Decreto Sostegni-ter, tutti contro la cessione unica dei crediti dei bonus edilizi

La piattaforma online per il Superbonus di Poste Italiane è diventata inattiva, mentre associazioni e operatori chiedono di correggere la norma. Le proposte.

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Continuano a piovere critiche sulla norma del decreto Sostegni ter (art. 28) che impone il blocco delle cessioni multiple dei crediti relativi ai bonus edilizi.

E si vedono i primi effetti di questo provvedimento: il servizio per cedere a Poste Italiane i crediti che riguardano lavori con Superbonus, Ecobonus, Bonus ristrutturazioni, da venerdì non è più utilizzabile e sembra dunque confermata la notizia, diffusa nei giorni scorsi non smentita, che Cassa Depositi e Prestiti e la controllata Poste – due tra i più importanti player in gioco – starebbero valutando di non effettuare più operazioni di cessione.

Il decreto Sostegni, infatti, prevede che si possa effettuare una sola cessione dei crediti di imposta connessi alle agevolazioni fiscali in edilizia, allo scopo di limitare le frodi, ma contro questa limitazione si è formato un fronte sempre più compatto di associazioni, operatori del settore e forze politiche, tanto che si sta discutendo di possibili correzioni con emendamenti in fase di conversione del decreto.

La cessione unica sta già restringendo il mercato dei crediti, come si è visto con la decisione di Poste Italiane di rendere inattiva la sua piattaforma.

Più in generale, il rischio è di frenare gli investimenti in edilizia, come sottolineato dallo stesso Servizio Bilancio del Senato, che nella sua analisi tecnica del decreto Sostegni-ter afferma che la cessione unica del credito potrebbe comportare maggiori oneri per la finanza pubblica a causa delle minori entrate Iva, Irpef-Ires e Irap (a loro volta dovute a un calo di nuovi progetti e cantieri).

Come correggere la situazione?

Secondo Assistal, l’art. 28 “sta provocando una paralisi del settore” perché, a eccezione dei grandi istituti di credito, “quelli minori hanno esaurito il loro plafond generando una notevole crisi di liquidità, cui si aggiungono il pericolo di migliaia di contenziosi, in quanto il decreto cambia le regole intervenendo sui contratti in essere […]”.

È quindi necessario, dichiara il presidente di Assistal, Angelo Carlini, “un intervento correttivo nel più breve tempo possibile” introducendo “misure più specifiche e mirate esclusivamente contro le pratiche fraudolente”, come “vietare la cessione del credito a persone fisiche, consentire una seconda cessione del credito se la stessa viene fatta ai soggetti autorizzati dall’art. 106 del Testo Unico Bancario, consentire cessioni multiple tra i soggetti autorizzati dall’art. 106 del Testo Unico Bancario e, infine, non rendere retroattiva l’applicazione delle nuove disposizioni”.

In tema di frodi e truffe, spiega Finco in una nota, quelle di cui si è avuta notizia finora “hanno coinvolto società e/o persone di evidente inaffidabilità“, tra cui società inattive da anni o appena costituite e quasi tutte senza dipendenti (le classiche “scatole vuote”), società intestate a prestanome, soggetti già coinvolti in altre truffe, persone fisiche nullatenenti destinatarie di cessioni multiple per milioni di euro.

Quindi l’Agenzia delle Entrate avrebbe potuto “attivare  delle procedure di controllo sulle banche dati di cui dispone da anni non solo inibendo a questo tipo di società la possibilità di operare sulla piattaforma di cessione dei crediti, ma anche inviando prima la Guardia di Finanza a siffatti soggetti, piuttosto che trovarsi nelle condizioni di dover ora rincorrere crediti volatilizzati”.

Tra le sue varie proposte, Finco raccomanda innanzitutto di modificare l’art. 28 del decreto Sostegni ter, per consentire ulteriori cessioni verso istituti di credito e altri soggetti vigilati dalla Banca d’Italia.

Si chiede anche di introdurre l’obbligo di adeguata attestazione Soa (certificazione obbligatoria per partecipare alle gare di appalti pubblici, ndr) per i lavori oltre alla soglia minima di 150.000 euro, rendere obbligatoria l’assicurazione del credito per società costituite a partire dal 2019, prorogare il termine del 16 marzo per le cessioni di tutte le tipologie di crediti e prolungare di almeno due mesi il Superbonus per le case unifamiliari, per le quali deve essere stato eseguito almeno il 30% dei lavori entro giugno, visto il blocco provocato prima dal decreto anti frodi e poi dall’art. 28 del decreto Sostegni ter.

Infine, il Coordinamento Free sostiene che la stretta sulle cessioni dei crediti “avrà effetti pesanti sul mercato delle riqualificazioni edilizie, mettendo a rischio gli obiettivi  energetico-ambientali, di mercato e occupazionali, degli impegni connessi al Pnrr e anche le entrate per lo Stato nei prossimi anni”.

L’associazione poi ricorda che la Banca d’Italia già lo scorso febbraio 2021 aveva evidenziato i possibili rischi di illeciti, “associandoli però sostanzialmente al fatto che i cessionari non fossero ‘puntualmente identificabili’, tanto che la Banca d’Italia chiedeva di prevedere controlli rafforzati e specifici da parte dell’Agenzia delle Entrate, non di limitare le cessioni”.

Si chiede quindi al Parlamento di modificare l’art. 28 del DL Sostegni ter in fase di conversione, “ripristinando immediatamente la possibilità di cessione multipla del credito per tutte le banche e i soggetti vigilati dalla Banca d’Italia”, considerando anche “la possibilità di ripristinare tale misura anche per altri soggetti privati che insistono sullo stesso cantiere, caratterizzati dal rispetto di requisiti specifici, come l’attestazione Soa o i requisiti di bilancio, idonei a superare un sistema di controlli anti frode rafforzato”.

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