Grazie a rinnovabili e auto elettriche, nel 2022 emissioni in crescita “solo” dell’1%

La maggiore diffusione delle Fer e dei veicoli alla spina ha ridotto di due terzi l'aumento delle emissioni da combustibili fossili, mostra una nuova analisi della Iea.

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La crescita delle rinnovabili e la diffusione dei veicoli elettrici stanno mostrando la loro capacità di frenare l’aumento dei gas serra.

In questo 2022, le emissioni globali di CO2 dalla combustione di fonti fossili aumenteranno di poco meno dell’1%: è solo una piccola parte dell’incremento registrato l’anno scorso e un terzo di quanto l’anidride carbonica sarebbe aumentata senza il supporto extra di energie pulite e auto alla spina.

A sottolinearlo è una nuova analisi della Iea (International energy agency), pubblicata in anticipazione del World Energy Outlook annuale (che uscirà il 27 ottobre), secondo la quale le emissioni di CO2 quest’anno aumenteranno di quasi 300 milioni di tonnellate arrivando così a un totale di 33,8 miliardi di tonnellate.

È comunque molto poco, si sottolinea, rispetto al rimbalzo di quasi 2 miliardi di tonnellate arrivato nel 2021 con la ripresa economica post pandemia.

L’incremento del 2022, prosegue la Iea, è trainato dalla produzione di energia e dal settore dell’aviazione, dato che il trasporto aereo si è ripreso dal crollo dovuto alle misure anti-Covid.

E senza il maggiore contributo di Fer e veicoli elettrici, la crescita delle emissioni da combustibili fossili sarebbe stata di 1 miliardo di tonnellate, circa il triplo delle 300 milioni di tonnellate stimate per quest’anno.

Anche se la crisi energetica innescata dall’invasione russa dell’Ucraina, rendendo il gas naturale molto più costoso, ha sostenuto la domanda globale di carbone nel 2022, l’aumento relativamente piccolo delle emissioni da questa fonte è stato considerevolmente controbilanciato dall’espansione delle rinnovabili, spiega la Iea.

I trend globali risentono anche degli impatti della guerra russa sull’economia mondiale, che hanno notevolmente smorzato le aspettative di crescita, in particolare in Europa.

Segnali promettenti

Il risultato combinato è che l’intensità di CO2 dell’approvvigionamento energetico mondiale migliorerà leggermente nel 2022, riprendendo una tendenza pluriennale verso la decarbonizzazione, interrotta lo scorso anno da una ripresa economica post Covid ad alta intensità di emissioni.

Il miglioramento previsto per quest’anno – sottolinea l’Agenzia – è peraltro in contrasto con quanto accaduto dopo la crisi finanziaria globale del 2008, che ha visto un forte deterioramento dell’intensità di CO2 dell’approvvigionamento energetico per diversi anni dopo lo shock economico iniziale.

Se la tempesta sul fronte del gas naturale continuerà a plasmare molte tendenze energetiche chiave per il resto di quest’anno e nel 2023, osservano gli analisti dell’Agenzia, nel 2022 “sono evidenti segni promettenti di cambiamenti strutturali duraturi” per l’intensità di CO2 del settore energetico.

Segnali, si spiega, destinati a essere “rafforzati da importanti aumenti del sostegno dei governi agli investimenti nell’energia pulita”, in particolare dall’Inflaction Reduction Act degli Stati Uniti, nonché dai piani di decarbonizzazione come il pacchetto Fit for 55 dell’Unione europea e il piano Green Transformation (GX) del Giappone, senza dimenticare gli obiettivi in ​​materia di energia pulita in Cina e India, che la Iea definisce ambiziosi.

Guardando alla sola Ue, le emissioni di CO2 sono destinate a diminuire quest’anno, nonostante un aumento della produzione a carbone, mentre l’Agenzia segnala la nutrita pipeline di nuovi progetti Fer, che dovrebbero portare circa 50 GW di nuova potenza nel 2023.

In Cina, le emissioni di CO2 dovrebbero rimanere sostanzialmente stabili nel 2022, per effetto di una crescita economica più debole, degli impatti della siccità sull’energia idroelettrica e degli importanti dispiegamenti di energia solare ed eolica.

La crescita delle Fer compensa il rimbalzo del carbone

La produzione globale di elettricità rinnovabile nel 2022 è cresciuta di oltre 700 TWh. Si tratta del più grande balzo annuale nella produzione da Fer elettriche mai registrato e, senza questa crescita, le emissioni globali di CO2 sarebbero superiori di oltre 600 milioni di tonnellate quest’anno, sottolineano dalla Iea.

Ad avere la parte del leone, mostra l’analisi, sono fotovoltaico ed eolico, che pesano per oltre due terzi della crescita annua dell’energia pulita; nonostante la siccità che ha colpito diverse aree del pianeta, anche l’idroelettrico ha registrato un incremento della produzione annuale, contribuendo a circa un quinto dell’aumento della generazione da Fer.

Altra fonte in risalita è poi, purtroppo, il carbone, cui vari paesi stanno rivolgendosi in risposta all’impennata dei prezzi del gas naturale. In totale, le emissioni globali di CO2 dalla produzione di energia elettrica a carbone sono destinate a crescere di oltre 200 milioni di tonnellate, cioè il 2%, quest’anno, trainate dall’Asia.

Cala il nucleare, cresce il consumo di petrolio

Oltre alle sfide per l’idroelettrico in alcune regioni, la fornitura mondiale di elettricità a basse emissioni ha subito una battuta d’arresto a causa di una serie di interruzioni di centrali nucleari, con un calo della produzione mondiale da nucleare prevista di oltre 80 TWh, riporta la Iea.

Ciò è stato in gran parte dovuto al fatto che più della metà del parco nucleare francese è rimasto offline per parte dell’anno. Il calo della produzione di energia nucleare a livello globale ha contribuito a un maggiore utilizzo di carbone e petrolio per la produzione di elettricità. Si prevede poi che l’uso di gas naturale diminuirà in seguito all’invasione russa dell’Ucraina, con una diminuzione delle emissioni di CO2 di circa 40 milioni di tonnellate.

La domanda di petrolio, conclude la nota Iea, è destinata a crescere più che per qualsiasi altro combustibile fossile nel 2022, con emissioni di CO2 legate al petrolio in aumento di circa 180 milioni di tonnellate. A pesare sono soprattutto i trasporti, con la ripresa di viaggi e pendolarismo dopo la pandemia. In particolare l’aviazione contribuirà nel 2022 a circa tre quarti dell’aumento delle emissioni da petrolio.

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