In Europa serve il 30% di rinnovabili in più per produrre idrogeno e tagliare il gas russo

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Le stime di Boston Consulting Group in un nuovo documento che esplora le potenzialità dell'H2 per decarbonizzare trasporti e industrie.

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Per eliminare i combustibili fossili dal mix energetico e azzerare le emissioni di CO2 si dovrà produrre una quantità enorme di idrogeno pulito. E per tagliare le forniture di gas russo, i Paesi Ue dovranno realizzare un 30% in più di rinnovabili da destinare interamente alla produzione di H2 verde al 2030, al fine di soddisfare gli obiettivi del piano REPowerEU presentato a maggio da Bruxelles.

In parecchi settori, infatti, tra cui navi, aerei e industrie pesanti (ad esempio cementifici e acciaierie), non si potrà usare direttamente energia elettrica generata da fonti rinnovabili. Serviranno invece combustibili alternativi a basse emissioni, cioè idrogeno e suoi derivati come ammoniaca, metanolo e kerosene.

Queste stime arrivano dal rapporto How to Meet the Coming Demand for Hydrogen (link in basso) di Boston Consulting Group (Bcg), in cui si spiega che la produzione mondiale di H2 e dei suoi derivati dovrà salire a 380 milioni di tonnellate/anno entro il 2050, considerando uno scenario energetico compatibile con il mantenere il surriscaldamento globale sotto 2 °C.

E per limitare gli aumenti delle temperature a 1,5 °C la produzione di idrogeno a basse emissioni dovrà raggiungere 565 milioni di tonnellate/anno entro fine secolo.

Obiettivi di questo genere, evidenzia Boston Consulting Group, richiederanno di utilizzare entrambi i tipi di idrogeno pulito: non solo quello “verde”, prodotto da energia elettrica 100% rinnovabile (tramite elettrolizzatori), ma anche il cosiddetto idrogeno “blu”, prodotto dal gas naturale, con utilizzo di sistemi per la cattura e lo stoccaggio della CO2 emessa durante il processo.

Combinando poi H2 verde con anidride carbonica o altre molecole, si ottengono i cosiddetti elettro-combustibili green (e-fuel come e-ammoniaca, e-kerosene e così via). Tali combustibili possono sostituire i carburanti tradizionali, rispetto ai quali però sono molto più costosi.

Come spiega Andrea Siri, project leader di Bcg, “soddisfare la prossima domanda di idrogeno non sarà semplice. I governi dovranno rendere i combustibili verdi economicamente competitivi con quelli tradizionali, applicando meccanismi a copertura del green premium. Occorrerà, inoltre, assicurarsi forniture sufficienti di energia elettrica rinnovabile”.

La sfida sarà particolarmente impegnativa a livello Ue. Se in Europa, sottolinea la società di consulenza, si deciderà di tagliare la dipendenza dal gas russo, entro il 2030 i Paesi Ue dovranno produrre complessivamente dieci milioni di tonnellate/anno di idrogeno verde e importarne altrettante.

E questo richiederà 100-125 GW di fotovoltaico e 80-100 GW di eolico in più, con un aumento del 30% della capacità installata da fonti rinnovabili, rispetto agli obiettivi fissati da Bruxelles prima della guerra in Ucraina.

Stime recenti del Politecnico di Milano indicano che, solo in Italia, serviranno 15 GW di elettrolizzatori e altri 70 GW di rinnovabili per produrre H2 verde in quantità sufficiente a decarbonizzare le industrie e i trasporti pesanti.

Bcg poi fa notare che solo il 20% della superficie terrestre è adatto a produrre energia solare a un costo inferiore ai 30 $ per MWh, competitivo quindi con i combustibili fossili. Il 75% di questa terra si trova in Sudamerica, Medioriente e Africa, che potrebbero diventare mega-hub per la produzione ed esportazione di idrogeno.

Insomma le sfide tecnologiche e di competitività economica sono di ampia portata, anche perché tutto questo idrogeno andrà trasportato verso i centri di consumo e ciò richiederà altri investimenti per potenziare le reti gas e per realizzare le infrastrutture mancanti.

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