Edifici efficienti e recepimento direttiva EPBD: le proposte di Kyoto Club

Un documento riassume le misure più importanti che il governo italiano dovrebbe includere nell’ordinamento nazionale per trasporre correttamente le nuove norme Ue.

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Una grande opportunità per rinnovare gli edifici esistenti e avviare le riqualificazioni energetiche “profonde” di interi condomini, che non va sprecata annacquando i contenuti previsti dalle norme europee: questo, in sintesi, il commento di Kyoto Club sulla nuova direttiva per le prestazioni energetiche degli edifici EPBD (Energy Performance of Buildings Directive) che dovrebbe essere trasposta negli ordinamenti nazionali degli Stati membri entro marzo 2020 (il Governo italiano ha già predisposto una bozza di decreto).

L’obiettivo principale da raggiungere con il recepimento della direttiva, si legge in una nota del Kyoto Club (neretti nostri nelle citazioni) “deve essere quello di coibentare gli edifici esistenti e liberare il grande potenziale apportabile dall’automazione riuscendo a ottenere insieme risparmio, comfort abitativo e minor impatto ambientale”.

La direttiva EPBD punta anche verso la realizzazione dei cosiddetti edifici a energia quasi-zero (NZEB: Nearly Zero Energy Building) perfettamente coibentati e quindi in grado di consumare quantità minime di energia per i loro fabbisogni di riscaldamento e raffrescamento.

Così la prima proposta del Kyoto Club è definire una strategia a lungo termine per favorire la ristrutturazione degli edifici residenziali e non residenziali pubblici/privati, pianificando gli incentivi almeno fino al 2030; in quest’ottica, si legge nel documento, “l’ecobonus dovrebbe rientrare nella strategia nazionale per la decarbonizzazione e la trasformazione in NZEB dello stock immobiliare nazionale entro il 2050”.

Inoltre, chiarisce il Kyoto Club, “le detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica dovrebbero privilegiare gli interventi con migliore efficacia (ovvero quelli che consentono di risparmiare il maggior quantitativo di energia) ed efficienza (ovvero quelli che generano risparmio energetico a un costo inferiore) ed essere stabilizzate”.

Nel documento si propone di considerare in modo adeguato l’automazione degli edifici (BACS: Building Automation and Control System), cioè il pacchetto di tecnologie, applicazioni e software che permette di controllare e gestire in modo automatico e a distanza determinate funzioni, come i livelli di temperatura interna e illuminazione, allo scopo di ridurre ulteriormente i consumi energetici e migliorare il benessere delle persone.

Quindi si ritiene utile inserire nell’attestato di prestazione energetica (APE), almeno in prospettiva, l’indicazione della norma UNI EN15232-1 sui sistemi di automazione.

Più in dettaglio, la nota del Kyoto Club ricorda che la direttiva EPBD “dispone che gli edifici non residenziali (anche già esistenti) dotati di impianti di riscaldamento, condizionamento dell’aria, riscaldamento e ventilazione combinati e condizionamento dell’aria e ventilazione combinati con potenza nominale utile singolarmente superiore a 290 kW devono essere dotati di BACS (laddove tecnicamente ed economicamente fattibile) entro il 31 dicembre 2025”.

In particolare, secondo il Kyoto Club, “è indispensabile evitare eccezioni tecniche ed economiche che potrebbero impedire la diffusione dei BACS”. Di conseguenza, “i casi in cui non ci fosse fattibilità tecnico-economica devono essere chiaramente identificati e giustificati (l’interpretazione non deve essere lasciata ai proprietari o agli installatori)”.

Infine, il documento evidenzia la necessità di valorizzare il contributo delle fonti rinnovabili anche per incrementare l’autoconsumo energetico: si parla, ad esempio, di favorire la sostituzione delle caldaie convenzionali esistenti con tecnologie più efficienti, tra cui pompe di calore, micro-cogenerazione a gas naturale e geotermia a bassa entalpia, oltre a promuovere uno schema di incentivi per rottamare gli impianti termici incompatibili con le norme più recenti sulle emissioni inquinanti e prevedere l’installazione di adeguati punti di ricarica per i veicoli elettrici.

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