Gli Stati Uniti starebbero provando a mettere in atto una tipica mossa del cavallo nello scacchiere internazionale.
La mossa consisterebbe nel convincere il Qatar a deviare parte delle sue forniture di gas naturale liquefatto (Gnl) dall’Asia all’Europa, aggirando la Russia. Mossa che avrebbe due obiettivi gemelli, entrambi molto importanti.
Servirebbe a proteggere gli alleati europei da possibili tagli delle forniture di gas russo, ritorsione che Mosca potrebbe attuare contro l’Europa nel caso il Cremlino decidesse di invadere l’Ucraina e l’occidente rispondesse con delle sanzioni anti-russe.
E servirebbe anche per alleviare la stretta energetica che da qualche mese sta soffocando l’economia europea e facendo impennare i prezzi delle bollette.
È di questi giorni l’indiscrezione di stampa proveniente dagli Stati Uniti secondo cui Washington avrebbe avviato dei negoziati con il Qatar e altri paesi esportatori di gas per pianificare misure di emergenza, nel caso in cui, appunto, un’invasione russa dell’Ucraina interrompa le forniture all’Europa.
I colloqui con il Qatar, il più grande esportatore mondiale di Gnl, e gli stati membri dell’Ue, incentrati sull’assicurare ulteriori spedizioni di gas naturale liquefatto via mare verso l’Europa, hanno acquisito una natura di maggiore urgenza, dopo che i recenti negoziati tra Washington e Mosca sulla crisi russo-ucraina non hanno segnato progressi sostanziali.
Tuttavia, fonti a conoscenza delle trattative hanno avvertito che non c’è una “bacchetta magica” per risolvere un eventuale deficit di gas russo, visto che il vecchio continente è già nella morsa di una crisi energetica, provocata da una sorta di tempesta perfetta di fattori diversi e concomitanti, secondo il Financial Times.
“Stiamo esaminando cosa si può fare in preparazione di un evento, specialmente in pieno inverno, con forniture molto basse [di gas naturale europeo] in magazzino”, ha detto un alto funzionario dell’amministrazione statunitense al quotidiano britannico.
Un’altra persona informata sui negoziati con Doha ha detto che c’era “il potenziale per esplorare una garanzia a lungo termine per la sicurezza del Gnl, soprattutto perché il Qatar aumenterà notevolmente la sua produzione di Gnl nei prossimi anni”.
“Nel breve termine dipenderà dalla volontà di altri paesi clienti di rinunciare a parte delle loro forniture e dalla disponibilità di Gnl non ancora allocato. Il Qatar ha dirottato le sue forniture nel 2011 per il Giappone dopo lo tsunami, quindi c’è un precedente, ma solo se c’è una crisi”, ha aggiunto la fonte, secondo cui il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, dovrebbe tenere colloqui con l’emiro del Qatar, Sheikh Tamim bin Hamad al-Thani, a Washington entro fine mese.
Nord Stream 2
In tutto ciò, continua a giocare un ruolo centrale il progetto russo Nord Stream 2, un gasdotto da 11 miliardi di dollari costruito da Gazprom lungo il Mar Baltico, che mira a trasportare gas naturale dalla Russia direttamente alla Germania, bypassando l’Ucraina e la Bielorussia.
Il progetto, sviluppato accanto al gasdotto Nord Stream 1, che già trasporta gas direttamente dalla Russia alla Germania, è da tempo al centro di accesi dibattiti.
L’Ucraina lo vede come uno strumento per isolarla economicamente. La Polonia sostiene che il Nord Stream leda la concorrenza. Gli Stati Uniti si oppongono affermando che il gasdotto dia al presidente russo Vladimir Putin troppa influenza sui mercati energetici, con evidenti conseguenze geopolitiche.
Malgrado ciò, e nonostante le divergenze di vedute su molti temi politici internazionali fra Russia e Germania, negli anni il progetto è andato avanti ed è stato completato, poiché il raddoppio del gasdotto Nord Stream converrebbe sia a Mosca che a Berlino.
La Germania, infatti, nel breve-medio termine sta diventando sempre più dipendente dal gas russo, sia per fare fronte alle chiusure delle sue centrali nucleari che per sostituire le sue ancora tante centrali a carbone con un combustibile climaticamente meno impattante.
Il nuovo gasdotto consentirebbe invece alla Russia di ridurre ulteriormente la sua dipendenza dall’Ucraina, cui deve versare 2 miliardi di dollari di tasse di transito ogni anno. Chiaramente Putin non disdegna l’accresciuta influenza economica e geopolitica che Nord Stream 2 gli darebbe.
A causa di tali interessi contrapposti e delle pressioni degli Usa, il progetto è ancora impantanato nelle procedure di certificazione e autorizzazione della Germania.
Washington teme che le preoccupazioni tedesche circa una possibile interruzione delle forniture russe di gas per cause belliche o sulla scia di sanzioni indeboliscano la compattezza del fronte occidentale. La dipendenza della Germania, e non solo, dal gas russo rende attualmente l’Europa particolarmente vulnerabile ad eventuali tagli delle esportazioni verso l’Occidente.
Da qui la mossa del cavallo degli Usa.
Da novembre le procedure di autorizzazione del Nord Stream 2 sono sospese e non si sa quando riprenderanno. Dal momento in cui le authority interessate si diranno soddisfatte delle misure adottate da Gazprom, serviranno anche altri otto mesi per emettere la certificazione del gasdotto.
Nel frattempo, gli Usa sperano di far arrivare in Europa più Gnl dal Golfo Persico e che la stretta energetica si allenti, così che in caso di confronti militari fra Russia e occidente sull’Ucraina il Nord Stream 2 sia un’arma meno appuntita nelle mani del Cremlino.