Dopo il Covid, picco del petrolio più vicino: per Rystad Energy sarà nel 2028

Le nuove stime: pandemia e diffusione dei veicoli elettrici fanno calare la domanda di oro nero.

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La pandemia del coronavirus e la transizione energetica (soprattutto la prevista crescita delle vendite di veicoli elettrici) hanno spinto Rystad Energy ad anticipare il momento in cui prevede  il “picco del petrolio”.

La domanda globale di greggio, spiega la società di consulenza, toccherà il suo massimo nel 2028 con 102 milioni di barili giornalieri, due anni prima della stima fatta da Rystad ante-Covid (picco a 106 milioni di barili giornalieri nel 2030).

La previsione, precisa Rystad, rientra nello scenario “Government Target”, che assume che i consumi petroliferi si svilupperanno in linea con le politiche dei governi volte a favorire la mobilità elettrica.

Il grafico sotto riassume questa previsione.

Intanto, prosegue la nota, il perdurare della pandemia farà declinare la domanda di oro nero nel 2020 a 89,3 milioni di barili giornalieri, una decina in meno in confronto al 2019, che si era chiuso con 99,6 milioni di barili consumati mediamente ogni giorno nel mondo.

Ricordiamo che l’Agenzia internazionale dell’energia (IEA) nell’Oil Market Report di ottobre ha confermato la sua stima sulla domanda di oro nero per l’intero 2020 e anche per il 2021 (si veda anche l’Oil Market Report di settembre): 91,7 milioni di barili/giorno quest’anno e 97,2 milioni di barili/giorno nel 2021, con un incremento di 5,5 mb quotidiani previsto per il prossimo anno. Da notare che entrambe le stime sono leggermente superiori a quelle di Rystad.

E nel World Energy Outlook 2020 la IEA sostiene che nel prossimo decennio la domanda di petrolio smetterà di crescere quindi, anche secondo la IEA, siamo sempre più vicini al picco di questo combustibile fossile.

Secondo Rystad, la domanda risalirà nel 2021-2022 con rispettivamente 94,8-98,4 milioni di barili quotidiani, sempre sotto i livelli registrati prima della pandemia, a causa degli impatti “strutturali” del Covid-19 sulle economie mondiali, come i minori spostamenti casa-lavoro dovuti allo smart working e la lenta ripresa dell’aviazione.

Di conseguenza, afferma Rystad, bisognerà aspettare il 2023 per tornare al centinaio di milioni di barili richiesti ogni giorno su scala globale.

In sostanza, precisa la società di consulenza, con la pandemia si sono persi almeno due anni – il 2020 e 2021 – di crescita della domanda petrolifera, che nelle stime ante-Covid sarebbe dovuta salire in media di circa un milione di barili quotidiani.

I trasporti, sostiene poi Rystad, che valgono il 60% della domanda petrolifera, contribuiranno in buona parte ad avvicinare il picco del petrolio, grazie alla crescente elettrificazione dei veicoli.

Già nel 2025, ricorda l’analisi, le auto elettriche e ibride plug-in dovrebbero conquistare il 14% delle vendite globali, per poi balzare all’80% delle nuove immatricolazioni nel 2050.

Per quanto riguarda la fase di post-picco del petrolio (post-peak phase) tra 2030 e 2050, Rystad ritiene che sarà caratterizzata da una diffusione accelerata dei veicoli elettrici – compresi autobus e camion – e dal crescente utilizzo di plastiche riciclate, tanto da prevedere un forte declino dei consumi petroliferi a circa 62 milioni di barili giornalieri per metà secolo.

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