Emissioni di CO2 e rischi climatici: Ford e GM sapevano già tutto 50 anni fa

Lo rivelano interviste e documenti in una nuova ricerca di Energy & Environment News.

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Si arricchisce il filone delle “industrie fossili che sapevano già”… sapevano, cioè, che le loro attività stavano minacciando il clima su scala globale.

Stavolta non sono i colossi petroliferi come Shell o ExxonMobil a essere finiti nel mirino del CIEL (Center for International Environmental Law), il centro internazionale con sede a Washington DC e Ginevra specializzato in ricerche legali e indagini su documenti storici.

Accusati di aver taciuto sugli effetti negativi dei combustibili fossili, e di aver rimandato la diffusione di tecnologie più efficienti e pulite (come i veicoli elettrici), sono due grossi nomi dell’industria automobilistica americana, Ford e General Motors.

Lo spiega lo stesso CIEL in una nota, che rimanda all’indagine giornalistica svolta da Maxine Joselow – un mix di interviste e ricerche documentali – pubblicata su Energy & Environment News.

L’indagine, afferma il presidente del CIEL, Carroll Muffett, dimostra che le case auto sapevano già decenni fa dei potenziali rischi per il clima derivanti dall’uso di combustibili fossili.

Si citano, in particolare, le osservazioni di uno scienziato che lavorava per la Ford, Gilbert Plass, che in un documento del 1956 affermava che utilizzare tutte le riserve note di carburanti fossili avrebbe determinato un incremento pari a 7 gradi centigradi delle temperature mondiali.

E in numerosi articoli, Plass precisava il legame tra la combustione di energie fossili e l’effetto-serra.

Anche General Motors, grazie alle ricerche dei suoi scienziati dai primi anni ’70, conosceva i potenziali effetti negativi dell’uso di idrocarburi: incremento delle emissioni di gas-serra con varie conseguenze sull’equilibrio climatico della Terra, come lo scioglimento di ghiacci dovuto al surriscaldamento.

Nella nota del Center for International Environmental Law si cita la testimonianza di un dirigente Ford davanti al Congresso Usa nel 1967, in cui affermava che l’industria stava già sviluppando la tecnologia dell’elettrico e sarebbe stata pronta a immettere le auto elettriche sul mercato entro un decennio.

Così commenta Muffett (traduzione nostra dall’inglese con neretti): “Come l’industria petrolifera, le principali case automobilistiche si sono rese conto presto che la CO2 emessa dai loro veicoli poneva potenziali rischi climatici su scala planetaria”.

Ford e GM, aggiunge Muffett, “hanno avuto sia l’opportunità sia la responsabilità di progettare auto in grado di ridurre le emissioni, e di avvertire l’opinione pubblica dei rischi che non potevano essere eliminati. Al contrario, hanno passato decenni a negare la scienza del clima e ostacolare l’azione per il clima”.

Ora sembra che tutti i costruttori auto stiano abbracciando l’elettrificazione, ma è chiaro che la conversione da benzina/gasolio a elettrico avrebbe potuto iniziare molto prima, se non si fosse perso tempo a mantenere lo status quo tecnologico basato sul petrolio.

Interessante ricordare come nel 2006 uscì un documentario dal titolo “Who killed the electric car? A lack of consumer confidence…or conspiracy?” (copertina nella foto) che raccontava come GM abbia deciso negli anni ’90 di togliere dal mercato il suo veicolo EV1, che dimostrava di essere piuttosto efficente, anche sotto la pressione della lobby petrolifera.

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