L’Italia si doterà a breve di un nuovo quadro legislativo su carbon capture and storage (Ccs), idrogeno e riduzione delle emissioni di metano nel settore energetico.
Ieri, infatti, il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha approvato uno schema di disegno di legge delega in materia (link in basso).
Il provvedimento, spiega il Mase in una nota, sarà collegato alla legge di Bilancio 2025-2027 e punterà a disciplinare “in modo organico” la filiera della cattura e stoccaggio della CO₂, intervenendo contestualmente sulla regolazione del settore idrogeno e dando attuazione al Regolamento Ue 2024/1787 sulle emissioni di metano (per approfondire Gas rinnovabili ed emissioni di metano, gli atti Ue in Gazzetta).
“Facciamo un ulteriore passo concreto verso la neutralità climatica e la sicurezza energetica del Paese. Definiamo infatti un quadro normativo chiaro per tecnologie fondamentali alla decarbonizzazione dei settori industriali più complessi”, spiega il ministro.
Gli indirizzi sulla carbon capture
Secondo la bozza, entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore del provvedimento il governo deve adottare uno o più decreti legislativi per definire una “disciplina organica” delle attività di cattura, trasporto, utilizzo e stoccaggio geologico del biossido di carbonio, anche mediante il riassetto della normativa vigente (si veda anche Rinnovabili fino a 12 volte meno care della cattura della CO2).
Le attività di trasporto tramite rete e di stoccaggio geologico, presentando caratteristiche di monopolio naturale, saranno sottoposte alla regolazione dell’Arera. Il governo dovrà inoltre garantire che l’accesso alla pipeline di trasporto e ai siti di stoccaggio avvenga secondo modalità trasparenti e non discriminatorie, sulla base di criteri di efficienza e definendo un sistema tariffario certo, trasparente, basato su criteri predefiniti.
Dovranno infine essere previste ulteriori modalità di trasporto del biossido di carbonio diverse da quelle tramite rete.
Nella relazione illustrativa che accompagna lo schema di legge delega (link in basso) si specifica come il Pniec definitivo, inviato alla Commissione europea nel giugno 2024, indichi un obiettivo non vincolante di capacità di iniezione in stoccaggio di CO2 di 4 Mtpa al 2030 (da realizzare nel sito di Ravenna) e contenga una serie di indirizzi strategici per consentire lo sviluppo della filiera nazionale.
“Considerato – si legge – che l’attuale quadro legislativo nazionale presenta dei vuoti normativo-regolatori, è necessario colmarli con un intervento normativo finalizzato a porre le basi per l’avvio e lo sviluppo dell’intera filiera nazionale della Ccus”.
La regolazione dell’idrogeno
L’articolo 2 della bozza indica l’Arera come autorità di regolazione per l’idrogeno. Nella relazione illustrativa si rimarca lo “spiccato carattere transfrontaliero” del trasporto dell’idrogeno in Italia (si veda anche Idrogeno pulito: più flessibilità o rigidità per la rete?).
In particolare si cita, per il suo valore strategico, il Corridoio meridionale idrogeno, inserito nella lista dei progetti di comune interesse europeo. L’infrastruttura, che per il tratto italiano sarà realizzata da Snam, trasporterà l’idrogeno rinnovabile, importato dal Nord Africa, da Mazzara del Vallo fino al Tarvisio, per poi convergere in Austria e Baviera, permettendo di rifornire i principali centri di domanda.
I ministri competenti in materia di energia di Italia, Austria e Germania hanno siglato, a maggio 2024, una dichiarazione congiunta di intenti per lo sviluppo del progetto.
“In questo contesto – si legge nella relazione – le autorità di regolazione hanno un ruolo chiave per definire le regole entro cui l’infrastruttura potrà svilupparsi, con implicazioni molto importanti sui delicati aspetti tariffari e di carattere transfrontaliero. L’assenza di un’autorità nazionale di regolazione per l’idrogeno costituirebbe per l’Italia uno svantaggio negoziale e competitivo rispetto alla Germania, che ha già designato la propria autorità, e rispetto all’Austria, che si appresta a farlo”.
Il Regolamento Ue sulle emissioni di metano
Al fine di assicurare e monitorare il rispetto delle disposizioni del regolamento Ue 2024/1787 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 giugno 2024, in materia di riduzione delle emissioni di metano nel settore dell’energia, la bozza di legge delega designa due autorità competenti:
- il Mase (che, in base alle attività previste, può avvalersi del supporto del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente o del supporto di Acquirente Unico con funzione di Organismo centrale di stoccaggio italiano);
- ciascuna Regione o Provincia autonoma territorialmente competente.
Il regolamento, ricordiamo, punta a ridurre le emissioni di metano del 30% al 2030 rispetto ai livelli del 2020. Il suo processo di implementazione, si legge nella relazione illustrativa, dovrà essere portato avanti “nel modo più efficiente dalla pubblica amministrazione, avvalendosi anche di organismi e/o enti qualificati” per lo svolgimento di compiti che vanno dalla predisposizione di archivi alla classificazione e verifica di informazioni tecniche sulle emissioni di metano, dalle ispezioni documentali e in loco, alla comminazione di sanzioni pecuniarie.
Il disegno di legge delega sarà ora trasmesso alle Camere con procedura d’urgenza per accelerarne l’esame e consentire l’adozione dei decreti attuativi entro i tempi utili alla realizzazione degli obiettivi climatici ed energetici fissati dal Pniec.
- Lo schema di legge delega (pdf)
- La relazione illustrativa (pdf)