Germania, a giugno primato del solare. Ma il target rinnovabili al 2030 resta lontano

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Non solo un record di offerta da rinnovabili nel primo semestre, ma a giugno il fotovoltaico riesce a battere, per la prima volta, anche la generazione da lignite. Tuttavia per la Germania si prospetta una futura dipendenza dal gas russo.

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Avevamo fornito da poco il dato record delle fonti rinnovabili in Germania nel primo semestre 2019: 44% del consumo elettrico lordo nazionale. Un balzo importante dal record dell’anno precedente, pari al 38,2%.

In questo grafico sullo storico, invece, il peso delle rinnovabili sui consumi elettrici tedeschi. Anche qui risulta abbastanza evidente la crescita del primo semestre 2019.

Il dato del periodo gennaio-giugno 2019 è dovuto al contributo importo di eolico e fotovoltaico. E per quanto concerne questa seconda fonte è significativo che a giugno il solare sia stata la prima fonte in termini di produzione netta nazionale.

Il mese scorso il solare (al momento circa 47,8 GW di potenza installata) ha generato il 19,2%, contro il 18,7% della produzione da lignite (brown coal) e del 18% dell’eolico. È la prima volta che si ha un simile risultato. I risultati di giugno nel grafico dell’istituto di ricerca Fraunhofer ISE.

Nel complesso a giugno le fonti rinnovabili hanno fornito il 51,6% della produzione nazionale. I dati, secondo la spiegazione dell’istituto, non includono l’energia elettrica utilizzata dagli impianti per operare e quella prodotta e autoconsumata dalle industrie e non immessa in rete. In definitiva questi dati ci dicono qual è il mix elettrico offerto alle abitazioni tedesche.

Come abbiamo già scritto la Germania non riuscirà a raggiungere quell’obiettivo del 65% di rinnovabili elettriche sulla domanda del 2030.

Il divario sarà notevole (si prevede di toccare “appena” il 54%) e contemporaneamente si dovrà procedere alla graduale chiusura degli impianti nucleari e successivamente (nel 2038) di quelli a carbone. Il rischio è di vedere un paese che spingerà molto sul gas naturale, in particolare sul’import di quello russo, con una sempre maggiore dipendenza energetica, e non solo, del paese dal governo di Putin.

Diversi sono i problemi su questo fronte energetico, secondo molti economisti legati alla ridotta quantità di investimenti interni, tipici di un’impostazione economica attenta all’inflazione e orientata ad una bilancia dei pagamenti esteri sempre in attivo.

Servirebbero al contrario investimenti importanti per favorire quell’obiettivo di energie pulite al 2030, legati in particolare al forte sviluppo della rete nazionale, oggi piuttosto timido, e ad una maggiore capacità di storage in grado di rendere anche più remunerative le rinnovabili intermittenti.

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