GNL e gas, una tempesta perfetta e inevitabile quest’inverno si abbatterà sull’Ue

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Sono le previsioni di Rystad Energy su ciò che attende l’Europa sul fronte energetico nei prossimi 12 mesi, con una domanda globale di GNL molto più elevata dell'offerta. Improbabile un respiro di sollievo prima del 2024.

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Sta montando una crisi del gas naturale liquefatto (GNL) sempre più grave per i paesi europei, soprattutto sulla scia dell’invasione russa dell’Ucraina.

La domanda di GNL è infatti destinata a superare l’offerta entro la fine di quest’anno, si legge in una nota di Rystad Energy, secondo cui la domanda globale di GNL dovrebbe raggiungere 436 milioni di tonnellate nel 2022, a fronte di un’offerta di soli 410 milioni di tonnellate.

Anche se l’impennata della domanda ha stimolato una corsa mondiale a nuovi progetti che non si vedeva da oltre un decennio, i tempi di costruzione sono tali per cui bisognerà attendere probabilmente fino al 2024 inoltrato prima che si materializzi la nuova offerta sul mercato.

“Una tempesta invernale perfetta potrebbe formarsi per l’Europa in una fase in cui il continente cerca di limitare i flussi di gas russo”, ha detto Kaushal Ramesh, analista senior per di Rystad Energy.

Il piano REPowerEU dell’Unione europea ha fissato un obiettivo ambizioso per ridurre la dipendenza dal gas russo del 66% entro quest’anno, ma è un obiettivo che si scontrerà con quello di riempire gli stoccaggi di gas all’80% della capacità entro il 1° novembre, secondo la società di ricerca.

La necessità dell’Europa di emanciparsi il più possibile dal gas russo ha destabilizzato l’intero mercato mondiale del GNL, che aveva iniziato l’anno con un equilibrio precario dopo un 2021 già tumultuoso.

“La decisione di ridurre drasticamente la dipendenza dal gas e dal GNL russo dai livelli attuali del 30-40% trasformerà il mercato globale del GNL, provocando un forte aumento della domanda europea di GNL basata sulla sicurezza energetica che i progetti attuali e quelli in via di sviluppo non saranno in grado di fornire”, si legge in una nota di Rystad.

L’anno scorso la Russia ha esportato 155 miliardi di metri cubi (Bcm) di gas in Europa, fornendo più del 31% della fornitura di gas dell’area. Sostituire una parte significativa di tali esportazioni sarà estremamente difficile, con conseguenze di vasta portata per la popolazione europea, l’economia e il ruolo del gas nella transizione energetica dell’Unione, secondo la società di ricerca.

“Semplicemente non c’è abbastanza GNL sul mercato per soddisfare la domanda. A breve termine, questo renderà duro il prossimo inverno in Europa. Per i produttori ci sarà un boom del GNL, ma arriverà troppo tardi per soddisfare il picco della domanda. Ci sono le condizioni per un deficit di fornitura sostenuto, prezzi alti, estrema volatilità, mercati rialzisti e un’accentuata qualità geopolitica del GNL”, ha detto Ramesh.

Per il lungo termine, più di 20 progetti di GNL con una capacità complessiva di oltre 180 milioni di tonnellate all’anno (tpa) hanno recentemente fatto qualche passo avanti. Ma, per essere certi della fornitura di GNL nel 2030, il mercato avrà bisogno di più di 150 milioni di tpa addizionali di produzione rispetto ai 186 milioni di tpa previsti, il che significa che più dell’80% dei progetti necessari deve essere ancora realizzato.

La riduzione prevista di gas russo per l’Europa nel 2022 è di 37 Bcm, che salirà a più di 100 Bcm entro il 2030, come si può vedere nell’illustrazione.

Di conseguenza, il consumo di gas dell’Europa ha probabilmente raggiunto il picco nel 2019 e ora diminuirà costantemente fino al 2030.

Il gas e il GNL sono quindi destinati a giocare un ruolo ridotto nel mix energetico europeo, dando ulteriore impulso alle energie rinnovabili e potenzialmente un ruolo maggiore al nucleare e al carbone, secondo Rystad Energy.

L’Europa era infatti sul punto di aumentare le importazioni russe di gas e LNG a più del 40% del suo fabbisogno entro il 2030, se il gasdotto Nord Stream 2, ora in stallo, fosse stato approvato.

Tale flusso scenderà invece a circa il 20% entro il 2030, dato che i contratti attuali non saranno rinnovati. Per facilitare ulteriori importazioni di GNL è stata pianificata una serie di terminali di rigassificazione in tutta Europa, alcuni nuovi e altri riattivati da uno “stato di sonno”.

Se i flussi russi dovessero fermarsi domani, il gas attualmente stoccato, pari a circa il 35% della capacità, si esaurirebbe probabilmente prima della fine dell’anno, lasciando l’Europa esposta a un inverno che diventerebbe molto rigido.

In questo scenario, in assenza di accordi di acquisto congiunto e con paesi che competono per forniture limitate, il prezzo di riferimento del gas TTF potrebbe salire a più di 100 dollari per milione di unità termiche britanniche (MMBtu), causando contrazioni dell’attività industriale e un diffuso cambio forzato di carburante nel settore energetico.

Abbiamo già assistito a riduzioni nella produzione di fertilizzanti, acciaio e carta in Europa, in quello che potrebbe essere solo un assaggio di ciò che attende l’Europa.

“In uno scenario estremo di un inverno molto freddo, nemmeno il settore residenziale sarebbe al sicuro” da interruzioni del riscaldamento, ha concluso Rystad Energy.

Un altro segnale che ci dice che dobbiamo accelerare oggi, non domani, su efficienza energetica, risparmio e fonti rinnovabili, su tutti fronti: tecnologico, regolatorio e autorizzativo, economico-finanziario.

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