tolti gli ostacoli che stanno rallentando le installazioni di eolico e fotovoltaico.

Questo, in estrema sintesi, il messaggio che emerge dal nuovo Hydrogen Innovation Report 2021, il primo rapporto che l’Energy & Strategy Group del PoliMi dedica all’idrogeno, che sarà presentato domani ma che QualEnergia.it ha potuto sfogliare in anteprima.

Nel nostro paese, si legge nel documento, c’è una situazione in chiaroscuro, con un forte impegno di spesa previsto nel Pnrr, ma con ancora poca chiarezza nelle regole e negli obiettivi.

Come sappiamo, l’Ue ha adottato la sua strategia in materia, che punta a portare l’idrogeno al 14% di consumi finali e a installare 40 GW di elettrolizzatori entro il 2030 (più ulteriori 40 GW nelle aree geografiche confinanti del medio-oriente) e a raggiungere 500 GW di capacità nel 2050.

L’Italia invece non ha ancora una strategia per l’idrogeno ma solo delle linee guida, rilasciate nel 2019, che pongono l’obiettivo di 5 GW di elettrolizzatori al 2030, prevedendo investimenti complessivi per 10 miliardi. Un ruolo importante questo gas ce l’ha poi nel Pnrr italiano, che prevede di investire nell’idrogeno 3,7 miliardi, in particolare per lo sviluppo della siderurgia verde.

Quel che emerge dal report è che, se si vuole che l’Italia abbia una sua filiera dell’idrogeno coerente con quanto previsto dalle linee guida del 2019, bisogna incentivare in primis la produzione di elettricità da rinnovabili connessa, anche sciogliendo l’annoso nodo delle autorizzazioni.

Allo stato attuale, infatti – leggiamo dalle conclusioni delle analisi economiche che il report presenta – senza nessuna incentivazione o senza una qualche forma di prescrizione all’utilizzo di una quota di idrogeno verde, gli utilizzatori finali, che attualmente utilizzano metano o idrogeno grigio (da metano senza cattura della CO2), non hanno alcuna convenienza economica nello switchare all’idrogeno da fonti pulite.

Il costo finale di produzione dell’idrogeno – si spiega – è legato soprattutto ai costi dei consumi elettrici dell’elettrolizzatore e dell’eventuale compressore. “Le eventuali misure di incentivazione, a differenza di quanto fatto in passato per le Fer, dove si è puntato ad abbattere le CAPEX, dovrebbero puntare ad abbattere il costo dell’energia elettrica utilizzata dall’elettrolizzatore, al fine di rendere comparabile il costo dell’idrogeno verde con quello grigio”, consigliano gli analisti.

In particolare, i case study analizzati mostrano che, se produrre H2 con elettricità pulita acquistata con PPA è l’opzione con i costi più alti, per l’impatto degli oneri di rete, ad oggi, anche per un un impianto fotovoltaico o eolico incentivato con il decreto Fer 1 non risulterebbe economicamente conveniente l’abbinamento a un elettrolizzatore.

Diversa – si osserva – potrebbe essere la situazione se esistesse una forma di incentivazione ad hoc in merito all’energia prodotta da un impianto Fer e autoconsumata in loco dall’elettrolizzatore.

Alla luce delle analisi condotte nel report, concludono gli autori, “si conferma ancora la necessità da parte dell’Italia di finalizzare la propria Strategia nazionale per l’idrogeno, definendo chiaramente gli obiettivi che si vogliono raggiungere e i percorsi per traguardarli. Inoltre, al fine di ottimizzare lo sviluppo “primordiale” del mercato, potrebbe essere necessario creare nuovi sistemi di incentivazione o modificare gli attuali, ma anche avviare possibili progetti pilota volti a valutare le differenti configurazioni lato produzione, trasporto e utilizzo finale.”

“Gli obiettivi per il settore dell’idrogeno – proseguono dall’Energy & Strategy Group – dovrebbero essere integrati a loro volta all’interno della roadmap di decarbonizzazione prevista dal Fit for 55, al fine di pianificare ad esempio, uno sviluppo aggregato delle Fer e la relativa roadmap necessaria a raggiungere questi obiettivi.”

Appare “indispensabile”, quindi, per i ricercatori, “implementare un percorso volto ad attuare azioni di policy – quali ad esempio l’ottimizzazione degli iter autorizzativi – per permettere una crescita delle rinnovabili sul territorio italiano coerente non solo con gli obiettivi presenti nel Fit for 55, ma anche con la volontà di creare – come descritto all’interno delle linee guida dell’Hydrogen Strategy – un mercato relativo all’idrogeno verde.”

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