L’Italia è il secondo Paese produttore europeo, dopo la Germania, di tecnologie per le rinnovabili, con la sola eccezione dell’eolico, dove metà della produzione è danese.
La filiera italiana delle rinnovabili conta complessivamente 37.655 imprese. Di queste, il 39,2% si occupa di attività di installazione e manutenzione, il 13,8% di produzione di energia, il 12,3% di commercio, il 9,6% di manifattura, il 6,4% di affitto e gestione immobiliare e il 6,1% di attività di consulenza, collaudo e monitoraggio. Quasi un terzo delle imprese è concentrato in Lombardia, Lazio e Campania.
I numeri arrivano dal rapporto “100 Italian Renewable Energy Stories” (link in basso), presentato il 29 maggio e promosso da Symbola ed Enel, in collaborazione con KEY – The Energy Transition Expo.
Il documento evidenzia la diversità e la specializzazione delle imprese italiane nel settore; emergono diversi dati positivi e punti forza, sebbene sappiamo che ci sia ancora molto da fare in termini di politiche industriali, oltre che in investimenti per ricerca e sviluppo.
Il documento indaga soprattutto il made in Italy delle rinnovabili attraverso cento storie di innovazione, esplorando un sistema articolato di soggetti imprenditoriali, pubblici e del terzo settore, attivi nelle diverse parti della filiera.
“Le 100 storie italiane di energia rinnovabile raccontano le idee e le tecnologie avanzate che consentono al Paese di essere tra i protagonisti della transizione energetica del continente”, ha dichiarato Nicola Lanzetta, Direttore Italia di Enel.
Quasi 800 imprese sono focalizzate sullo sviluppo di tecnologie di punta: un vero e proprio asset strategico per l’Italia, considerato che solo queste generano un fatturato di 12 miliardi di euro e occupano circa 37mila addetti.
Di queste, le aziende che operano prevalentemente o esclusivamente nella filiera (circa la metà del totale) sono in crescita sia in termini di valore della produzione che di sviluppo di nuove tecnologie: a fronte di un valore della produzione cresciuto del 14,3% tra il 2015 e il 2019 (contro il +7,8% registrato dai fornitori di energia e gas), i brevetti iscritti a bilancio sono saliti del 176,6%.
Parte delle tecnologie e componentistica prodotta nei confini nazionali è destinata ai mercati stranieri: con il 3% dell’export mondiale, il nostro Paese è il sesto esportatore di tecnologie per la generazione di energia rinnovabile (dopo Cina, Germania, USA, Giappone e Hong Kong).
l’Italia sta inoltre iniziando ad investire negli accumuli ed è in prima linea nel riciclo dei moduli fotovoltaici giunti a fine vita.
Altro fattore determinante per la crescita della filiera delle rinnovabili nel nostro Paese, che emerge dal report, è il processo di rinnovamento in corso delle infrastrutture energetiche.
Lo scenario degli ultimi anni sta cambiando radicalmente: basti pensare che nel primo semestre del 2023 in Italia è triplicato il numero di impianti rinnovabili connessi alla rete di distribuzione nazionale, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (superando addirittura il numero di allacci complessivi del 2022).
È cresciuto di molto il numero di prosumer a bassa tensione, ossia aziende o privati cittadini che, oltre che consumatori, sono diventati produttori di energia. Questo nuovo scenario richiede un rinnovamento della rete elettrica in ottica di smart-grid, per integrare in modo intelligente e flessibile le azioni di tutti gli utenti e prosumer.
Il rinnovamento della rete va afffrontato da molteplici punti di vista. Non sarà sufficiente il semplice aumento del numero delle cabine primarie, ma anche l’incremento della capacità di accogliere nuovi bisogni attraverso la digitalizzazione delle reti, l’installazione dei contatori elettronici di seconda generazione e lo sviluppo di software in grado di fornire previsioni accurate sui consumi energetici e sulla produzione da fonti rinnovabili.
- Il report (pdf)